di ALDO BELLI – Potrebbe essere un lungo lockdown già programmato, un sondaggio su cosa pensano gli italiani, il bisogno di chiarezza
Gli italiani non sembrano condividere il nuovo lockdown mascherato: il 71,8% ritiene che il Governo Conte non stia gestendo al meglio l’emergenza economico-sanitaria causata dalla seconda ondata Covid19; il 70,3% si dichiara contrario alla chiusura di bar ristoranti e attività commerciali dopo le ore 18.00 per arginare il virus; il 59,3% dichiara insoddisfacenti le misure adottate dal Governo per il ristoro della attività più colpite dalle ultime restrizioni; il 75,3% crede che a breve ci sarà un nuovo lockdown (sondaggio Roberto Baldassari per Affari Italiani 28 ottobre 2020). Se questo corrisponde alla realtà, allora esiste un problema grave quanto la pandemia (indipendentemente da chi abbia ragione): non è possibile gestire qualsiasi stato di emergenza nazionale senza il consenso della popolazione, il fallimento è scontato.
Dissentire dal coro cercando la verità nelle pieghe di quello che viene dato in pasto all’opinione pubblica, non è ‘complottismo’. Il vero ‘complotto’ oggi è l’informazione ridotta ad una sola voce (con qualche eccezione) assimilata ai Padroni del Vapore.
Un lungo lockdown. Sarebbe questa la previsione, secondo fonti ritenute attendibili. E precisamente: 2 novembre nuovo lockdown di 2 settimane; 8 dicembre lockdown in parte attenuato per le spese natalizie e in parte integrale fino al 31 gennaio; 1 febbraio lockdown fino al 31 marzo. I massimi organismi dello Stato preposti alla sicurezza nazionale sarebbero stati già allertati. Non so dire in questo momento il motivo e non voglio fare congetture. Spero solo di sbagliarmi, e che non accada.
L’elaborazione del piano “straordinario” sarebbe avvenuta a cavallo del nuovo anno. Questo potrebbe spiegare ciò che non quadra della Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 con la quale è stato dichiarato lo stato di emergenza.
La delibera del 31 gennaio, con la quale il Governo dichiara “per 6 mesi lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario…” si basa sulla “dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC) dell’Organizzazione mondiale della sanità del 30 gennaio 2020“. L’informazione anche in Italia riporta il 31 gennaio la notizia dell’OMS, ma quei sei mesi di durata rimangono in secondo piano: informazione e parlamentari lo scopriranno cadendo dal pero alcune settimane dopo e forse (difficile a crederci) per caso. Per altro, l’OMS il 30 gennaio non indicava nessun termine dell’emergenza, non raccomandava ancora “alcuna restrizione di viaggio o di commercio in base alle informazioni attuali disponibili” e aggiornava il comitato tecnico tra tre mesi).
Potremmo, quindi, sostenere che il Governo Italiano sia stato lungimirante nel prevedere da subito 6 mesi di emergenza sanitaria nazionale. Se non fosse che la delibera del Governo del 31 gennaio prende solo una parte della nota OMS, ovvero la dichiarazione sulla pandemia internazionale sorvolando sulle sue raccomandazioni: “tutti i paesi dovrebbero essere preparati al contenimento, compresa la sorveglianza attiva, la diagnosi precoce, l’isolamento e la gestione dei casi, il tracciamento dei contatti e la prevenzione della diffusione…”. Che esiste uno stato di emergenza sanitaria nazionale in Italia lo verremo a sapere solo alcune settimane più tardi quando ormai la ‘bomba sanitaria’ è scoppiata. Nel frattempo nessuna prevenzione della diffusione, nessuna informazione, nessuna verifica sulle capacità di risposta del nostro sistema sanitario ad un’emergenza.
Mi consola sapere che a possedere dei dubbi su tutto ciò che stiamo vivendo è anche la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Casellati: “Le sfide poste dal Covid sono ambiziose e il Paese può vincerle, ma è necessario il rispetto delle reciproche prerogative e dei ruoli che la Costituzione affida a ciascuno”, Governo e Parlamento. Dice la presidente Casellati: “È evidente che l’emergenza sanitaria non è finita e non lo sarà fino a quando non avremo un vaccino o una cura specifica”, ma “sullo stato di emergenza abbiamo bisogno di verità”.