Agrivoltaico: una deregolamentazione rischiosa

di ALBERTA TICCIATI sindaco di Campiglia Marittima – Tante incertezze e domande alle quali occorre dare risposte, i rischi esistenti.


di ALBERTA TICCIATI

Finalmente è stato aperto un dibattito, certo complicato, ma doveroso sull’agrivoltaico che segnala, tra le altre cose, molta incertezza e tante domande a cui diventa necessario dare risposte.

La normativa nazionale recentemente varata, semplifica molto l’iter autorizzativo di questi interventi e contiene gli indirizzi da attuare, bypassando tutta le normative regionali, compresa quella che la Regione Toscana aveva licenziato negli anni ‘10 ponendo vincoli e condizionamenti all’utilizzo dei terreni per l’apposizione di impianti fotovoltaici.

Il risultato di oggi è che non vi è più una chiara individuazione delle aree in cui non è possibile realizzare questi impianti che quindi possono essere previsti ovunque vi siano le condizioni tecniche sufficienti, indipendentemente dalla vocazione delle aree, dalle denominazioni di qualità e dalle condizioni dei terreni stessi.

Questa totale deregolamentazione, soprattutto in realtà come le nostre, rischia di togliere porzioni importanti di territorio alle loro naturali vocazioni agricole, turistiche, agrituristiche, rischiando di condizionare per sempre, non soltanto quelle specifiche aree, ma tutto il comparto agricolo e agrituristico del territorio, intervenendo negativamente sia su un piano economico, sia su un piano sociale e culturale, oltre che paesaggistico ed ambientale.

Un rischio da non sottovalutare, destinato a condizionare il volto della Val di Cornia e più in generale delle nostre colline e pianure toscane.

Sia ben chiaro non possono essere demonizzate le singole aziende agricole che valutano come potenzialmente attrattiva l’opportunità di realizzare tali impianti, soprattutto su terreni fino a quel momento coltivati senza grandi marginalità, come purtroppo spesso accade per il mercato dell’orticolo e dell’ortofrutta. Così come non è biasimabile la denuncia delle grandi difficoltà che tante aziende agricole lanciano da tempo di interfacciarsi con la GDO che spesso strozza e mette in discussione la sostenibilità economica delle aziende stesse.

Abbiamo approvato nello scorso Consiglio Comunale un ordine del giorno chiaro che rivendica la volontà e l’impegno di questa Amministrazione ad andare verso una transizione ecologica seria, corposa e ragionata che però non lasci indietro nessuno, che non sacrifichi leve economiche portanti come quella agricola e quella turistica, che non si esplichi a danno del valore ambientale e paesaggistico, per noi non soltanto elemento etico e morale, ma anche economico e sociale.

Siamo talmente convinti della direzione intrapresa dal nostro Paese che siamo in procinto di licenziare il piano di transizione ecologica comunale che mette insieme investimenti per la produzione di energie rinnovabili sugli edifici pubblici, la realizzazione di parcheggi coperti con pannelli fotovoltaici, l’investimento di impianti a terra in porzioni di terreno inutilizzato per l’ingressione del cuneo salino, piuttosto che rischio idraulico molto elevato, piuttosto che casse di espansione o invasi, l’investimento in mobilità individuale e collettiva elettrica, in grado di collegare i punti nevralgici del Comune, il tutto a fronte di un’analisi puntuale dei consumi effettivi e delle possibilità di efficientamento degli stessi, con l’ambizione ultima di realizzare una o più comunità energetica per condividere i benefici di questi interventi con aziende e cittadini del nostro Comune.

Abbiamo avviato su questi temi un confronto serrato con le associazioni di categoria, con le associazioni a vario titolo interessate e coinvolte nei settori dell’agricoltura e del turismo, con le cooperative presenti sul territorio, con le singole aziende, abbiamo chiesto, e continueremo a farlo, alla Regione Toscana, attenzione a questo tema e strumenti per poterlo gestire e governare e allo stesso tempo nuovi strumenti e modalità per supportare l’attività agricola a partire da quella più fragile, con minori marginalità, ma di grande importanza sociale e pubblica quale ad esempio l’ortofrutta.

A tal proposito suggeriremo l’apertura di un vero e proprio tavolo di lavoro Regionale volto a superare tali criticità. Questi aspetti sono entrambi facce della stessa medaglia e come tali devono procedere parallelamente.

Ribadiamo quindi la necessità di lavorare tutti insieme per governare la necessaria transizione che il nostro Paese deve compiere, chiedendo però che lo si faccia cercando di cogliere a pieno le enormi potenzialità, sottraendosi dal pericolo di subire questo enorme processo di necessario cambiamento, a scapito di ciò che invece va non soltanto salvaguardato ma aiutato ad evolvere e sviluppare.

(foto: https://www.facebook.com/albertaticciatisindaco/photos)