di FRANCESCO SINATTI – Una riflessione tra presente e passato remoto, nell’intreccio della storia che l’Europa rischia di avere dimenticato.
La storiografia ufficiale ha sempre sostenuto che il cadavere del Furher fu trovato bruciato, insieme a quello della neo moglie Eva Braun, a due passi dal bunker di Berlino, il 30 aprile del 1945.
Questo è ciò che l’informazione, o meglio la propaganda, Alleata ha voluto far credere alla comunità internazionale, per almeno una settantina d’anni, del resto cosa c’era di meglio, se non far morire uno dei più “sanguinari” e folli dittatori (che la storia avesse mai concepito) proprio accanto alle macerie del suo bunker?
Il “crollo definitivo” dai palazzi governativi delle croci uncinate, delle aquile, il tramonto “dell’utopia ariana” del dominio sul mondo: era un finale rassicurante, l’immagine del “mostro” definitivamente sconfitto, con il tragico e miserevole ritrovamento dei resti umani, immediatamente presi in consegna dalle truppe Russe, arrivate per prime, sulla macabra scena del “suicidio”.
Come in tutti i gialli che si rispettino, però, un finale troppo scontato potrebbe nascondere un abile e dissimulata fuga, del resto, quale miglior copertura, se non la “presunta morte” del leader nazista, avrebbe potuto spazzare via tutti i dubbi su un ipotetica “combine con fuga”?
Di fatto, gli Alleati non avrebbero dovuto dare “scomode spiegazioni”, Hitler, avrebbe avuta salva la vita, nessuno si sarebbe più occupato di cercarlo, nemmeno i nostalgici nazisti avrebbero tentato di “resuscitare” un leader “certamente morto”!
Voilà, in un sol colpo, con la “presunta morte”, si otteneva il duplice risultato di mettere a tacere quello che, per alcuni anni, era stata la disumana prospettiva che il mondo aveva avuto davanti ai propri occhi: “marciare tutti a passo d’oca”, alzando il braccio destro, pronunciando la formula di rito: “sigh heil!” Senza dare, tuttavia, spiegazioni “definitive” all’opinione pubblica mondiale, sull’appartenenza dei resti mortali, del “demonio in persona”, o meno.
“Most wanted” in Argentina: i documenti “desecretati” dagli USA
Possiamo veramente credere che le cose siano andate così? Che la follia umana si sia dissolta in un giorno di primavera del 1945? Troppe sembrano le circostanze che potrebbero far pensare che la morte più discussa del XX secolo potrebbe essere avvenuta in altro modo, in altro luogo.
Al di là, dei sommari confront fra le arcate dentali del dittatore ritrovate presso due dentisti frequentati da “herr Hitler”, i Russi non hanno comunque permesso l’estrazione del DNA dai denti, per un confronto con quello appartenuto al soggetto in questione, non si sono mai resi disponibili ad un confronto a base di materiale genetico! Perché?
Non solo, sembra che i frammenti delle ossa del cranio in possesso sempre dei Russi, ossa recuperate un anno dopo (in una fossa comune con sette, otto cadaveri) non siano appartenuti ad uomo, bensì ad una donna, in ultima istanza, come si può credere che sommari riscontri medico legali dell’epoca, non asseverati da esami fatti con metodi più moderni, possano garantirci da sorprese “inconfessabili”?
L’ equipe medica francese, invitata dai Russi recentemente per fare chiarezza sul mistero, avrebbe però messo, definitivamente, la parola fine al “caso Hitler”, l’uomo che scrisse il “Mein Kampf”, non sarebbe sopravvissuto ai resti umani, conservati e analizzati, alla Lubianka (Mosca).
Anche se, fra i documenti desecretati, di recente dagli USA, “una velina” dell’FBI (in brutta copia), datata qualche mese dopo la fine della seconda guerra mondiale, segnalerebbe la presenza del “nostro uomo” proprio in Argentina, per la precisione in Patagonia. A chi credere? Accreditare una o l’altra versione? A questo punto, avrebbe più il sapore dello “scoop storico”.
Più che non la prospettiva, più suggestiva, che “l’ideologia messianico nazista” NON sia morta (con “der Furher”), ma che intesa come: “dominio GLOBALE del mondo”, abbia fatto invece proseliti a legioni, proprio ai giorni nostri, con le stesse strategie adeguate ai tempi! Che dire?
“U – boat” nella “baia di San Matias” (Patagonia – Argentina)
I sospetti che via via, la Storia, si è incaricata di lasciare come “la scia di una lumaca”, lungo il percorso del “fuggitivo”, alimentano anche una potenziale e verosimile fuga. Dal bunker di Berlino in Argentina? Sì, sembrerebbe proprio la destinazione ultima del ricercato.
