Corte dei Conti lo scagiona ma l’INPS non sente

di BEATRICE BARDELLI – Il caso di un ex lavoratore INPS di Roma Monteverde, iniziato 7 anni fa, ancora in attesa di essere di reintegrato.

Ci sono vicende private che per la loro rilevanza sociale rivendicano il diritto di diventare di dominio pubblico. E’ questo il caso di un ex lavoratore della sede INPS di Roma Monteverde, Mauro Gennari, la cui vicenda, iniziata ben sette anni fa, viene ancora oggi divulgata e sostenuta dal sindacato CUB Pubblico Impiego INPS che rivendica il diritto di Mauro ad essere reintegrato in servizio in quanto ingiustamente sanzionato con un licenziamento in tronco perché considerato responsabile esclusivo dei danni patrimoniali all’Ente. Responsabilità che invece la Corte dei Conti, con una sentenza in appello definitiva e inappellabile per l’Inps, ha escluso nel luglio scorso.


La vicenda

Inizia nel 2016 quando Mauro viene sottoposto a procedimenti disciplinari in quanto accusato dalla dirigenza Inps di aver commesso gravi errori nella lavorazione di una tipologia di riscatto, la rendita vitalizia, che permette al lavoratore dipendente di pagarsi in proprio i contributi previdenziali non versati dal datore di lavoro e ormai prescritti. Stranamente l’accusa dell’Ente viene rivolta solo a lui che è un semplice “operatore” mentre nulla viene imputato ai suoi superiori, i responsabili di U.O. (Unità Organizzativa) e i direttori di sede, che, si legge nel comunicato del CUB “sono gli effettivi responsabili del procedimento e del provvedimento” e che hanno dapprima controllato e poi deciso l’accoglimento delle istanze dei lavoratori.

Mentre la Procura della Corte dei Conti, anche nel giudizio in appello davanti alla Corte stessa, ha accusato Mauro anche di dolo in quanto avrebbe commesso errori “intenzionalmente”, la Corte dei Conti, con una sentenza in appello del 28 luglio 2022, ha rigettato le accuse dell’Inps non solo ponendo a carico dei superiori di Mauro la responsabilità dei danni patrimoniali ma condannando in via definitiva anche la dirigenza Inps in materia di organizzazione del lavoro. Tuttavia, denuncia ancora oggi il sindacato CUB Pubblico Impiego INPS: “Tale sentenza però ci risulta che ad oggi sia completamente ignorata dai vertici Inps”.

Infatti, l’Ente, dopo ben 6 mesi, non si è attivato per recuperare nei confronti dei dirigenti Inps e dei responsabili del procedimento e del provvedimento le somme riconosciute come danni patrimoniali. Mauro Gennari intanto non è stato ancora reintegrato sul posto di lavoro e la sua situazione di lavoratore licenziato sta pesando notevolmente sulla sua condizione economica. Per questo il CUB, all’inizio di quest’anno, ha lanciato un appello per sostenere concretamente Mauro e la sua famiglia. Infatti Mauro, dall’aprile 2019, è senza lavoro e retribuzione, deve pagare le rate del mutuo sulla casa erogato dall’INPS ed ha due figli a carico.

Nell’appello per una “Cassa di resistenza e solidarietà a favore di Mauro Gennari” sono indicati i dati per versare un contributo a favore dell’ex dipendente INPS “vittima di licenziamento disciplinare palesemente ingiusto ed illegittimo”. “Per saperne di più” – scrive il CUB Pubblico Impiego INPS – “invitiamo a guardare i primi due video (dei nove) di denuncia realizzati dallo stesso Mauro (sono su youtube e sul suo profilo facebook). Invitiamo anche a leggere i documenti allegati ai video.

I titoli dei video sono molto eloquenti: “Mi hanno licenziato al posto dei miei superiori”. Nel comunicato del sindacato CUB si legge: “Mauro infatti viene licenziato addossandogli le responsabilità dei suoi superiori: a loro infatti spettava il controllo, la valutazione dei documenti e la conseguente decisione sulle pratiche oggetto di contestazione che l’Inps ha ritenuto successivamente errati. Il tutto invece viene contestato a Mauro e solo a lui, l’operatore, nonostante per tanti anni l’Inps, per mezzo dei Responsabili del procedimento e del provvedimento, abbia attestato la regolarità delle sue lavorazioni. Questo è contenuto nelle stesse relazioni ispettive Inps. E questo è stato ribadito da Mauro e dai suoi legali davanti ai giudici: la correttezza del suo operato”. Invece, continua il comunicato: “I diretti superiori di Mauro non hanno subìto alcuna sanzione disciplinare, sono stati giustificati dei loro errori, nonostante la firma apposta sugli atti amministrativi contestati. Addirittura alcuni di loro sono stati promossi e premiati”.

La sentenza

La Corte dei Conti non solo ha posto a carico dei superiori di Mauro la responsabilità dei danni patrimoniali ma ha condannato in via definitiva anche la dirigenza Inps in materia di organizzazione del lavoro. I giudici della Corte hanno precisato, infatti, che “dagli atti del giudizio emerge che il Gennari non fosse il responsabile del procedimento” e che la liquidazione degli oneri del riscatto avvenisse “mediante apposito atto deliberativo di esclusiva competenza del Responsabile del procedimento o di unità di processo (successivamente denominato Responsabile dell’Unità organizzativa)”.

