La notizia era nell’aria e alla fine è arrivata l’ufficialità: la Russia è stata squalificata
A emettere la sentenza è stata la WADA (world anti-doping agency), riunitasi a Losanna, in Svizzera, che già nel novembre 2015 aveva sospeso la RUSADA (Russia anti-doping agency) dopo il rapporto dell’avvocato dello sport Richard Mclaren.
Il rapporto dichiarava l’agenzia “non conforme”, rea di aver falsificato i controlli anti-doping di un migliaio di atleti, e alle dipendenze del governo russo(che aveva nella figura di Ministro dello Sport Vitaly Mutko), avvalutosi anche dell’ ”aiuto attivo dei servizi segreti”. Per il bene della Russia e delle proprie istituzioni sportive, fu concessa alla RUSADA la possibilità di redimersi, consegnando i risultati dei test antidoping, del triennio 2012-2015, in cambio della reintroduzione all’attività di controllo.
Il materiale consegnato lo scorso gennaio risulta però falso, con mail finte, dati manipolati o altri omessi. La WADA, sentitasi presa in giro dalla recidività dell’agenzia russa, ha così deciso per la punizione più pesante mai data a una nazione nella storia dello sport. Il primo a far luce sul procedimento usato dai funzionari russi per eludere i controlli fu Gregory Rodchenko, ex direttore del laboratorio antidoping di Mosca. Fu accusato di aver somministrato sostanze dopanti agli atleti senza che loro ne fossero a conoscenza, oltre che a estorcere loro denaro. Rodchenko, che ha sempre respinto le accuse, ha dovuto affrontare un intervento chirurgico per modificare il volto e lasciare la Russia, dopo la notizia che due suoi ex collaboratori erano stati ritrovati morti. Adesso vive a Los Angeles, sotto protezione della FBI, dove nel 2017 insieme a Bryan Fogel crea Icarus, un documentario targato Netflix, in cui svela gli accorgimenti utilizzati per ripulire le fialette degli atleti russi.
La Russia adesso può fare ricorso al Tas (tribunale arbitrale dello sport). La decisione verrà presa dal Consiglio di vigilanza della RUSADA che si riunirà il 19 dicembre.
Alle dichiarazioni di Putin che parla di “sanzione politica” e di una “violazione della carta olimpica” (che non fa riferimento a sanzioni collettive) da parte della Wada, fanno eco le parole dell’ex pattinatrice olimpionica Svetlana Zurova, volenterosa di un appello al Tas, e di Yelena Isimbayeva, che parla di “sanzione assassina”. Chi prende posizione contraria è invece Maria Lasitskene, campionessa mondiale e olimpionica di salto in alto, che in una lettera sul sito russo Championat accusa politici, allenatori e anche atleti di coprire le manomissioni dei dati. Maria fu costretta a saltare le Olimpiadi di Rio 2016, nel 2017 ottenne il lasciapassare come ANA (atleta neutrale autorizzato) e tornò a gareggiare vincendo due ori, nel 2017 e 2019. Con la nuova messa al bando però, lei come gli altri atleti russi considerati “puliti”, si vedranno azzerate le loro posizioni e dovranno nuovamente sottoporsi a nuovi test antidoping. Questo punto è importante perché il fatto di risottoporsi agli stessi esami, per lo stesso motivo, dopo aver provato la propria innocenza, potrebbe rappresentare una violazione del diritto internazionale.
Gli atleti puliti potranno partecipare alla manifestazioni sportive sotto bandiera neutra e senza inno nazionale. Ma che clima ci sarà quando la nazionale russa giocherà le partite di Euro 2020 nei suoi stadi? Già, perché le partite del girone, come la finale di Champions League 2021 in programma a San Pietroburgo, non verranno cambiate, perché a detta della Wada non sono classificate come “evento importante”.
Ma le eccezioni non finisco qui…
Rimangono completamente fuori dal discorso la F1, i mondiali di slittino, di lotta e di hockey, con la prima che nonostante sia affiliata al Ciò (Comitato Olimpico Internazionale), la sua organizzazione avviene da un promoter privato che avendo siglato un accordo con un altro privato (Liberty Media), rende legalmente impossibile sospendere l’evento, e con le altre manifestazioni che non vedranno modificate le proprie mete perché ormai “troppo tardi” per spostarle (…quante ce ne saranno ancora?)
Non resta che aspettare. La totale indifferenza della RUSADA nel modificare nuovamente i risultati e della Russia nel coprirla, sono segno di una persistente volontà di sottrarsi alle regole, andando a scontrarsi con la cultura stessa dello sport. Inoltre la mancanza di autocritica nelle parole di chi giudica la sanzione esagerata, non fa ben sperare né per la riorganizzazione degli enti sportivi russi, né per la mentalità che dovrà fare da collante tra quest’ultimi e le istituzioni politiche.

Tommaso Gardella è nato a Milano nel 1997, studia Storia all’Università di Firenze