“E’ una favola senza morale, amara e disumana quanto può esserlo una fiaba costruita sulle solitudini costrette dal nostro tempo.
Bizzarro, suggestivo, dissacrante, emozionante. Sorprendente. Cinque aggettivi “dis-sonanti” per definire “Destinazione non umana”, lo spettacolo andato in scena al Teatro Nuovo di Pisa per la regia di Valentina Esposito, fondatrice nel 2014 della factory Fort Apache Cinema Teatro, l’unica compagnia stabile in Italia formata da attori ex detenuti e detenuti in misura alternativa che, nel corso dei dieci anni di attività esterna alle carceri, sono diventati veri e propri professionisti di cinema e teatro. In questa terza produzione della compagnia Fort Apache, 12 uomini e tre donne si sono avvicendati sulla scena per quasi due ore di spettacolo scaricando con voci urlate in romanesco (gli attori) e con melodie dolcissime in pugliese (le attrici) tutta la propria rabbia repressa, le proprie paure (della malattia e della morte), i propri fallimenti, le proprie tenerezze, i propri…difetti…genetici…
Sì perché i 7 uomini che si presentano al pubblico a inizio spettacolo, sprofondati in altrettante casse-bare di legno, rappresentano i protagonisti di una favola amara che, si scoprirà solo negli ultimi istanti dello spettacolo, è stata creata, ordita e sognata dalla mente di una bambina, ingenua ma anche mefistofelica, che gioca con due cavallini di legno, uno bianco ed uno nero. I colori della luce, la vita, e della notte, la morte.
Sono loro i 7 cavalli da corsa “geneticamente difettosi” che attendono, con una carica tutta umana di disperazione, la fine ingloriosa della macellazione. E’ questo che si cela dietro l’espressione “Destinazione non umana”, un termine tecnico che riguarda il mondo animale.
I cavalli a destinazione non umana sono, infatti, quelli non destinati al consumo alimentare ma alle corse, alle gare. Ma questi uomini-cavallo hanno un difetto nei loro geni e vanno abbattuti. Vanno eliminati. Così come, sul piano parallelo della vita di questi ex carcerati, prevede la dura legge del “chi sbaglia, paga” che condanna alla restrizione di una cella di pochi metri quadrati uomini “difettosi” che, per questo, in carcere, perderanno non solo la percezione dello spazio e del tempo ma anche la possibilità di correre in spazi aperti. La vera libertà, per loro, è sentirsi “cavalli da corsa”.
“L’idea che ci sia un destino scritto traghetta questo lavoro sul tema della predestinazione, che è antico ma che in queste persone riprende carne – ha detto la regista in una recente intervista – . Il senso di essere predestinati a una sorte di morte c’è, il carcere te lo sbatte in faccia”. Nel rapporto intrecciato tra gli uomini-cavallo e nel rapporto tra loro e le donne pietose che cercano di lenire il dolore dei loro ultimi istanti di vita scorrono le narrazioni personali, le riflessioni su una vita vissuta con i propri errori, le proprie colpe, le proprie fragilità, le proprie intemperanze. Una rappresentazione teatrale sullo “sforzo bestiale di vivere contro e nonostante la certezza della morte”.
E negli intervalli delle scene parlate-urlate-dilaniate dalla rabbia e dal dolore, risuonano nel buio del palcoscenico rumori ben noti a chi in carcere c’è stato. Come il tipico suono metallico dello sfollagente degli agenti penitenziari quando scorre ritmicamente sulle inferiate delle celle durante il giro di ispezione serale.
“Destinazione non umana – ha spiegato la regista Valentina Esposito che ha curato anche l’ideazione scenografica – è una favola senza morale, amara e disumana quanto può esserlo una fiaba, costruita sulle solitudini alle quali ci costringe il tempo che viviamo e sul pensiero della morte, sul vuoto lasciato da chi se n’è andato, sul dolore, la rabbia, la paura”.
La Compagnia Fort Apache, che nel 2024 festeggerà i suoi primi 10 anni di lavoro esterno, da quando cioè Valentina Esposito e il gruppo di attori ex detenuti sono usciti dal carcere di Rebibbia a Roma, ha debuttato per la prima volta a Pisa grazie all’intelligente sensibilità artistica di Carlo Scorrano, il direttore del Teatro Nuovo, che non si è lasciato sfuggire l’occasione della presenza in Toscana della compagnia, alla sua seconda tournée nazionale, per far scoprire al pubblico pisano questo “Teatro Sociale d’Arte”, sospeso tra realtà e finzione, “capace di ristabilire il legame tra esperienza di vita ed espressione artistica e coinvolgere una nuova comunità di spettatori. Inclusiva e trasversale”.
Uno scroscio di applausi calorosi al grido di “bravi-bravi” ha accolto tutti gli interpreti a fine spettacolo, i 12 uomini della narrazione teatrale, le tre donne e la bambina. Questi i nomi degli attori: Alessandro Bernardini, Luca Carrieri, Matteo Cateni, Chiara Cavalieri, Christian Cavorso, Viola Centi, Massimiliano De Rossi, Massimo Di Stefano, Michele Fantilli, Marcello Fonte, Emma Grossi, Gabriella Indolfi, Giulio Maroncelli, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto. Alla realizzazione dello spettacolo hanno contribuito: Mari Caselli ai costumi e al trucco, assistente ai costumi e al trucco Costanza Solaro del Borgo, scenografia di Edoardo Timmi, musiche di Luca Novelli, luci di Alessio Pascale. Fonico Simone Colaiacomo, fotografa di scena Jo Fenz, organizzazione Giorgia Pellegrini, segreteria Ilaria Marconi. In collaborazione con Ministero della giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale del Lazio, Sapienza Università di Roma, Atcl – Spazio Rossellini Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio, Artisti 7607, CAE Città dell’Altra Economia di Roma. E con il sostegno di Ministero della cultura, Regione Lazio, Fondi Otto per mille della Chiesa Valdese.

Beatrice Bardelli, giornalista, vive a Pisa dove si è laureata alla Facoltà di Lettere in Lingua e Letteratura tedesca (indirizzo europeo). Iscritta all’O.d.g. della Toscana dal 1985, ha collaborato con numerose testate tra le quali Il Tirreno, Paese Sera, Il Secolo XIX, La Nazione e L’Unione Sarda. Si è occupata di cultura, spettacoli – teatro e cinema, ambiente, politica, società e salute. Dal 2000 attivamente impegnata nelle lotte dei vari movimenti e comitati a difesa dell’ambiente e della salute, dell’acqua pubblica e contro il nucleare, collabora con la Rete per la Costituzione.