A tal fine la Corte ha riportato il testo della Circolare n. 178 del 2003 in cui si distinguono e si precisano ruoli e responsabilità “poi confermati dalle successive Circolari n. 102/2009 e n. 141/2015, anch’esse agli atti del giudizio”, circolari che evidenziano quali siano le responsabilità del Direttore di Agenzia e del Responsabile di processo/unità organizzativa. I giudici della Corte poi hanno specificato che “gli stessi ispettori INPS, in tutte le proprie relazioni …….. hanno indicato i nominativi dei dipendenti a cui andava imputata la corresponsabilità del danno in questione …….” e che “costoro (tutti in servizio anche presso altre Agenzie o Direzioni al momento dell’Ispezione, n.d.r.), tuttavia, non sono stati convenuti in giudizio dalla Procura regionale”.

Per cui, denuncia il comunicato del CUB Pubblico Impiego INPS: “Per i giudici della Corte i danni patrimoniali sono una conseguenza della violazione degli specifici obblighi di cui erano intestatari i Responsabili del procedimento succedutisi nel periodo 2010-2015”. Inoltre la Corte ha affermato che “non ritiene che la condotta serbata dal Gennari possa ritenersi caratterizzata dal dolo” ed ha condiviso i contenuti delle due richieste di archiviazione del procedimento penale da parte del pubblico ministero di Roma. In tali richieste il PM ha evidenziato come “l’ispezione Inps censurava altresì la condotta di quanti responsabili del procedimento o del provvedimento non avevano ottemperato ai loro obblighi”.

Ed ancora, si legge nell’ultimo comunicato del CUB: “I giudici contabili sottolineano anche come la lavorazione delle pratiche ritenuta successivamente irregolare fosse avvenuta in un “contesto, peraltro, che non sembra brillasse per efficienza ed efficacia, atteso che anche buona parte delle pratiche lavorate da altra operatrice della stessa Agenzia (la sig.ra xxxx yyyy) è risultata anch’essa irregolare senza che alcuno dei responsabili del procedimento, succedutisi nel tempo, avesse mai osservato nulla in merito”. Dopo aver ribadito come “alla produzione del danno” abbiano partecipato “altri soggetti, mai convenuti in giudizio (i diversi responsabili del procedimento e i dirigenti che hanno provveduto a firmare i provvedimenti di riconoscimento delle rendite vitalizie) ……”, i giudici contabili affermano che non possono “non rilevare la situazione di incertezza amministrativa e di assenza di controlli in cui versava l’Agenzia di Roma – Monteverde all’epoca dei fatti in esame, quanto meno con riferimento alla gestione delle pratiche di rendite vitalizie, che avrebbero richiesto, quantomeno, momenti di specifica formazione o comunque di confronto sulle procedure adottate.

Del resto, è proprio la complessità e l’incertezza amministrativa sui sistemi di gestione delle procedure di accoglimento delle istanze di concessione delle rendite vitalizie, ad indurre l’Istituto previdenziale, ma solo nel 2019, ad emanare direttive specifiche in merito (v. Circolare Inps n. 78 del 29.05.2019). [In tale circolare il direttore generale Inps ribadisce chiaramente come la verifica dei requisiti per l’accoglimento delle domande di riscatto sia compito esclusivo del responsabile del procedimento.]

E’ obbligo dei vertici, infatti, organizzare in modo operativo la struttura di riferimento, non già mediante un’attività meramente contemplativa dell’operato dei sottoposti, ma mediante atti propositivi e di sollecito, impulso e/o intervento tali da assicurare la massima efficienza dei servizi resi. Il Collegio ritiene, quindi, di poter valutare favorevolmente tutti quegli elementi sin qui esposti che sono stati rilevatori di uno stato, all’epoca, di disorganizzazione e scarso efficientamento dell’Agenzia di Roma- Monteverde”.

Perché tutto questo?

Sorgono allora spontanee le seguenti domande, scrive la CUB: “1) Perché, nonostante l’evidenza dei fatti, degli atti e delle norme accertati dalla Corte dei Conti, l’Ufficio dei Procedimenti disciplinari ha licenziato Mauro?; 2) Perché la Direzione Regionale Lazio gli ha attribuito in via esclusiva la responsabilità dei danni patrimoniali?; 3) Perché la Direzione di Filiale ROMA EUR lo ha denunciato penalmente?; 4) Perché questi dirigenti, ora condannati dalla Corte dei Conti, non hanno consentito che Mauro continuasse a lavorare in INPS al pari dei suoi superiori (tutti regolarmente in servizio e talvolta premiati)”?

L’ultimo comunicato stampa della CUB termina chiedendo ai vertici INPS di “porre fine a questa immorale disparità di trattamento e incredibile giustizia di cui è vittima Mauro Gennari disponendo il suo immediato e doveroso reintegro in servizio”. La richiesta del CUB. “Non vogliamo licenziamenti ma solo giustizia. Non possiamo accettare questa ingiusta disparità di trattamento e che venga individuato Mauro come capro espiatorio per non mettere in discussione le filiere delle responsabilità, il sistema dei controlli e il ruolo delle figure apicali. Troppi dipendenti pubblici vengono lasciati soli e sovente sono i livelli più bassi a pagare”.