Beatrice Venezi e l’indipendenza dell’arte

di EDOARDO CAPPELLI – L’arte, sia essa musica, teatro, letteratura, è indipendente dalle convinzioni sociali delle persone.

Beatrice Venezi è un “direttore d’orchestra” (non direttrice, lei vuole farsi definire così, al maschile), una donna, toscana tra l’altro (è nata a Lucca) che sa svolgere egregiamente il proprio lavoro e che per ciò è stata insignita di numerosi premi e riconoscimenti, oltre ad aver scritto diversi libri sulla propria passione.

Ma, prima di ogni altra cosa, Beatrice Venezi è un’artista che ha saputo nobilitare l’arte della musica ed è stata capace, nel proprio campo, di tenere alto il nome dell’Italia all’estero. E, inoltre, a 33 anni è uno dei direttori d’orchestra più giovani al mondo.

Se non bastasse, per capire di chi stiamo parlando, basterebbe dare un’occhiata al suo repertorio, dove sono presenti direzioni di opere di giganti della storia della musica come la “Madama Butterfly” di Puccini, “La Sonnambula” di Bellini, “La sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore, K 543” e “Le nozze di Figaro” di Mozart. Ha inoltre lavorato assieme ad Andrea Bocelli in occasione del Giubileo di platino della regina Elisabetta a Buckingham Palace, dove ha diretto il “Nessun dorma”, tratto dall’opera “Turandot” sempre di Puccini.

Secondariamente si può aggiungere che Beatrice Venezi è una donna di destra, cresciuta in una famiglia di destra e con valori di destra, tutte cose che non inficiano né influenzano in alcun modo il proprio lavoro.

Il padre era dirigente dell’organizzazione neofascista “Forza Nuova” e la Venezi, per questo, ha già subito diverse ripercussioni durante gli anni in cui frequentava il liceo artistico ma, se le colpe dei padri – se così le vogliamo chiamare – non devono ricadere sui figli, ciò deve valere a maggior ragione anche per lei, in quanto personalità di spicco e sotto i riflettori.

Le sue posizioni conservatrici sono note e, d’altro canto, lei non ha mai fatto niente per nasconderle: pur avendo rifiutato di concorrere per Fratelli d’Italia alle elezioni del 25 settembre perché non interessata, ha ammesso in passato, in una critica all’ex senatrice del PD Cirinnà, di essere nata con i valori di “Dio, Patria e Famiglia”, riconoscersi in essi e di volerli difendere.

Ha partecipato al convegno “Atreju” di Fratelli d’Italia ed ha affiancato Amadeus nella conduzione di una serata del “Festiva di Sanremo”. Di recente, poi, la Venezi è stata nominata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano consigliere per la Musica: nell’ambito di tale incarico dovrà collaborare con la Direzione generale dello spettacolo ed con i vari uffici del ministro.

Nonostante questi riconoscimenti ed una carriera che parla per lei, alcuni giorni fa 12 associazioni e comitati antifascisti di Nizza hanno chiesto al sindaco della città, il macroniano Christian Estrosi, di annullare l’evento per il quale la Venezi è stata invitata, la direzione dell’Orchestra filarmonica in occasione del balletto di Natale ed il Concerto di Capodanno perché giudicavano il direttore d’orchestra “una neofascista”.

Beatrice Venezi, come detto, non ha mai nascosto le proprie idee ma non ha mai fatto niente per propagandarle. Si è sempre attenuta a svolgere con diligenza e brillantezza il proprio lavoro perché l’arte, sia essa musica, teatro, letteratura, figurativa o astratta è indipendente dalla politica, dai valori personali e dalle convenzioni sociali delle persone.

Purtroppo da tempo, da quando i social hanno reso tutto pubblico, fruibile e disponibile, la sfera privata e quella pubblica-professionale delle persone, essi hanno finito con il mescolarsi ed il fondersi, rendendo sempre più difficile scindere l’artista o l’autore dall’opera. Di conseguenza, molti autori ed intellettuali sono stati messi “all’indice” dalle parti politiche avverse e le loro opere, bistrattate.

E così J.R.R.Tolkien diventa un “conservatore fascista”(anche se questa idea esisteva già da tempo), J.K.Rowling una “omofoba reazionaria”, Antonio Scurati un “rosso storicamente inattendibile” e Roberto Saviano un “radical chic con il Rolex”.

Per non parlare della cultura woke americana che è arrivata a criticare le opere del poeta greco Omero, considerato “razzista”; o anche Shakespeare, che negli anni ha subito diverse critiche di “antisemitismo”, senza tenere in considerazione il contesto storico in cui certe cose sono state scritte.

Dall’altro lato va criticato ed ostracizzato ogni tentativo di politicizzare pensatori del passato, generando degli stantii anacronismi, come quando proprio il ministro Sangiuliano ha definito Dante Alighieri “il padre della destra italiana”.

Nel mondo di oggi, in cui tutto è pubblico, è naturale che anche e soprattutto persone che si considerano intellettuali e di cultura, possano mostrare dei punti di debolezza o di contrasto rispetto alle nostre idee e ai nostri valori, ma non per questo vanno demonizzate.

Beatrice Venezi ha tutto il diritto di dirigere l’orchestra di Nizza e questo perché è una grande artista, ciò che fa in cabina elettorale non è interesse della società. Se ne facciano una ragione le associazioni antifasciste di Nizza, poi sarà il pubblico a decidere se andare ad assistere allo spettacolo o no.

Tra l’altro il governo Meloni, al di là di come lo si giudichi, è attualmente ben lontano da nostalgie fasciste, ha proseguito il lavoro di Draghi nel mantenere l’Italia un saldo baluardo dell’alleanza atlantica ed in Europa sta portando avanti politiche ben lontane dall’euro-scetticismo populista.

I francesi, anziché dare lezioni a noi sull’antifascismo, se iniziassero invece ad adottare politiche di integrazione migliori e si guardassero dall’ultra-destra del Rassemblement National della populista Marine Le Pen, che hanno in casa propria, forse eviterebbero i torbidi delle ultime settimane.

(foto: sfondo – licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/763907)