Giuseppe Cordoni poeta

di MORENO BUCCI – Eravamo nel 1978 e Giuseppe non aveva ancora trovato un editore per le sue poesie. “DAL MARE DELLA SERA”.

Cinquant’anni fa la Sinistra socialista della provincia di Lucca aveva già un “foglio: “LA COMUNE giornale socialista”. Direttore responsabile era Luigi Bisanti. Ci pubblicavamo le nostre idee sulla politica e sul mondo. Quel gruppo vantava una forte amicizia con Giuseppe Cordoni, uomo di grande cultura e, tra l’altro, poeta. Un grande amico fin dalle scuole superiori.

Eravamo nel 1978 e Giuseppe non aveva ancora trovato un editore per le sue poesie. La Comune decise allora di far conoscere i versi di Cordoni e pubblicò, tramite la Tipografia Santini Mario snc di Viareggio, il suo primo libro di poesie: “DAL MARE DELLA SERA” (Racconto in versi).

Ne presento tre: la prima, l’ultima ed una colta nel mazzo.


SPOSAVANO LIBERE IL MARE

Sposavano libere il mare
vent’anni fa qui le dune.
Da ragazzo quasi un’impresa giungervi d’estate.
Solo con la tua sete d’orizzonte
non ancora ferito; sulle piste indecise
solo note ai pastori, ai cacciatori
di frodo, arsellari; ai poveri
che andavano a straccali dopo le libecciate
per scampare a un inverno.

Profonda la pineta era mistero,
ispida soglia verso il tuo infinito.
Tu più ansioso a seguirlo da lontano.
Era così innocente il tuo appetito
di libertà. Inabitata l’anima si dava
a quel vuoto celeste. Veloce ti svestivi
sui saliscendi torridi di sabbia.
Un tuffo e ti bastava: pienezza
senza giochi di parole.

La metastasi poi esplose cieca
del cemento nel verde. La babele di pena.
L’acciaio e il vetro duro. Ci preme contro
un vento senza baci; la battima
sgomitola rovine. Sbriciola un’onda sola
il suo freddo infinito.

E d’un amore d’altre età
la spina che ritorna, che t’assilla
qui è un lusso che nascondi assieme ai pochi
già dispersi sul mare della sera.

(Disegno della copertina: Renato Santini)

SALPATI UN GIORNO, SALPATI

Salpati un giorno, salpati
per altri mari. Visi che il tempo ha mutato,
ma che ricordi freschi alla partenza.
Qualche segno che esiste
ancora da qualcuno ricevi.
Auguri d’improbabili ritorni, cartoline
che illustrano per te luoghi irreali.
Tracce: soltanto frammentarie tracce.
Non bastano al ritratto d’un destino.
Ami queste parvenze
ora di vite sfumate
mentre il crepuscolo esala
avare sere di
rifugi amici.

(Il giorno della presentazione del libro,
nella Biblioteca Comunale di Viareggio)

CADUTO ORMAI L’INUTILE FOGLIAME

Caduto ormai l’inutile fogliame
questo freddo ci smagrisce;
nudi rami perduti
sotto la volta degli astri.

Nulla più cade;
né il fuoco che divora,
né la pioggia più dolce.

E’ l’invasione del silenzio.
Si tocca l’ossatura della pena
che sostiene la terra.