Quindi?…. I rapporti di Cia e Fbi in mio possesso dimostrano che John Edgar Hoover, il potente capo del Federal bureau of investigation, sguinzagliò i suoi agenti in Sudamerica perché non aveva creduto alla farsa del suicidio di Hitler e del falò wagneriano della salma nel cortile della Cancelleria». (mostra un’informativa dell’’Fbi, datata 21 settembre 1945, che parla dell’’aiuto fornito da funzionari argentini a Hitler, sbarcato da un sottomarino e nascostosi ai piedi delle Ande). «In una nota “secret classification” della Cia, inviata dalla Colombia il 3 ottobre 1955, un agente scriveva: “Adolph Hitler still alive”, è ancora vivo».
La “leggenda” che Hitler sia riuscito a raggiungere l’Argentina continua ad essere supportata da fonti autorevoli e dettagliate, se vogliamo molto recenti, visto che questo articolo data 28 dicembre 2012 e riguarda un intervista, molto lunga, con il nipote di Renzo de Felice, massimo esperto e storiografo del “Fascismo”.
L’Europa, non ha imparato “la lezione nazista”
In seguito alla tragedia della Seconda guerra mondiale, gli statisti del dopoguerra, capirono che bisognava porre rimedio agli errori commessi, eliminando le cause dei conflitti intra europei, fu così che crearono un embrione di quella che sarà la futura idea di Comunità Europea dando vita alla CECA, primo esperimento pan Europeo per il controllo dei mercati del carbone e dell’acciaio.
Da quell’esperimento, si passò alla costituzione del mercato comune europeo: il MEC, ed in seguito al “serpentone monetario europeo”, conosciuto come SME, che pose le basi per una nuova integrazione comune fra finanza e mercati, chiamata: CEE, Comunità economica europea, per poi arrivare (ai giorni nostri), con il trattato di Maastricht, che avrebbe dovuto creare i presupposti della c.d. “Unione Europea dei popoli”, sotto l’egida della moneta unica chiamata “Euro” (n.d.r. una cagata pazzesca!).
Dopo un ventennio di governo, si capisce che l’Unione Europea non è quel “paradiso in terra” celebrato dai padri fondatori, ma al contrario, con la moneta unica (l’euro) è divenuta un “accrocchio finanziario”, senza legittimazione alcuna!
L’Europa a ventisette ha dato origine a una formidabile serie di tensioni, fra economie diverse, bisognose di “ricette” di politica economica e finanziaria opposte. Ricette ovviamente sconosciute “al governo delle brume di Bruxelles”, che con burocrazie lontane dalle capitali europee, amministra la sovranità sugli Stati come una “satrapia”, in modo arbitrario e inefficace, fino a creare i presupposti per un fragoroso disfacimento dell’Unione stessa.
A poco più di vent’anni dalla sua costituzione con la “Brexit”, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, si è appena dimostrato il rischio che corre “questa Europa” che, evidentemente va stretta a tutti i capi di Stato europei, meno che alla Von der Leyen, guarda caso “crucca”, nel peggior stile tedesco! Ancora loro? Si ancora loro!
Austerity, inflazione & debito, senza una banca centrale
I danni creati dall’Unione Europea ai suoi aderenti sono ingenti, sotto gli occhi delle opinioni pubbliche: la “pervicace” politica di controllo dell’inflazione e della spesa pubblica, modello Bundesbank, senza il Marco, l’occhiuto controllo degli aiuti di stato in politica industriale (intra europea), a scapito di politiche di dumping extra UE, vedasi alla voce: Cina.
Quest’ultima si serve abbondantemente di aiuti di stato per il rifinanziamento di società e di settori in crisi. La UE, invece, favorendo altresì la concorrenza interna (con tutta una serie di regole intra-comunitarie) dimentica, però, che siamo in un mercato globale, dove le regole sulla concorrenza vengono puntualmente disapplicate, a favore dei dazi.
Così facendo si è favorita la stagnazione della crescita del prodotto interno lordo UE, la disoccupazione, la crescita del debito pubblico (intra Stati dell’Unione) che, non è espresso in Euro, ma in valuta nazionale (1 euro al valore di cambio 1936,27 lire), dimezzando (se non peggio) il potere di acquisto dei salariati e della classe media.
