di GIOVANNI BRUNO – Con l’Afghanistan si va consumando il finale di una fase storica fallimentare per l’Occidente euro-atlantico.
L’11 settembre 2001, poche settimane dopo il massacro del Genoa Social Forum, fummo colpiti violentemente dalle immagini delle Twin Towers colpite da due aerei di linea dirottati, mentre un terzo colpì il Pentagono e un quarto non raggiunse la Casa Bianca per la reazione dei passeggeri: vi furono in totale quasi tremila vittime. È la data che scolpisce l’inizio del XXI secolo, con gli Stati Uniti aggrediti per la prima volta sul proprio territorio che trascinarono tutto l’Occidente euro-atlantico in operazioni militari di cui oggi vediamo tutto il fallimento.
Da quella ferita e dallo sgomento per la propria vulnerabilità scaturì l’operazione Enduring Freedom contro l’Afghanistan dei taliban, accusati di proteggere il capo di Al Qaida (la più importante organizzazione terroristica di allora) Osama Bin Laden, che peraltro fu ucciso dieci anni dopo in Pakistan; non solo, si cercò di alimentare una sciagurata “guerra di civiltà” contro i musulmani, fu emanata una illiberale legislazione di emergenza (un esempio: i controlli negli aeroporti) mentre due anni dopo venne estesa improvvidamente la guerra all’Iraq di Saddam Hussein, additato come nuovo responsabile del terrorismo con prove inventate (indimenticabile la fake della fialetta mostrata da Colin Power al Consiglio Nazionale di Sicurezza dell’ONU); furono inoltre compiuti crimini di guerra dai “campioni della democrazia” (il campo di detenzione a Guantanamo e le prigioni di Abu Ghraib in Iraq, rivelati da Julian Assange che viene ancora perseguitato per aver svelato i metodi sadici e il sistema criminale dell’esercito statunitense).
Oggi si va consumando il finale di una fase storica decisamente fallimentare per l’Occidente euro-atlantico che, accodandosi acriticamente alle politiche sconsiderate degli USA, ha aggravato il caos internazionale e provocato una – forse irreversibile – crisi di credibilità del modello democratico-parlamentare e del sistema economico-sociale fondato sul mercato.
L’ipocrisia della “esportazione” del modello democratico e dei diritti civili manu militari ha mostrato tutti i limiti, in Iraq come Afghanistan: nell’uno con lo smembramento del paese in varie zone da cui è scaturita una nuova centrale del terrorismo mascherato da fondamentalista islamico (Daesh, o IS-Stato Islamico), nell’altro con l’inconsistenza di posticci governi fantoccio e l’appoggio a personaggi corrotti e invisi alla maggioranza della popolazione, che ha permesso la ripresa dei taliban non appena si è avviato il processo di ritiro militare dal Paese.
Tuttavia, con un’ennesima piroetta mortale, gli statunitensi tentano ora di trovare nei talebani un nuovo alleato contro l’ISIS per cercare di ridimensionare il ruolo dell’Iran, ma soprattutto per contenere le aspirazioni “imperiali” della Russia e quelle economico-commerciali della Cina.
D’altronde, alleati strategici dell’Occidente sono già regimi oscurantisti (contro le donne , contro i diritti civili e sociali, contro la tanto decantata democrazia in generale) come l’Arabia Saudita e le petro-monarchie del Golfo: di fronte agli affari, diritti e democrazia possono tranquillamente stare in stand-by.
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Giovanni Bruno è nato a Pisa nel 1961, dove insegna Filosofia e Storia al liceo scientifico Filippo Buonarroti. Laureato nel 1987 in Filosofia Morale con il prof. Barale e il prof. Amoroso. Ha pubblicato la raccolta di racconti “L’incognita passione” e “Filosofia per contemporanei. Dieci lezioni propedeutiche” (2018). Attivista nei movimenti sulla scuola, per la difesa dei diritti umani, contro la guerra, fa parte del sindacato Cobas ed è dirigente toscano di Rifondazione Comunista. La musica rock è la sua passione incurabile, è membro di uno dei più longevi gruppi sulla scena neo-psichedelica pisana The Strange Flowers. Con Flaviana Sortino, compagna di vita, ha avuto due figli: Luciano ed Emiliano.