Eccoci a un altro appuntamento con la nostra rubrica “Cinema Tips”, naturalmente solo su Toscana Today. Questa settimana mi prendo la responsabilità di parlare di un lungometraggio che ha letteralmente diviso pubblico e critica (specialmente alla sua presentazione alla 70° Edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia del 2013) per il suo stile filmico e per le tematiche affrontate e come sono state trattate. Un lungometraggio che viene dalla sfera della fantascienza per toccare argomenti direttamente coinvolti con il senso umano. Sto parlando di “Under the skin”.
Il film è diretto da Jonathan Glazer al suo terzo lavoro per il cinema. Ispirato al celebre romanzo “Sotto la pelle” di Michel Faber, da quest’ultimo prende molti spunti su cui costruire la sceneggiatura, ma poi cerca di darle delle proprie tematiche legate, appunto, all’umanità su cui ora rifletteremo. Da tener presente il fatto che il romanzo ha uno stile fortemente critico e satirico, specialmente sul tema che riguarda l’allevamento intensivo di animali allo scopo di essere mangiati, mentre il lungometraggio in questione cerca di porre domande su come l’umanità abbia perso il senso di provare l’emozione nella loro totalità. Vediamo come.
Innanzitutto è bene sottolineare, per chi vorrà approcciarsi alla visione di questo film, che lo stile cinematografico usato è volutamente “lento”. Quest’ultimo, però, è un termine che io non apprezzo affatto e preferisco definirlo “atmosferico”. Insomma, la macchina cinematografica si muove in uno spazio-tempo coscientemente dilatato, allo scopo di farci immergere, come succede alle vittime dell’aliena impersonificata da una Scarlett Johansson che qui sperimenta la sua attorialità in uno stile cinematografico molto lontano dai canoni hollywoodiani (e per me le fa onore e sono felice che abbia accettato questa parte), in un ambiente onirico, cioè appunto non-umano, lontano dai ritmi bestiali a cui l’uomo, oggigiorno, è purtroppo abituato.
La protagonista è il suo aiutante si muovono sulla Terra inizialmente con un preciso obiettivo legato al portare avanti il loro seme alieno piantato sul pianeta, ma poi succede qualcosa che spezza questo equilibrio. Ed ecco che entra in gioco una straordinaria questione: oggigiorno l’uomo è talmente stretto dalla morsa del suo desiderio di arricchirsi a livello materiale e di possedere qualcosa che apparentemente è descrivibile come Bello che ha finito per dimenticarsi totalmente della vera Bellezza che lui ha dentro di Sé e che, di conseguenza, può trovare intorno a Sé: comprendere il vero valore dei sentimenti, percepire come l’altro sia un tesoro di emozioni, di come l’umano sia ricco di migliaia di sfaccettature e di come il suo ingegno sia capace di creare a sua volta straordinarie emozioni facilmente percepibili dai nostri sensi se solo noi sapessimo approfondire la loro conoscenza. Insomma, in una società, come quella Occidentale, dove praticamente tutto è a portata di mano, la capacità di apprezzare la semplicità attraverso i nostri sensi è diventato un aspetto molto arido a scapito di quei canoni imposti in maniera oggettiva. Da aggiungere, inoltre, anche l’aspetto che riguarda ciò che c’è intorno a noi: lo splendore di una Natura che ha reso questa Terra unica in assoluto, come le stagioni e il loro continuo mutamento che sa, comunque, regalarci sempre qualcosa di valore. E quando l’uomo non riesce a ottenere qualcosa e vede l’altro come qualcosa di minaccioso ecco che la sua reazione è soltanto una: violenza. Necessitiamo di tornare a scoprire il vero valore della nostra potenzialità di conoscere attraverso i nostri sensi e di arricchire il valore delle emozioni che illuminano le nostre vite.
Lorenzo Simonini è nato a Viareggio nel 1988. Iscritto al corso di laurea in Cinema e Produzione Multimediale alla Sapienza di Roma, si laurea a pieni voti nel 2014 all’Università di Pisa con una tesi di ricerca sul cineasta amatoriale Costantino Ceccarelli (sul quale pubblica un saggio nel 2015). Ha scritto e diretto cortometraggi e videoclip.