di BEATRICE BARDELLI – Lunedì, 27 gennaio ore 21:15 lo spettacolo ad ingresso gratuito di Piero Nissim nel Giorno della Memoria.
Lunedì, 27 gennaio, ricorre il Giorno della Memoria ed il Teatro Nuovo di Pisa ha voluto commemorarlo offrendo al pubblico, gratuitamente, alle 21,15, il nuovo spettacolo di Piero Nissim, “Gli eroi semplici”, dedicato alle figure del padre Giorgio Nissim, di Don Arturo Paoli, di Gino Bartali e di altri protagonisti e protagoniste della Resistenza civile al nazifascismo in Toscana.
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell’Olocausto. Quella storica mattina i soldati russi trovarono circa settemila ebrei detenuti nel Lager di Auschwitz-Birkenau, costruito a circa 70 chilometri da Cracovia dopo l’invasione tedesca della Polonia e assurto alle cronache della storia della Seconda guerra mondiale come il più grande centro di reclusione e di sterminio del regime nazista. Ad Auschwitz trovarono la morte oltre un milione di deportati ma la stima degli ebrei sterminati dai nazisti, uomini, donne, bambine e bambini, ammonta a ben sei milioni.
Uno spettacolo per non dimenticare mai. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare” ha scritto Primo Levi, l’autore di un libro straordinario, “Se questo è un uomo”. Partigiano antifascista, ebreo e per questo deportato nel febbraio del 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz anche Primo Levi fu liberato dall’Armata Rossa il 27 gennaio del 1945.
Giorgio Nissim, un eroe silenzioso
Nel Giorno della Memoria Piero Nissim, musicista e cantore della memoria del padre, Giorgio Nissim, un convinto antifascista pisano che, tra il 1943 e il 1944, divenne il principale animatore della rete clandestina Delasem (Delegazione per l’assistenza degli emigranti ebrei) in Toscana dove, solo tra le province di Pisa, Livorno e Lucca (dove alla fine della guerra fonderà la comunità ebraica), riuscì a mettere in salvo almeno 800 ebrei e per questo sarà insignito, post mortem, della Medaglia d’oro della Repubblica Italiana alla memoria al Valor Civile.
Di questo suo straordinario lavoro di organizzazione clandestina, tuttavia, non trapelò mai nulla per quasi trent’anni.
Giorgio Nissim fu un eroe silenzioso, un “eroe semplice” come lo ha definito il figlio Piero in questo splendido spettacolo dedicato alla memoria di quelli che ha definito “Gli eroi semplici”, uomini e donne protagonisti della Resistenza civile al nazifascismo in Toscana. Eroici nell’azione e per il coraggio che misero al servizio dei perseguitati, ebrei e non solo, durante il periodo più tragico della storia d’Italia del Novecento.
Giorgio Nissim: un uomo coraggioso. La sua storia straordinaria è stata scoperta solo per caso perché aveva lasciato in eredità ai figli (era morto il 1° aprile del 1976) un diario scritto a mano nel 1971, in una calligrafia quasi incomprensibile, come riferisce il figlio Piero in questo video:
Solo agli inizi del Duemila, a 30 anni dalla sua scomparsa, quel diario è stato pubblicato, restituendo alla collettività le “memorie di un ebreo toscano”.
Lo spettacolo
“Non si tratta dello stesso spettacolo che aveva debuttato al Teatro Verdi di Pisa nel 2017 – tiene a precisare Piero Nissim – perché in questa riedizione il regista ha voluto inserire nella pièce alcuni spezzoni di un video RAI, curato dalla giornalista Vera Paggi, in cui alcuni protagonisti di allora (don Arturo Paoli, Maria Eletta Martini ed altri) introducono con le loro interviste i fatti reinterpretati sulla scena”.
“Si tratta, quindi, di un intreccio fra documenti storici e finzione teatrale che dà a quest’ultima la forza e la credibilità di una storia vera, nata dal basso nella sua incredibile semplicità e umanità”.
