A sei anni dalla morte, il libro raccoglie i reportage nelle terre ultime del mondo e le inchieste sui problemi più scottanti in Italia.
“Fate ogni giorno qualcosa che vi spaventi” è una frase di Kurt Vonnegut molto amata da Luca Rastello, che fa da sfondo a tutta la sua produzione giornalistica e anche letteraria, qui raccolta attraverso una selezione di articoli e reportage. “Uno sguardo tagliente” è un aneddoto contro il proliferare odierno di finti esperti e teorici del nulla: ci porta dentro i problemi e propone un racconto che va in profondità e che richiede uno sforzo di adesione, o magari di contrapposizione, da parte del lettore.
Leggere Rastello è sempre un’operazione che richiede una risposta alla domanda: da che parte stai? L’autore si preoccupa di trovare – scrive Morbello nella prefazione – “il punto di massimo attrito” quando affronta le questioni del suo tempo, dritto al punto per scoperchiare le ferite del mondo e, magari, versarci sopra un po’ di sale, senza che mai il giudizio faccia velo sulla presa della realtà.
Le testimonianze seguono la personale linea dei suoi interessi: la letteratura in generale e quella ceca in particolare, la caduta del Muro di Berlino, il narcotraffico e le questioni legate al consumo di droga, la guerra nella ex Jugoslavia, i reportage di viaggio con una predilezione per il Sudamerica e per l’Asia centrale, la trasformazione della sua città, Torino, dopo l’effimero rilancio delle Olimpiadi invernali, come emblema di quella di un paese intero, i migranti, il Tav e il modello di sviluppo che porta con sé, i movimenti anarchici.
E poi una galleria di persone che hanno attirato l’attenzione di Luca, sempre «irregolari» ed eccentriche rispetto ai protagonisti dei racconti mainstream. Il suo è sempre un situarsi dalla parte più complicata, non per assumere una postura data a priori, ma perché i fatti e le persone di per sé sono solcati da luci e tenebre, e perché è “impossibile mettersi in regola con l’ordine del mondo”: eppure ciò non vuol dire rinunciare ad avere uno sguardo ironico e divertito sulle cose, come quello che Rastello ha mantenuto anche nella malattia.
“Luca era pura energia vitale”
Leggi il ricordo di Lorenzo Fazio pubblicato su Il libraio il 7 luglio 2015
Luca Rastello – Biografia
Luca Rastello (Torino 1961-2015) ha lavorato e viaggiato nei Balcani, nell’America del Sud, nei posti più sperduti dell’Asia centrale, nel Caucaso. Ha assistito alla guerra nell’ex Jugoslavia e ha salvato centinaia di persone aiutandole a fuggire e a ricollocarsi in Italia. Ha lavorato per il Gruppo Abele e ha diretto «Narcomafie».
Ha raccontato il teatro della guerra nei Balcani degli anni Novanta in La guerra in casa (Einaudi 1998), gli anni Settanta e il rapporto con il padre in Piove all’insù (Bollati Boringhieri 2006), il mondo del narcotraffico in Io sono il mercato (Chiarelettere 2009), il dramma dell’emigrazione in La frontiera addosso (Laterza 2010), i temi legati al Tav in Binario morto (Chiarelettere 2012, con Andrea De Benedetti), i guasti del terzo settore nel romanzo I buoni (Chiarelettere 2014).
La vita, l’impegno civile e le opere di Rastello sono state raccontate, a due anni dalla scomparsa, nel documentario Un passo più in là, andato in onda su Rai Storia. Sono passati sei anni da quando Rastello non c’è più per un tumore che ha voluto affrontare senza iperboli e neppure senza minimizzare nulla e senza, soprattutto, che la malattia si divorasse, oltre che i suoi organi, anche la sua identità. Niente articoli, niente autobiografie del “malato terminale”, se non il divertentissimo Blog di un malato riottoso, materiale grezzo per un romanzo incompiuto e che è stato pubblicato nelle pagine di Dopodomani non ci sarà (Chiarelettere 2018).
(foto: tratta dall’articolo linkato de Il libraio.,it)