Franceschini in un paese normale sarebbe a casa

di ALDO BELLI – Il lockdown sì, ma anche per il ministro della Cultura Dario Franceschini, il sopravvissuto del Novecento dei poteri forti

Domenica i professionisti dello Spettacolo sono scesi in piazza, come avremmo detto una volta quando le piazze – nel bene e nel male – erano il cuore della politica in Italia, chiedendo a gran voce le dimissioni del ministro della Cultura. Nel video che proponiamo possiamo ascoltare l’altra versione degli Aiuti di Stato: il video è di Anna Roma ed è stato pubblicato da Il Fatto Quotidiano su youtube (essendo semplicemente linkato alla fonte pubblica di youtube, spero di non incorrere in violazioni di copyright, la chiarezza del video mi è parsa troppo meritevole di ricevere un contributo alla sua divulgazione).

Nel mondo del teatro è diventata questa la prima emergenza sanitaria: applicare il lockdown al ministro della Cultura Dario Franceschini. E giacché non ha alcuna intenzione di chiudersi in casa volontariamente, sarebbe utile che lo invitasse a farlo il Parlamento.

In un paese normale l’inossidabile Franceschini sarebbe già seduto in poltrona nella sua abitazione, anziché nel palazzo del Collegio Romano. Lo dirò con due sole frasi.

La prima. Perché dal 31 gennaio 2020, giorno in cui Franceschini ha partecipato al Consiglio dei Ministri che dichiarò lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi, il Mibact avrebbe dovuto predisporre un piano operativo straordinario per gestire le attività teatrali e di spettacolo, modulato in previsione delle possibili varianti ed evoluzioni della pandemia. Avrebbe così garantito non solo il lavoro, ma anche il diritto dei cittadini alla fruizione della cultura. Non è stato fatto, consegnando la cultura italiana alle decisioni del giorno per giorno e procurando un grave danno economico all’intero settore.

La seconda. Perché, proprio in mancanza di una strategia, ha dilapidato e prosegue a dilapidare milioni di denaro degli italiani che scompariranno nei buchi di bilancio dei vari enti, pubblici o privati che siano: senza ottenere, ovviamente, né garanzia di lavoro né il diritto alla cultura dei cittadini. Franceschini, in fondo, non ha inventato niente di nuovo in Italia: come dopo i terremoti quando il governo, subito zelante e caritatevole, scaricava miliardi di lire per la ricostruzione e i miliardi giungevano a destinazione sì, ma la gente continuava a rimanere per anni nelle roulotte.

Purtroppo, non siamo un paese normale. Ma non perdiamo le speranze.

(foto: aalkab – licenza pixabay https://pixabay.com/it/photos/porta-blu-arrugginito-ingresso-1587863/ )