La disfunzione erettile un campanello di allarme

Disfunzione erettile: il campanello d’allarme

di Simone Belli, Urologo e Andrologo – Un “problema di prestazione” spesso sottovalutato, in realtà può essere un campanello d’allarme.

La disfunzione erettile (DE) colpisce milioni di uomini nel mondo, eppure resta un tema spesso ignorato o ridotto a un semplice “problema di prestazione”. In realtà, la DE può essere molto di più: un vero e proprio campanello d’allarme, che segnala l’insorgenza di patologie sistemiche. Lo confermano decenni di ricerche scientifiche.

Non è solo una questione di sesso

La fisiopatologia della disfunzione erettile è complessa e multifattoriale: può derivare da alterazioni del sistema nervoso centrale o periferico, squilibri ormonali, problemi vascolari o patologie strutturali del pene. Tra queste ultime, vale la pena citare la malattia di La Peyronie, spesso sottodiagnosticata, che comporta una curvatura acquisita del pene.

I vasi sanguigni che irrorano il pene hanno un diametro inferiore rispetto a quelli che irrorano altri distretti del corpo. Per questo, possono essere i primi a ad essere danneggiati e subire le conseguenze di patologie sistemiche come ipertensione, diabete mellito, dislipidemia (colesterolo alto), obesità, uno stile di vita sedentario oppure abitudini voluttuarie come il fumo, associato alle patologie appena citate.

Riconoscere i primi segnali di DE può rappresentare un’opportunità preziosa per intervenire precocemente, prevenendo danni più gravi a cuore, cervello e vasi periferici, e migliorando anche l’aspettativa di vita.

Tramite semplici esami del sangue, è possibile valutare il quadro ormonale (il ruolo del testosterone, seppur dibattuto, è centrale per valutare la salute non solo sessuale dell’uomo), il profilo glicemico e lipidico, e la funzionalità tiroidea. Questo screening permette di individuare eventuali squilibri endocrini o fattori di rischio cardiovascolare.

In altre parole, il pene può diventare un barometro vascolare: quello che accade nei suoi piccoli vasi può anticipare ciò che succederà nelle arterie coronariche.

Uno studio fondamentale, il Massachusetts Male Aging Study (MMAS), che ha seguito oltre 1.700 uomini tra i 40 e i 70 anni, ha evidenziato che circa il 52% degli uomini tra i 40 e i 70 anni manifesta un qualche grado di DE.

Quando preoccuparsi?

Se noti difficoltà persistenti o ricorrenti a raggiungere o mantenere l’erezione, una minore rigidità o l’assenza di erezioni spontanee mattutine, è il momento di parlarne con un medico. Prima lo si fa, meglio è: non solo per la salute sessuale, ma anche per identificare e trattare eventuali patologie sistemiche.

In alcuni casi, soprattutto nei più giovani, il problema può avere una componente psicologica predominante. Affrontare il tema può aiutare a slatentizzare disturbi psichici sottostanti, come ansia o depressione, e favorire un percorso terapeutico integrato con il supporto di specialisti del settore.

Anche se può sembrare scontato, è fondamentale ricordarlo: l’importante è parlarne.

Quali sono le terapie disponibili?

Le opzioni oggi non mancano. Dall’inizio degli anni 2000, l’arrivo dei cosiddetti inibitori delle fosfodiesterasi tipo 5 (PDE5i)  (le “famose pillole”) ha rivoluzionato il trattamento della DE. Spesso oggetto di battute o pregiudizi, questi farmaci sono sicuri se prescritti correttamente da un medico, previa attenta visita e tenendo conto delle eventuali controindicazioni assolute, come eventi ischemici recenti.

Va anche ricordato che gli stessi farmaci vengono utilizzati in ambito pediatrico, ad esempio per l’ipertensione polmonare, a dimostrazione della loro affidabilità clinica se ben gestiti e sotto attenta prescrizione medica.

L’armamentario terapeutico comprende oltre alle terapie orali (PDE5i), iniezioni intracavernose, o protesi peniene nei casi refrattari, che raggiungono altissimi tassi di soddisfazione nei pazienti e nei partner, come riportato da una vasta letteratura.

I numeri parlano chiaro, non si corre il rischio di essere gli unici, e sentirsi soli è scorretto: quasi 1 uomo su 2 tra i 40 e i 70 anni può trovarsi ad affrontare questo problema, spesso in silenzio.

La prima vera terapia è il dialogo. Con se stessi, e con il medico. Parlare di disfunzione erettile non può più rappresentare un tabù: è un atto di salute e prevenzione.

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