Questa settimana approfitto di questo spazio per parlare un po’ di cinema italiano, ma non di quello che viene comunemente conosciuto. Ci occupiamo, infatti, di quella categoria di film che potremmo definire indipendenti, che spesso diventano quasi autoprodotti.
“La Leggenda di Kaspar Hauser” ne è un esempio. Davide Manuli non solo ne è il regista e sceneggiatore, ma anche il coproduttore e ha avuto il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Autonoma della Sardegna e la Regione Lazio.
La trama si ispira all’enigmatica figura di Kaspar Hauser, giovane tedesco cresciuto in totale isolamento in una cella che improvvisamente, nel 1828, appare in una piazza di Norimberga e, nonostante abbia 16 anni, sa solo dire il suo nome. Questa figura ha suscitato da quel momento in poi tanto interesse, tant’è che sono stato scritti innumerevoli libri, articoli, spettacoli teatrali e diversi film, tra cui “L’enigma di Kaspar Hauser” di Werner Herzog del 1974.
Il regista italiano della storia originale prende solamente la stravaganza che ha reso noto il mistero del personaggio e costruisce una trama rarefatta e di grande impatto estetico.
Con un grosso lavoro sull’aspetto simbolico, il film riflette le questioni legate al potere, agli intrighi che si sviluppano intorno a questo desiderio che mette in gioco tante personalità ed emotività, svelando, anche nella nostra vita di tutti i giorni, amici e nemici che ci circondano. Quest’aspetto del potere non è una novità in merito alla storia originale di Kaspar Hauser, in quanto alcuni ricercatori che hanno indagato sulla misteriosa figura hanno supposto che egli sia stato vittima di intricate questioni e che sia stato nascosto al buio proprio per evitare che venisse fuori qualche notizia o situazione scomoda tra i potenti. Non a caso, infatti, fu vittima di un primo attentato che, già debole a livello psichico, lo fece ammalare ancor di più, e poi fu pugnalato da una persona mai individuata.
Il film di oggi è un lavoro di forte sperimentazione che fa leva più sul saper captare la rappresentazione dei suoi quadri, mischiando musica elettronica e paesaggi, che sul narrare una vicenda. È come se entrassimo in un dipinto contemporaneo in movimento, una degustazione estetica di alta filosofia che vuole raccontare come la società odierna sia divenuta povera di contenuti, ma ricca di contrapposizioni in cui una persona che ha una forte capacità di emozionarsi finisce per essere la vittima sacrificale di questo complesso sistema.
La figura di Kaspar Hauser non solo continua, dunque, ad affascinare, ma diventa anche un veicolo per raccontare la nostra contemporaneità. La lettura del film è forse complessa al grande pubblico, ma per i cinefili più accaniti è come assaggiare un prelibato piatto di alta cucina.
Lorenzo Simonini è nato a Viareggio nel 1988. Iscritto al corso di laurea in Cinema e Produzione Multimediale alla Sapienza di Roma, si laurea a pieni voti nel 2014 all’Università di Pisa con una tesi di ricerca sul cineasta amatoriale Costantino Ceccarelli (sul quale pubblica un saggio nel 2015). Ha scritto e diretto cortometraggi e videoclip.