di ALESSIA RICCI – Chi o che cosa apprezziamo di più nella nostra vita? Raramente ci poniamo questa domanda. Un interrogativo con risposta apparentemente scontata, che scordiamo di farci perché passiamo troppo tempo a desiderare di essere altrove, a voler fare qualcos’altro, persino a essere con qualcun altro che non percepiamo cosa ci accade nel presente.
Nei giorni nostri c’è tanto cui pensare: lavoro, famiglia, sogni, problemi, paure, preoccupazioni etc. Dimentichiamo quindi di prenderci una pausa che ogni tanto consentirebbe di apprezzare realmente quanto sia preziosa la vita umana e quanto di quello che diamo per scontato è un “presente”. Siamo costantemente focalizzati su cosa non sta andando come vorremmo, che la nostra mente oscilla, come su un’altalena in continuo movimento, tra pensieri che inseguono il futuro, obiettivi da raggiungere o problemi da risolvere, e pensieri che volgono indietro verso il passato, come doveri o aspettative cui siamo venuti meno. Ancora e ancora di nuovo che, ormai abituati, finiamo per percepire questo infelice oscillare come normalità. Un eterno e inutile spreco di energie.
Troppo presi dalla nostra “normale” e abituale routine, dimentichiamo che una mente che soffre mantiene sempre il potenziale per essere felice e distesa. Perdiamo di vista i valori come l’accoglienza, la gentilezza e la riconoscenza verso noi stessi e verso la vita. Quando iniziamo a essere consapevoli del valore e del significato di essere veramente vivi, possiamo solo allora sentirci grati anche solo per un momento, alleviare la tensione e diminuire il malessere.
La gratitudine e l’accoglienza sono abitudini che se coltivate, permettono di restituire valore a quello che abbiamo. Sono le fondamenta che reggono una vita serena e si costruiscono introducendo momenti di silenzio e immobilità durante la giornata.
Fermarsi e ac-cogliere il momento, iniziare a essere più presenti, sono opportunità quotidiane per attingere a quel sentimento di apprezzamento dimenticato. Dovremmo iniziare con una mente pensante, attenta a quello accade e riflettere su di noi e su ciò che sta funzionando: possono essere i momenti che ci circondano tutti i giorni, può essere la nostra salute, l’ambiente in cui viviamo o le persone a noi care. Sono tanti i modi per individuare gli aspetti della nostra vita che meritano gratitudine. Il problema si presenta quando percepiamo troppa distanza tra quello che abbiamo realmente e quello che vorremmo come ideale. Più è ampia la distanza, più si genera malessere. La nostra attenzione si focalizza su ciò che riteniamo problematico, su ciò che manca, distruggendo anche quello che funziona, sminuendolo e considerandolo scontato. Questo processo fa si che percepiamo ancora più distanza dal nostro ideale di vita, aumentando, quindi, il nostro malessere. Questo porta a smarrirci e allontanarci dalla strada per la nostra serenità. Essere grati non significa accontentarsi o forzarsi a essere felici in ogni circostanza ma significa agire: iniziare a avere padronanza del nostro flusso di pensieri e non rimanere più in balia di essi. Ripartire da quello che abbiamo, dalle piccole cose che hanno le sembianze del nulla ma rappresentano il tutto e che se realmente apprezzate, danno forza e coraggio e permettono di iniziare a colmare quella distanza che forse, come obiettivo, così distante non è.
Alessia Ricci è laureata in Psicologica Cognitiva Applicata all’Università di Bologna e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale presso la Scuola Cognitiva di Firenze. Consigliere dell’Ordine degli Psicologi e membro del Comitato direttivo e scientifico della Fondazione dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.