Eccoci a un altro appuntamento con la rubrica “Cinema Tips”, l’ultima del mese di Settembre. In verità questa volta la potremmo chiamare “TV Tips” in quanto ho deciso temporaneamente di cambiare rotta e di parlarvi di una miniserie andata in onda nei mesi scorsi e che ha riscosso uno straordinario successo. Sto parlando di “Chernobyl”, la miniserie che, a distanza di 30 anni, ha riproposto alle nostre memorie il disastro nucleare avvenuto ini Ucraina, allora Unione Sovietica, il 26 Aprile 1986 a Prypjat.
La serie è divisa in 5 episodi, ciascuno della durata circa di 1 ora. Messi tutti insieme, potremmo considerarlo come un lungometraggio di circa 5 ore (non vi sorprendete, esistono film anche più lunghi). La sceneggiatura si basa sui resoconti raccolti dalla scrittrice Premio Nobel Svetlana Alexievich che, infatti, permettono di dare alle immagini uno straordinario potere realistico. Può sembrare banale riferendoci a un avvenimento storico di cui tutt’ora ne stiamo subendo le conseguenze, ma a livello visivo ed emotivo non è così facile trasportare tale potenza in una ripresa destinata alla fruizione televisiva.
Per quanto la storia parta dal disastro nucleare, le riflessioni sono da concentrare soprattutto su due fattori: lo scontro tra la scienza, consapevole dell’enorme pericolo che si è venuto a creare e di come questo fosse evitabile con i mezzi adeguati, e la politica in quel contesto storico, colma di lentezza burocrata che prendeva decisioni in maniera sciagurata senza pensare alle conseguenze né a tenere realmente conto delle conoscenze degli scienziati. Il secondo aspetto, invece, è sempre legato alla questione politica ma riguarda la popolazione civile: la leggerezza con cui le persone sono state informate di come la vicina presenza di una centrale nucleare fosse potenzialmente mortale, ritenendo le radiazioni un qualcosa di leggero e non di estremamente mortale.
Questa scelleratezza della politica è, purtroppo, un orribile male umano, la cui storia è costellata da stragi e morti per mano della stessa, incapace di decidere e di lavorare con buon senso, preferendo il guadagno e, al contempo, nascondere i guai combinati. Chernobyl ha dimostrato come l’uomo, scherzando con la scienza e con la natura, abbia rischiato letteralmente di distruggere questo pianeta. A quanto pare però, nel 2019, questa lezione è stata dimenticata ed è per questo che mi auguro che questa serie venga vista da molti politici che decidono le sorti di molti, se non di tutti noi. È la dimostrazione di come la totale mancanza di buon senso nel lavoro e nella vita possa causare delle catastrofi di cui non solo noi stessi ne pagheremmo le conseguenze, ma anche i nostri figli, nipoti e per centinaia di anni, abusando di questa Terra che, prima o poi, potrebbe decidere di sbarazzarsi di una specie così nociva, capace soltanto di sfruttare e consumare e non di creare e di donare vita, come quella umana.
Un’ultima riflessione, sempre legata alla politica, è la strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione di massa, utilizzati non per divulgare informazioni allo scopo di salvaguardare vite umane, ma per censurare la verità di fronte a un disastro palese al fine di evitare di scatenare il panico. Se c’è un pericolo evidente, forse è meglio cercare di salvare più vite possibili.
Vorrei concludere quest’articolo con una domanda: a più di trent’anni, cosa ha realmente imparato l’uomo dall’incidente di Chernobyl?
Lorenzo Simonini è nato a Viareggio nel 1988. Iscritto al corso di laurea in Cinema e Produzione Multimediale alla Sapienza di Roma, si laurea a pieni voti nel 2014 all’Università di Pisa con una tesi di ricerca sul cineasta amatoriale Costantino Ceccarelli (sul quale pubblica un saggio nel 2015). Ha scritto e diretto cortometraggi e videoclip.