di ALDO BELLI – Siamo di fronte a un nuovo lockdown mascherato, per coprire un governo fallimentare sul piano sanitario ed economico
Comprendo che non è facile, neppure dall’alto della stanza dei bottoni. Però, rimango dell’idea che la prima prevenzione in qualsiasi stato di emergenza è fare capire il perché. Altrimenti, non funziona e può provocare l’effetto opposto.
Ad esempio, in periodo di guerra si applica il coprifuoco quando la popolazione civile potrebbe correre il rischio di azioni del nemico (bombardamenti notturni); in tempo di pace, quando la realistica possibilità di tumulti potrebbe non essere adeguatamente affrontata dalle autorità di polizia (la rivolta di un quartiere dopo un evento sociale traumatico); oppure per impedire che nell’oscurità i ‘ribelli’ tramino contro il potere costituito (nei tempi di pace in paesi sotto una dittatura). In tutti e tre gli esempi, condivisibile o meno, esiste una spiegazione utile per l’obiettivo preteso: che, viceversa, non riesco a trovare nel ‘coprifuoco sanitario’ previsto dal Dpcm del 24 ottobre.
Mi soffermo sulla restrizione dell’orario per bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, dalle 5.00 alle 18.00.
Può essere che la chiusura di un’intera nazione nelle proprie case rappresenti l’antidoto migliore nei confronti di una pandemia che si trasmette attraverso il contatto fisico. Se questo principio “sanitario” fosse valido potremmo dire anche che il fermo delle automobili sarebbe la soluzione perfetta per non avere incidenti stradali. E così via dicendo. Intendo dire: qualsiasi legge che intervenga sui diritti individuali, e la salute è il primo, non deve mai prescindere dal contesto dei suoi effetti per non apparire contraria al suo primo comandamento: la vita e la libertà dell’individuo (incluso quella economica che rappresenta il presupposto principale della sua salute fisica e mentale).
Contenere il contagio riducendo il numero dei contatti tra i cittadini ovviamente è scontato. Ma la sua applicazione teorica deve essere anche praticabile affinché il prezzo di una generale carestia non generi un numero di vittime di gran lunga superiori a quelle da Covid che si intendeva evitare. Il concetto di salute si misura non solo con il termometro, ma anche con il pane.
Le restrizioni orarie calibrate dal Governo, quindi, si possono capire. Tuttavia, contraddicono l’antidoto del distanziamento del metro (mascherina, eccetera) ritenuto sufficiente per prevenire il contagio dalle 5.00 alle 18.00. Il Covid, come ogni virus, non gira nelle strade seguendo l’orologio. Dunque, manca il perché nel provvedimento del Governo. Non sarebbe stato molto più semplice ordinare la capienza di servizio nella ristorazione al 50%? (una norma, per altro, facilmente applicabile e verificabile dalle autorità, ed estendibile ad altri settori merceologici). Mascherine, gel, distanziamento, perché dopo le 18.00 gli avventori sarebbero scientificamente più esposti alla diffusione del contagio?
Provo a dare una risposta sulla base di quanto abbiamo visto durante la Fase 2 dei mesi scorsi. Una buona parte di consumatori e di operatori economici, trascorsi i primi giorni, ha ripreso il solito comportamento intorno ai tavoli e ai banconi… Non sottovaluterei questa causa nella nuova impennata di contagi. E allora lo Stato poiché, tipicamente italiano, non è in grado di fare rispettare la legge, chiude tutti e festa finita. Gli italiani onesti ed educati pagano anche per quelli disonesti e maleducati: non è questa la grande madre dello Stato Italiano? Sono trascorsi dieci mesi senza avere elaborato e approvato un piano concreto di politica economica per il settore della ristorazione colpito dalla pandemia, per l’emergenza e per il suo rilancio post-pandemia. Altro che elemosine e finti sussidi! Abbiamo di fronte un ennesimo governo fallimentare, insieme all’esistenza del Covid questa è la seconda verità dei nostri giorni.