Non contenti, mentre si “azzerava” la capacità produttiva di tutti gli Stati Europei, “disintegrando” la Grecia (opera di Von der Leyen e Lagarde, guarda il caso!), si optava per una politica energetica “folle” che, invece di favorire le importazioni energetiche dai paesi a più basso costo della materia prima, vedi Gas della Russia, si è andati cercando “cervellotiche” politiche energetiche che non hanno fatto altro che aumentare i prezzi, alla pompa di benzina e alla presa di corrente (con le bollette)!
Con una conseguente accelerazione delle masse monetarie (M1, M2, M3) che, di fatto, hanno portato l’inflazione in doppia cifra in tutta l’area Euro. Bravi bene bis, dei geni della finanza, premi Nobel dell’economia!
Ma il controllo dell’inflazione non era forse il Diktat degli “apprendisti stregoni” dell’Eurotower e della BCE? “Inflazione deve restare entro il 2%!”.
“Esplosa al 12%, l’inflazione reale (area UE), un anno fa galoppava in doppia cifra, richiedendo, a oggi, un irrigidimento monetario con un rialzo plurimo dei tassi d’interesse “core”, delle banche centrali di mezzo mondo! “Congratulations, you are fired!” direbbe Trump nel noto reality americano (girato con Briatore), ma invece sono ancora tutti lì alla “greppia di Bruxelles!”
La ricetta perfetta per “la Weimar europea 2024”
La Repubblica di Weimar è il periodo della storia tedesca compreso tra la fine della Prima guerra mondiale (1914-1918), guarda caso, e l’avvento del nazismo nel 1933. In quegli anni (1919-1933) la Germania fu retta da una democrazia parlamentare, cioè, caos e anarchia.
Il governo parlamentare creato emendando la costituzione del 1848, in preda ai militari, ai socialisti e ai malumori delle sinistre spartakiste, favori “il demone dell’inflazione”, durante il periodo della grande depressione, innescata dalla caduta di Wall Street del 1929, che s’impadronì della Germania (post prima guerra mondiale). Al punto tale, che la gente per comprare il pane, andava con cariole “piene di marchi” inflazionati! I tedeschi rimasero shockati per sempre e, da quel momento, metteranno “mano alla pistola”, tutte le volte che sentiranno parlare d’inflazione! Ma l’inflazione non è il demonio, come non lo sarebbe il “debito pubblico, fatto in dosi ragionevoli.
“L’orologiaio del demonio”
Gli accadimenti degli ultimi anni ci riportano proprio al caos che si respirava nella Repubblica di Weimar: la paura del bolscevismo, le ambizioni di un popolo piccolo borghese che si sentiva attratto dalle tesi del nazionalsocialismo, aprirono la strada della Cancelleria all’ex “caporale con i baffetti e lo sguardo delirante” che guardava alle sorti della Germania, post bellica, con il “furore” dello sconfitto ritornato alla “vittoria”.
È noto che, la pandemia di COVID 19, con le sue paure (medievali) ha aperto la strada a nuove forme di controllo dell’umanità, che poco o nulla hanno a che fare con la “sicurezza sanitaria”, tramite questi shock endogeni, economici e sanitari nelle società del primo mondo, (si realizza un conflitto con altre tecniche). Gli ultimi sviluppi riguardanti le politiche comunitarie ambiscono, nemmeno troppo velatamente, a riprodurre modelli di società dis-topiche come quelli descritti G. Orwell, in “1984”, e modelli sociali nichilisti, vedi, “Metropolis” (F. Lange 1926), la presenza di controlli tecnologici raffinati permettono, a pochi, di controllare masse “zombizzate”.
Dove, trattamenti medici, prassi burocratiche, strumenti finanziari, disinformazione, rendano coloro che li subiscono, più disposti a seguire il c.d. “modello di controllo cinese”, ad accettare “il riconoscimento facciale” come una conseguenza di una “rinnovato concetto di sicurezza”, e del controllo personale direi! Oltre alla tracciatura di tutte le transazione economiche, l’eliminazione del contante, divenuti strumenti di controllo anch’essi dei comportamenti dell’individuo. Benvenuti nel futuro “orwelliano” dell’Unione! Anche no, grazie!
L’assurgere dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a supremo strumento di controllo internazionale delle pandemie, dovrebbe decidere le sorti del mondo con il “green pass”, per la pandemia prossima futura, (del resto profetizzata dal sistema), punta alla realizzazione del “grande reset” globale, senza nemmeno più mascherarsi, lo si dice chiaro, alla luce del sole! Senza pudore. Il “golden billion”, sarà il miliardo che governerà, su coloro che “sopravviveranno” alle prossime pandemie già programmate.
