Una giornata particolare per gli alunni della V elementare che hanno ascoltato il racconto di Edi Bueno, livornese classe 1930, sfuggita insieme al fratellino Sirio, ai campi di concentramento.
“Mi promettete che quando incontrerete una bambina o un bambino ebreo non li scanserete ma penserete a me?”, la richiesta di Bueno ai ragazzi della quinta elementare. “Purtroppo capita ancora oggi – ha sottolineato Bueno – di venire messi da parte e trattati male. Basti pensare agli eventi che si sentono in giro per l’Italia”. “La signora vi ha raccontato un pezzo di vita vissuta, reale e questa è una cosa importante – ha sottolineato la consigliera comunale Manuela Pacchini – per evitare che tragedie del genere si ripetano. Purtroppo dalla storia non s’impara però sentire una testimonianza diretta di quanto accaduto in quegli anni è molto più forte rispetto a leggere la storia sui libri”. Nell’autunno del 1943 la famiglia di Edi Bueno fugge da Livorno e trova rifugio in una casa nel Comune di Santa Caterina a Marlia ma, il 5 dicembre dello stesso anno, gli ebrei presenti in paese vengono radunati in un edificio. Su cenno del padre, Edi tenendo per mano il fratellino si nasconde in una stanzina rimanendovi a lungo. Anche il padre riuscì a nascondersi mentre sua madre Dina e l’altro fratello Dino furono condotti nel campo di concentramento di Auschwitz, insieme con il nonno Davide, la zia Silla, gli zii Renzo Sirio ed Oreste e i cugini Mario e Reno. Quando dall’interno della stanza non sentirono più alcun rumore, uscirono togliendosi le scarpe si buttarono scalzi nei campi. “Hai ancora le ferite sotto i piedi”, chiede un alunno mentre un suo compagno si dice certo che non solo i nazisti hanno sbagliato a fare quello che hanno fatto ma tutti gli altri a dargli supporto e appoggio. “Un incontro educativo e fortemente toccante quello di questa mattina – commenta il Sindaco di Bibbona, Massimo Fedeli – e mi auguro che i ragazzi abbiamo tratto una lezione importante, che difficilmente si può trarre studiando sui libri. Le testimonianze sono importanti per ricordare, tutti i giorni, gli orrori del passato”. “Ci tengo a ringraziare la ‘nonna Edi’, come ama farsi chiamare – ha concluso la consigliera Pacchini – per averci fatto emozionare con i racconti della sua infanzia e Stefano Venturini, padre di un’alunna della quinta elementare e parente della signora Bueno che ha organizzato l’incontro di questa mattina”. (foto: Ufficio stampa Comune di Bibbona)
