Giovanni Bianconi “Un pessimo affare”

(Solferino edizioni). Coincidenze e depistaggi delle stragi di mafia, la verità storica, nel nuovo libro del giornalista del Corriere.

Il nuovo libro di Giovanni Bianconi – in libreria dal 7 giugno – aggiunge un capitolo alla storia italiana del dopoguerra.

Il “pessimo affare” nel quale riprendono vita le inquadrature della Strage Borsellino, appartiene a quel pezzo d’Italia che ha scavalcato anche il passaggio dalla Repubblica del 1948 alla Seconda Repubblica – come è stata sbrigativamente definita dopo la fine dei grandi partiti costituenti.

I tasselli che Bianconi ha incontrato negli anni nel suo lavoro di giornalista d’inchiesta vengono sistematizzati nelle 224 pagine edite da Solferino. La loro sintesi sta nel titolo del quarto capitolo: “Una storia troppo semplice”. Semplice come l’intero filo eversivo che ha attraversato la Repubblica dal Bandito Giuliano alla Strategia della Tensione fino agli Anni di Piombo e alla Trattativa Stato-Mafia – nella quale s’inseriscono anche le tragiche morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino condivise dalle loro scorte.

Bianconi è uno dei quei giornalisti che hanno contribuito a rendere giustizia alla Storia, inviato e firma di punta del Corriere della Sera, ha pubblicato “Mi dichiaro prigioniero politico. Storie delle Brigate Rosse” (2003), “Eseguendo la sentenza. Dietro le quinte del sequestro Moro” (2008), “Il brigatista e l’operaio” (2011), L’assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone” (2017). Ma i libri rappresentano solo l’occasione di raccolta, poiché la tastiera del watchdog journalism – il giornalismo cane da guardia contro l’illegalità del potere – è la normalità del lavoro che segue la cronaca e le vicende giudiziarie.

E’ così che quella “storia troppo semplice” riunisce paradossalmente la creazione del falso pentito e la trama del depistaggio di Stato con la verità che non avrebbe bisogno del microscopio per venire riconosciuta alla luce del sole. Intrighi e coperture sull’assassinio di Falcone e Borsellino sì: ma non si tratta del medesimo schema – ricostruisce Bianconi – associato alle carte del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa o all’onorevole Pio La Torre? Le false piste delle stragi neofasciste degli anni Settanta?

Il “pessimo affare” che intitola il libro si riferisce al boomerang dell’impennata mafiosa contro lo Stato democratico che porterà a nuove leggi contro la criminalità organizzata. E in questo spaccato si cela il mistero del perché le intelligenze più forti del crimine organizzato ad un certo punto si sentirono forti al punto da poter decidere un attacco frontale di quelle proporzioni. Nell’alta criminalità organizzata non accade mai niente per caso.

La ricostruzione di Giovanni Bianconi, naturalmente, è ricca di fonti, rigorosa, e dall’intreccio di documenti e testimonianze emerge la verità storica. La verità storica non sempre corrisponde alla verità giudiziaria, ma è la verità storica che rende sempre giustizia. Questo è il grande merito, insostituibile, del giornalismo d’inchiesta. Quello vero, naturalmente.

(foto di sfondo cover: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/992250)