di GIOVANNI VILLANI – Uno smacco imprevisto, Verona eliminata dalla lista delle dieci finaliste candidate a Capitale della Cultura 2022
Era uno smacco non previsto – almeno tra le file della maggioranza in Consiglio comunale – quello che ha visto Verona eliminata dalla lista delle dieci finaliste candidate a Capitale della Cultura 2022. Un duro colpo che ha scatenato le minoranze in Consiglio, ma pure molti cittadini ricorsi ad esprimere il proprio dissenso con vibranti lettere al quotidiano locale. La scelta della commissione giudicatrice ha escluso così l’unico capoluogo del Nordest nel gruppo dei 28 centri candidati. L’elenco delle città in gara per il titolo sono rimaste così: Ancona, Bari, Cerveteri, L’Aquila, Pieve di Soligo (Treviso), Procida, Taranto, Trapani, Verbania, Volterra.
Ma Verona per fortuna si è rimessa subito in “carreggiata” guadagnando un sesto posto nella classifica 2021 sulla qualità della vita nel Bel Paese stilata da Italia Oggi, in collaborazione con l’Università La Sapienza e Cattolica Assicurazioni. La città scaligera passa così dalla ventitreesima posizione, alla sesta, entrando con un balzo niente affatto male, nella top ten italiana. In Veneto se la passano ancora meglio dei veronesi, Vicenza e Padova, (terza e quarta), con Treviso al settimo posto, guadagnando posizioni di primo piano, se si pensa che lo scorso anno Vicenza era al quattordicesimo posto e Padova all’undicesimo.
Al primo posto della classifica è balzato poi un’altra vicina di regione come Pordenone, che toglie il primato a Trento. Giunto alla 22°edizione, il Rapporto sulla Qualità della vita 2020, rappresenta il più completo studio statistico sul tema pubblicato in Italia, consentendo di coglierne molteplici sfaccettature sul territorio. Oltre alla classifica generale, in cui nel 2020 compiono il loro esordio tre indicatori relativi all’epidemia Covid, Nel Rapporto ci sono le classifiche relative ad otto differenti misure: affini e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, popolazione, reati e sicurezza, sicurezza sociale, sistema salute, tempo libero, reddito e ricchezza. Verona dà il meglio di se per quanto riguarda l’istruzione e la formazione, dove guadagna il quinto piazzamento, e per gli affari e il lavoro, dove occupa il decimo. Per il tempo libero scivola però al cinquantacinquesimo e finisce addirittura al sessantesimo poi per reati e sicurezza.
Le province più colpite dalla prima ondata del Covid sono quelle che perdono più posizioni in classifica generale; Bergamo scende dal ventiseiesimo posto dell’anno scorso al quarantesimo di quest’anno. Lodi indietreggia di trentasette posizioni, Milano di sedici, Piacenza di otto.
La qualità della vita è risultata buona o accettabile in 60 province su 107. Dai dati del Rapporto sulla Qualità si desume però che il 42,5% della popolazione italiana – era circa il 44% lo scorso anno – vive in territori contraddistinti da una qualità di vita scarsa o insufficiente. Il gruppo di province caratterizzate da un livello qualitativo della vita insufficiente è composto quest’anno esclusivamente da città dell’Italia meridionale e insulare. Deludono altresì le grandi aeree urbane: Milano è passata dalla ventinovesima posizione del 2019, alla quarantacinquesima. Roma è cinquantacinquesima, seppur in risalita dal sessantaseiesimo posto in cui si trovava. Torino scende dalla quarantanovesima posizione alla sessantaquattresima. Napoli è quart’ultima al 103° posto.
Giovanni Villani è nato a Verona, giornalista pubblicista dal 1990, critico musicale del quotidiano L’Arena di Verona. Dirigente amministrativo. Laureato all’Università di Bologna in Storia e all’Università di Verona in Arte.