Gli interpreti
In scena, oltre allo stesso Nissim nella parte del figlio, di poeta e menestrello, primeggia il poliedrico attore Matteo Micheli nel ruolo di Giorgio Nissim, affiancato da Leonardo Ferri, un ben centrato don Arturo Paoli e da un convincente Fabiano Cambule nei ruoli, rispettivamente, di Gino Bartali e di un Ufficiale tedesco.
Le interpretazioni delle figure femminili sono tutte dell’empatica attrice Daniela Bertini che si districa abilmente fra i diversi personaggi: la signora Greve, salvata e assistita da Nissim, la giovane Renata Martini che disegnava gli stemmi per le carte di identità false, l’anziana badessa del convento di clausura di Assisi che accoglie Gino Bartali, il “postino clandestino”, che contribuì a salvare centinaia di ebrei in fuga da altre nazioni europee. Per il suo contributo, nel 2013 l’organizzazione Yad Vashem gli assegnò il titolo di “Giusto fra le Nazioni”. Sarà sempre l’attrice pisana Daniela Bertini ad interpretare anche la moglie ebrea lituana di Giorgio Nissim, Myriam Plotkin, che forte del suo tedesco, riuscì a contrattare con l’ufficiale delle SS il rilascio di alcuni giovani presunti partigiani e di alcune mucche razziate, essenziali per la sopravvivenza della popolazione locale.
La consolle tecnica è stata affidata al giovane Francesco Guarneri che, dalla cabina di regia, accompagnerà alla chitarra solista Piero Nissim nei suoi canti.
La mattina del 28 aprile, infine, alle 9,30, si terrà la replica dello spettacolo per i ragazzi delle scuole cittadine che avranno modo di ascoltare una storia vera e semplice, nata “dal basso”, che, sicuramente, salirà ai loro cuori. All’amicizia tra Gino Bartali e Giorgio Nissim il musicista Piero Nissim ha dedicato una ballata: “Giorgio e Gino”.
Chi è Piero Nissim
Nato a Lucca il 5 febbraio del 1946 è un musicista, esperantista e burattinaio italiano. Ha partecipato spesso in tutta Italia ad eventi pubblici in memoria dell’impegno del padre per il quale ha ricevuto – insieme alle sue due sorelle – il Gonfalone d’argento da parte della Regione Toscana.
La carriera artistica di Nissim ha avuto inizio a metà degli anni 1960 quando è interessato alla musica popolare ed ha fatto parte del Canzoniere Pisano e del Nuovo Canzoniere Italiano fino al 1970. In seguito si è avvicinato al mondo del teatro e dei burattini. Nel 1976 con Claudia Brambilla dette vita ad una compagnia “Crear è bello. Teatro di burattini di Pisa” che in pochi anni diventerà una delle più conosciute sia in Italia che all’estero nel campo del Teatro di Animazione. Piero Nissim continuerà a scrivere musica per i suoi spettacoli teatrali e nel 2005 riprenderà a fare concerti dal vivo con un repertorio di canti ebraici e canti yiddish in cui ripropone le musiche che, ascoltate fin dall’infanzia, hanno fatto da substrato alla sua formazione artistica e musicale.
Piero Nissim è inoltre vicino al movimento esperantista. Ha tradotto alcuni canti yiddish in lingua esperanto e si è esibito spesso nel corso di incontri esperantisti sia italiani che internazionali. Nel 2014 ha vinto il Premio Nazionale Paolo Borsellino per la sezione cultura. Un grande musicista.
