Questa settimana sulla nostra rubrica diamo spazio a uno di quei film travolgenti che allo stesso tempo sanno trattare argomenti sempre molto delicati e attuali.
“Dallas Buyers Club” ha ricevuto 6 candidature ai Premi Oscar vincendone 3. Due di questi sono andati ai due attori che sostengono le parti più importanti del film, sui quali è stato fatto un enorme lavoro di trasformazione fisica rendendoli quasi scheletrici: Jared Leto è dimagrito 13 chili, mentre Matthew McConaughey ben 20.
Il film riguarda, come anticipato, una serie di argomenti molto scottanti di cui capita di sentirne parlare poco, ma nella nostra società è sempre presente, anche se molto è stato fatto. Le malattie virali e, in modo particolare, l’HIV, e la questione legata alla droga e alla tossicodipendenza rendono il lungometraggio molto vivo sul piano delle questioni di cui trattare. Il taglio che qui viene dato è prendendo spunto dalla storia di questo club, realmente esistito nella seconda metà degli anni ’80 in Texas, per cercare una cura che possa tenere in vita le persone affette da queste malattie.
Bisogna purtroppo dire che a quei tempi i pregiudizi erano tanti e tutt’oggi è da vedere quanto è cambiato, ma di sicuro l’argomento scotta sempre. La narrazione del film ha un ritmo davvero notevole ed è ricco di suspence ed emozioni che ci fanno anche approfondire la questione su come la medicina generale spesso non sembra prendere la strada più idonea per curare o assistere un paziente, figuriamoci, quindi, come possa essere difficile sentirsi tutelati in una situazione sociale ed economica realmente precipitata come lo è il momento storico contemporaneo.
Un film che, comunque, cattura lo spettatore anche se digiuno di questi temi, perché non incespica sul voler spiegare il nodo medico, ma il suo scopo è narrare le motivazioni che queste persone hanno stretto a sé per vivere in maniera dignitosa la propria personalità, fatta di situazioni complesse che a quel tempo (e oggi, poco o nulla è cambiato) soffrivano di pregiudizi, come ad esempio la questione omofoba o il fatto di non essere accettati per la propria estroversa sessualità.
Senza alcun dubbio un brillante lavoro testuale che ha inserito certe tematiche delicate nel panorama cinematografico in modo esplosivo e, sotto certi versi, anche spregiudicato. Ognuno deve essere libero di vivere la propria vita senza imposizioni da parte di finti filosofi sapientoni che pensano di conoscere tutto e si permettono di pontificare senza alcuna ragione. Per fare ciò è giusto che la loro dignità non venga brutalmente ferita da un calvario che, adesso più che in passato, miete vittime a causa di un sistema invasivo che non aiuta la loro salute, ma piuttosto fa in modo di lucrarci sopra. La notte, per andare a dormire tranquilli, è sempre meglio avere la coscienza pulita.
Lorenzo Simonini è nato a Viareggio nel 1988. Iscritto al corso di laurea in Cinema e Produzione Multimediale alla Sapienza di Roma, si laurea a pieni voti nel 2014 all’Università di Pisa con una tesi di ricerca sul cineasta amatoriale Costantino Ceccarelli (sul quale pubblica un saggio nel 2015). Ha scritto e diretto cortometraggi e videoclip.