di DELFO MENICUCCI – Ti auguro di provare un po’ di vergogna questa sera prima di addormentarti, dopo la risposta data a Silvia Noferi.
Al Presidente della Regione Toscana, nonché delegato alla Cultura Eugenio Giani, in merito alla sua risposta all’interrogazioni della consigliera Silvia Noferi relative alla Fondazione Festival Pucciniano di Torre Del Lago.
Caro Eugenio,
Quando il Sacerdote mi ha chiesto se volevo prendere come legittima sposa la allora “qui presente” ecc. ecc., io non ho risposto presentando la mia dichiarazione dei redditi. Non mi hanno dato scelta: o sì o no. Tertium non datur.
Se tu non rispondi alle domande come le domande chiedono, Eugenio, allora vuol dire che nascondi qualcosa e questo lo capisci bene perché lo capirebbe anche un bimbetto trovato col dito nella nutella. Con la differenza che il bimbetto – come vedi siamo entrambi toscani – sa che non può dare risposte inappropriate per non dare l’impressione di prendere per il bavero chi lo sorprende sul fatto. E tu come ti permetti di prendere per il bavero la musica e i soldi pubblici che gestisci? Ma per chi m’hai preso?!
Io non faccio catastrofismi sulle condizioni della politica nel nostro Paese e nemmeno considerazioni qualunquistiche sulle situazioni legate alla giustizia ed a tutte le ricadute della incertezza della pena che tanto danno apportano ai cittadini italiani: quelli che si guadagnano il pane col lavoro e pagano le tasse anche per quei delinquenti evasori che restano a piede libero. Non mi metto a discutere con te degli sprechi, dei partiti, delle precedenze ai vaccini e quant’altro, ma tu ti rovini la vita a trovare giustificazioni, Eugenio, quando invece c’è un modo semplicissimo per non esporsi alle critiche: fare le cose per bene. Quindi, da parte mia puoi stare tranquillo perché sono uno di quelli che ritiene atto meschino sparare sulla Croce Rossa.
Ti scrivo, allora, non per augurarti di trovarti nelle stesse condizioni nelle quali tu lasci noi cittadini e musicisti. Ti auguro anzi ogni bene, cittadino Eugenio, e ti auguro anche di provare un po’ di vergogna stasera, quando parlerai al tuo cuscino prima di addormentarti. La vergogna fa bene, sai Eugenio? Credimi. Ci fa migliori. Potrebbe anche farci dire apertamente: “Ho sbagliato!”.
Per conto mio, ritieniti già perdonato delle corbellerie che hai risposto alla consigliera Silvia Noferi e tramite lei ai cittadini toscani. Come diceva Giovanni XXIII: “Si condanni il peccato ma non il peccatore”. Cerca, quindi, almeno il perdono della tua coscienza, perché Giacomo Puccini credo che non ti dia il suo perdono. Allo stesso tempo però, qualcuno aggiunge: “Non ho nessuna difficoltà a perdonarti, ma la fiducia te la sei giocata” (e questo è il mio caso).
Cambia mestiere, Eugenio, non sei votato a gestire i soldi pubblici e nemmeno a rispettare i cittadini. Tu sei uno degli esempi più degni di quella che chiamano impropriamente Democrazia, quando invece dovrebbe chiamarsi fasullocrazia, ovvero: tutto quello che serve per non turbare il malcostume putrescente del sistema.
Delfo Menicucci – musicista, docente al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano
Delfo Menicucci è nato a Lucca, dove si è diplomato con il massimo dei voti all’Istituto Musicale Luigi Boccherini, inizia giovanissimo a cantare vincendo concorsi internazionali che lo condurranno ad eseguire 62 ruoli operistici e oltre 200 programmi di concerto in tutta Europa, in otto lingue straniere. Tra i suoi maestri di canto, Leyla Gencer, Giuseppe Di Stefano, Franco Corelli e Rina del Monaco, contemporaneamente studia composizione e direzione d’orchestra. Innumerevoli i Masterclass in tutto il mondo (America, Est Europa, Cina, Giappone). E’ titolare della cattedra di Canto al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano dal 1995, e in Cina è guest professor alla Normal University di Haikou e alla Uazhong University di Wuhan, visiting professor al conservatorio ShenYang.