A Verona Cecilia Gasdia conta più del sindaco

di GIOVANNI VILLANI – La nomina del sovrintendente Cecilia Gasdia contro il parare del sindaco Damiano Tommasi mette in crisi la Fondazione.

Il fattaccio artistico/politico accaduto a Verona è ormai su tutte le cronache nazionali perché riguarda l’Arena di Verona, il teatro lirico all’aperto più grande al mondo. Alla sua guida, come sovrintendente e direttore artistico per i prossimi cinque anni, ci sarà ancora l’ex soprano Cecilia Gasdia, contro il parere del sindaco Damiano Tommasi, presidente della stessa fondazione.

La sua riconferma, con 4 voti contro 3, ha messo così in minoranza, in seno al consiglio di indirizzo della fondazione, lo stesso sindaco presidente, creando una vera spaccatura che potrebbe pesare sui futuri rapporti tra amministrazione e governo romano. Una situazione quasi irreale, mai verificatasi in precedenza fra le mura scaligere, conclusasi con una trattativa finale durata quasi 12 ore e nel peggior modo possibile.

La reazione di Tommasi comunque non si è fatta attendere e sa anche di preoccupazione per il futuro della città, perché il sindaco a suo tempo aveva ventilato pure la possibilità di farsi da parte lasciando disponibile la poltrona di presidente.
“Una fondazione come la nostra – ha spiegato – deve essere gestita da un sovrintendente di capacità manageriali. Gasdia era stata nominata direttore artistico e per un cavillo è diventata anche sovrintendente. La nostra proposta voleva alzare lo sguardo oltre le mura di Verona, puntare ad un ruolo internazionale ancora più marcato e dare maggiore respiro a questo ente. È stata un’occasione sprecata – ha proseguito Tommasi. Fino all’ultimo ho cercato di arrivare invano ad una convergenza. A preoccuparmi è la posizione presa con la tessera del partito in tasca, presente o futura, che poco a che vedere con la programmazione della fondazione lirica. Abbiamo sicuramente orizzonti temporali diversi: il nostro è a lungo termine. Mi ha stupito il ministero, che deve avere un ruolo di vigilanza sulla fondazione, come abbia dato indicazioni sul nome e mi dispiace che il voler piantare una bandierina partitica si sia tradotto in un voto espresso secondo indicazioni lontane da Verona; un consigliere di indirizzo aveva in tasca il nome ancora prima di ascoltare le relazioni dei candidati” (il riferimento andava a Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio).

“Questa struttura così come è oggi – ha continuato il sindaco – non è adeguata alle sfide dell’Arena. Abbiamo un monumento, abbiamo le prossime Olimpiadi del 2026, i lavori di adeguamento per l’accessibilità che impatteranno sulle prossime stagioni 2024 e 2025, abbiamo il centenario del festival. La mia e la nostra preoccupazione è che non stiamo presentando la squadra migliore. Ho sentito in questi giorni parlare di alleanza e mediazione; ho capito che in dialetto veronese alleanza si traduce in “carega” (seggio). Personalmente faccio fatica a pensare che si traduca così: è una delle difficoltà che mi sono trovato ad affrontare in questi mesi, non solo per Fondazione Arena. Le alleanze si costruiscono su qualità, pianificazione, sull’idea di città che vorremmo. Pensare di contare i voti in Consiglio di indirizzo vuol dire non avere contezza di quale è lo scopo di Fondazione. Si è parlato tanto di bilanci e non di spettatori, di qualità, di promozione. Rimangono le mie perplessità sulla visione di questa fondazione e ne prendiamo atto. Da questa situazione usciamo ancora più convinti che c’è una strada diversa da percorrere rispetto alle scelte importanti che riguardano la città”.

Qualche consigliere comunale ha riferito inoltre che “la candidata Gasdia non ha presentato un progetto di valorizzazione della Fondazione, il che spiegherebbe quanto si sentisse le spalle coperte e che la partita si era già giocata, nonostante la nostra volontà di arrivare ad una convergenza”. “Siamo molto preoccupati – Pietro Trincanato del gruppo Traguardi – per una questione locale e per una dimensione nazionale. La città, l’estate scorsa, ha chiesto una discontinuità col passato. Il sindaco ha lavorato aderendo a questo mandato, ma la risposta di un gruppo di potere autoreferenziale è stato un secco no”.

Come si vede le polemiche non mancano, anche dure se molto accese. Da qualche parte si è però osservato che il sindaco abbia perso troppo tempo per riunire il consiglio di indirizzo (Cattolica Assicurazioni ha tardato a nominare il suo rappresentante), il che avrebbe compromesso i tempi a disposizione per la programmazione della Fondazione. Quindi il nome di Gasdia rappresentava un scelta di continuità, quasi d’obbligo.

“La discontinuità richiesta – le osservazioni erano quelle di Alessia Rotta del Partito democratico – veniva però da ragioni precise, come le 150 cause in essere da parte dei lavoratori, il bilancio che non è stato risanato grazie all’attuale sovrintendente, ma alle risorse extra, date dai governi precedenti e ancora alla qualità artistica e l’internazionalizzazione. La città paga un conto elettorale che non deve pagare”.

Non unitarie le risposte provenienti dalla destra politica, dove il segretario provinciale della Lega Nicolò Zavarise ha puntualizzato così quanto accaduto all’interno della Fondazione: “Sicuramente questa situazione è stata imbarazzante per tutto il sistema Verona. Da un lato si certifica la profonda inesperienza sia politica sia amministrativa del sindaco che ha rischiato di paralizzare Fondazione Arena, dall’altra un atteggiamento da parte degli altri soci che ci è sembrato quello di arroccarsi sulla difesa di una posizione. Comunque ora l’auspicio è che adesso non si crei una situazione di conflitto che vada a mettere a rischio il buon funzionamento dell’Arena e soprattutto delle stagioni liriche”. Ma Zavarise non ha mancato di sollevare qualche dubbio sulla nomina di Federico Pupo come rappresentante della Regione Veneto: “un professionista indicato dal governatore Zaia in persona, che però non risulta essere esponente della Lega. La segreteria provinciale veronese non ha potuto fare altro che osservare questa situazione anche con una certa nota di imbarazzo”.

Polemico più degli altri, Alessandro Gennari della Lega, ex candidato sindaco, che sul proprio sito Facebook ha commentato: “Trasformare un Consiglio di indirizzo in una tribuna politica. Ecco cosa è avvenuto nell’ultima settimana. Ad impressionare sono le dinamiche di questo muro contro muro che non ha tenuto conto delle sfide a cui Verona dovrà far fronte Quanto è avvenuto nelle stanze della Fondazione appare incredibile. In primis come la Regione dell’Autonomia differenziata non abbia tenuto conto della rappresentanza veronese in questa partita importantissima, inserendo in cdi un uomo di fiducia del governatore, col chiaro intento di assecondare le volontà romane di Fratelli d’Italia: primo mistero. Il secondo mistero è il presidente della Camera di Commercio: una carica che dovrebbe fare gli interessi economici e finanziari dei veronesi. Invece, Quello che contesto non è Gasdia si, Gasdia no, bensì il metodo per giustificare una votazione in cdi che ha molto di politico e molto poco di merito”.