La ballata di Franco Serantini
Se oggi la fortuna delle canzoni si arena dopo pochi mesi dal loro lancio pubblicitario, non era così negli anni Settanta quando Piero Nissim riuscì a scrivere una canzone che ancora oggi, a distanza di oltre 60 anni, viene cantata ogni 7 di maggio a Pisa da tutti coloro che non vogliono dimenticare. “La ballata di Franco Serantini”, che fa parte del volumetto “Canti della lotta dura” a cura di Piero Nissim (edizioni Savelli, 1974), onora e rende giustizia storica al giovane anarchico sardo, Franco Serantini, orfano e ristretto al riformatorio di Pisa “Pietro Thouar” in regime di semilibertà, che, pestato a morte a 20 anni il 5 di maggio del 1972 nel carcere di Pisa per aver partecipato ad una manifestazione indetta da Lotta Continua contro il comizio di Beppe Niccolai, politico del Movimento Sociale Italiano. Il presidio venne attaccato dalla polizia; durante una delle cariche Serantini venne in contatto con un gruppo di agenti del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e fu arrestato. Morte e indagini. Il 7 maggio, dopo due giorni, Serantini venne trovato in coma nella sua cella e trasportato al pronto soccorso del carcere. Morirà alle 9:45. Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere fecero richiesta al Comune per l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L’ufficio del Comune rifiutò, mentre la notizia della morte di Serantini si diffondeva in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decise insieme all’avvocato Massei di costituirsi parte civile, azione possibile con una adozione post mortem, dato che il giovane non aveva parenti. Il giorno dopo si fece l’autopsia: l’avvocato Giovanni Sorbi, uscendo dall’obitorio dell’Ospedale di Santa Chiara, dichiarò: “È stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi». I suoi funerali, il 9 maggio 1972, videro una grande partecipazione popolare. Il 13 maggio, in piazza San Silvestro, dopo una manifestazione indetta da Lotta Continua con un comizio conclusivo di Gianni Landi per gli anarchici e di Adriano Sofri per Lotta Continua, venne apposta una lapide in ricordo di Franco Serantini all’ingresso del palazzo Thouar, ultima sua residenza. Le manifestazioni e le iniziative per ricordare Serantini si rinnoveranno, anno dopo anno. A Torino gli verrà dedicata una scuola, nel 1979 a Pisa nascerà la biblioteca omonima e nel 1982, in piazza S. Silvestro, verrà inaugurato un monumento donato dai cavatori di Carrara. La vicenda di Serantini rimarrà all’attenzione dell’opinione pubblica: attraverso una campagna stampa dei giornali di area antagonista e tramite il libro di Corrado Stajano “Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini”, uscito nel 1975 e successivamente ristampato. Nel 1977 il dottor Alberto Mammoli, medico del carcere Don Bosco, dopo essere stato sottoposto a processo e prosciolto dal Tribunale rispetto alla sua responsabilità nei confronti del detenuto, sarà vittima di una vendetta da parte di chi lo riteneva responsabile della morte del Serantini. Un anarchico sardo, compatriota della vittima, gambizzò il medico come unico responsabile. Il ferimento venne rivendicato da un gruppo armato che operava in quegli anni, Azione Rivoluzionaria. Nel 2022 per Sellerio uscirà il libro di Michele Battini “Andai perché ci si crede”, una sorta di testamento politico e morale del ventenne anarchico che ripercorre l’intera sua vicenda alla luce dei documenti storici conservati presso l’omonima Biblioteca pisana.

Beatrice Bardelli, giornalista, vive a Pisa dove si è laureata alla Facoltà di Lettere in Lingua e Letteratura tedesca (indirizzo europeo). Iscritta all’O.d.g. della Toscana dal 1985, ha collaborato con numerose testate tra le quali Il Tirreno, Paese Sera, Il Secolo XIX, La Nazione e L’Unione Sarda. Si è occupata di cultura, spettacoli – teatro e cinema, ambiente, politica, società e salute. Dal 2000 attivamente impegnata nelle lotte dei vari movimenti e comitati a difesa dell’ambiente e della salute, dell’acqua pubblica e contro il nucleare, collabora con la Rete per la Costituzione.