Cinema Tips. LO SCIACALLO.

Questa settimana parliamo di un film che ha lasciato una traccia molto interessante nel panorama del cinema degli ultimi anni, specialmente perché tratta una serie di temi delicati legati al mondo del giornalismo e della televisione.

“Lo sciacallo”, passato, permettetemi il termine, un po’ sottobanco nelle sale italiane, affonda le sue radici in quel complesso sistema vissuto da una professione, quella del giornalismo, che richiede una necessaria attitudine a stare sempre “sul pezzo”, ma che qui diventa una vera e propria ossessione di soddisfare una malata sete di raggiungere l’obiettivo a tal punto da far diventare vittime sacrificali anche gli stessi collaboratori.

Il protagonista, videomaker freelance che vive e lavora di notte per cogliere i più efferrati incidenti, disastri ed omicidi della città, è un uomo consumato da una crisi economica del settore che lo costringe letteralmente a catapultarsi in sanguinose situazioni violandone non solo la privacy, ma proprio una profonda intimità, per raggiungere, con l’occhio della sua telecamera, il luogo esatto in cui è successo allo scopo di vendere il reportage ai telegiornali, pronti a fagocitare in men che non si dica la notizia.

In poche parole, prima arriva, più le immagini saranno inedite, più soldi riuscirà a fare. E fra le mani gli capita un’occasione, arrivando prima della Polizia, che riesce a sfruttare con enorme cinismo e a raggiungere una posizione all’interno della redazione (e agli occhi del suo capo, una donna in carriera nel giornalismo televisivo dal carattere apparentemente forte) che gli fa capire non solo di avere il potere di mentire alla Polizia, ma che può costruire una situazione pericolosa e folle da poter filmare proprio nell’istante in cui avviene. E per questo è pronto a tutto.

È una discesa negli inferi del mondo del reportage di cronaca nera visto con occhi straordinariamente spietati. La fame di successo può accecare così tanto le persone da farle diventare pronte a tutto, come, nel caso di questo film, a sacrificare chi, invece, lo vede solo come un lavoro e non vuole spingersi a superare quella linea di confine che rasenta la normalità con la pazzia. È, tuttavia, anche una riflessione generale sul nostro mondo, pronto a sfruttare qualsiasi occasione per poter spiccare in un momento in cui sembriamo tutti uguali. Sembra che per diventare qualcuno si debba commettere qualcosa di sconvolgente, che vada contro un grande sistema che si trova al di là di un’ideale barriera sociale. Il successo non è più un fiero leone, ma uno sciacallo pronto a divorare la vittima innocente.