FORTE DEI MARMI – Alla Focata c’ero anch’io

Nella serata di sabato 27 agosto in piazza a Forte dei Marmi la rituale focata di fine stagione estiva. Tanta gente a guardare…

Guardare un fuoco che brucia, a parte essere in un campeggio o in un falò estivo sul mare, può non essere lo spettacolo più interessante del mondo. Ci sono tante altre cose che possono essere guardate e che possono rinfrancare l’animo umano. Ci sono le statue, ci sono i dipinti, ci sono i monumenti, ci sono i concerti, ci sono gli spettacoli. E poi ci sarebbero anche altre cose da guardare, senza dimenticare la televisione, più interessanti di un fuoco che brucia.

Ma se si va a guardare anche nella storia della cinematografia nostrana, si può vedere un film come “Amarcord” in cui il fuoco è il simbolo dell’inverno che muore. E a cui tutti accorrono per festeggiare. Con la banda che suona e i cittadini che ballano. A Forte dei Marmi di cittadini che ballavano sabato 27 agosto non ne ho visti. Ma gli ingredienti erano all’incirca i medesimi. La gente che guarda bruciare il fuoco. I cellulari ad immortalare l’evento per portarsene a casa un pezzetto. Qualche balneare che così saluta le sue spiaggine, metaforicamente parlando, dopo la tromba d’aria di qualche settimana addietro. Le forze dell’ordine che sorvegliano.

E naturalmente io che ho potuto vedere il tutto.

Ma come me altri hanno visto. Altri avranno sentito il calore assetante delle fiamme bruciare sopra un letto di sabbia appositamente preparato la mattina e il pomeriggio precedenti. Altri avranno potuto ammirare la fiamma salire verso il cielo mentre la banda suonava le sue musiche. Altri, ma veramente tanti, hanno tenuto in braccio figli e nipoti per fargli meglio vedere un fuoco che “purifica” il paese. Una fiamma che un tempo salutava i rimasugli di spiaggine lettini e pattini vecchi e dalla sua cenere la speranza di ricominciare l’estate successiva. E che oggi invece può sembrare un rituale inquinante e molto inutile.

Non potrei che essere d’accordo con chi dice questa ultima cosa. Ma dall’altro lato si tratta di un rituale storico per il territorio. Una questione questa su cui si pone una importante domanda: come sostituire eventualmente questo momento di passaggio della società versiliese? Come dare lo stesso significato ad una pratica simile che racconta la voglia di rinascere dalle ceneri delle cose vecchie e farne trovare di nuove ai prossimi turisti che verranno?

Se queste domande avessero delle risposte, credo che la società versiliese, il mondo del turismo versiliese potrebbe eventualmente fare un cambio di tradizione. Come in tante altre situazioni può essere già successo. Ma fino a che non ci sarà una spiegazione plausibile contro le fiamme della Focata fortemarmina, non si può dire ad un popolo di rinunciare tanto facilmente ad una pira di fuoco. Anche se evidentemente inquinante e poco in linea con gli eventi pirici che hanno flagellato il territorio nella estate che sta finendo…