Il parallelismo con il nazismo è scontato considerando che anch’esso usò metodi “non tradizionali” per ridurre all’obbedienza milioni di essere umani “zombizzati” nei campi dì concentramento, prassi mediche aberranti, sistemi di controllo altamente burocratizzati, propaganda, polizie altamente specializzate per il riconoscimento, SS (Schutz Staffen), genetica ed esperimenti sugli esseri umani (al posto delle cavie). Poi, al termine della Seconda guerra mondiale, tutto ciò, apparentemente, sparirà! come abbiamo appena detto, apparentemente! Appunto!
O.d.e.s.s.a, gli USA & I criminali nazisti
Non tutti sanno che durante i mesi finali del conflitto e nei mesi successivi alla fine della guerra, programmi di fuga per ex criminali nazisti erano stati messi appunto sotto la copertura d’importanti organizzazioni non governative e da “canali” inseriti in associazioni cattoliche.
“ODESSA (acronimo tedesco di Organisation Der Ehemaligen SS-Angehörigen, “Organizzazione degli ex membri delle SS”) fu una rete di ex gerarchi e criminali nazisti fuggitivi, organizzata verso la fine della Seconda guerra mondiale da un gruppo di ex ufficiali delle SS con la collaborazione e l’aiuto di alcuni soggetti nel Vaticano per consentire la fuga dei gerarchi nazisti in America Latina, principalmente in Cile e Perù.
Il concetto di una struttura organica e unitaria dedita al salvataggio e alla copertura di SS e criminali nazisti denominata ODESSA diviene noto nel 1972,[1] grazie al grande successo[2] del romanzo thriller Dossier Odessa, scritto dal celebre scrittore di spionaggio Frederick Forsyth – avvalendosi anche della consulenza di Simon Wiesenthal (fonte Wikipedia).
L’America Latina, è stata la via di fuga privilegiata per molti degli ex gerarchi nazisti e, per tutti coloro che avevano più o meno collaborato con il III REICH, molti di loro si sottrassero all’arresto grazie a queste complicità e alle reti messe in piedi, tra la fine e subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale dagli stessi imprenditori tedeschi insieme ad un ristretto gruppo di alti graduati nazisti, che avevano capito che non avrebbero avuto altra possibilità per uscire vivi, dalla tragica fine, della Germania nazista.
“…Secondo alcune ricostruzioni, la nascita di Odessa va fatta risalire ad un momento anteriore alla fine della guerra: il 10 agosto 1944, alla Maison Rouge di Strasburgo, settantasette nazisti che non si facevano alcuna illusione su quello che sarebbe stato l’esito finale della guerra si riunivano per organizzare la loro salvezza. Pare fossero lì presenti i portavoce dei più alti gerarchi, quali Martin Bormann, Albert Speer ed i più importanti industriali e banchieri tedeschi. I primi miravano solo a fuggire, i secondi a conservare gli immensi guadagni accumulati con le forniture belliche allo Stato tedesco…”(fonte: come sopra)
Ma, anche la società americana di allora, mise sotto copertura parecchie personalità di primo piano del regime nazista, per ovvi ed evidenti motivi, tutti gli scienziati che avevano a che fare con i sistemi d’arma più avanzati del III RAICH, erano fondamentali per la corsa agli armamenti che si sviluppò, subito dopo Yalta, direttamente con gli ex alleati Sovietici. Fra questi figura di spicco Wernher Von Braun: (Wirsitz, 23 marzo 1912 – Alexandria, 16 giugno 1977) è stato un ingegnere e ricercatore tedesconaturalizzato statunitense, una delle figure principali nello sviluppo della missilistica nella Germania nazista prima e negli Stati Uniti poi, dove è ritenuto il capostipite del programma spaziale statunitense.
Come maggiore delle SS (Sturmbannführer), prima e durante la Seconda guerra mondiale lavorò allo sviluppo dei razzi in Germania, campo in cui ottenne successi senza precedenti. Fu l’ideatore del disegno e della realizzazione dei razzi V2 che colpirono Londra nel corso del Secondo conflitto mondiale. Dopo la guerra, assieme ad altri scienziati del suo gruppo, si consegnò alle forze statunitensi che, comprendendo il suo elevato talento scientifico, lo impiegarono immediatamente nello sviluppo dell’Operazione Paperclip, di natura segreta. Von Braun lavorò con l’esercito statunitense, per venire poi assimilato definitivamente nella NASA.
Con l’operazione “Paperclip”, gli USA fecero il “pieno” di scienziati tedeschi. L’operazione Paperclip fu un programma segreto della Joint Intelligence Objectives Agency (JIOA) portato avanti specialmente dagli agenti speciali del CIC. In questo progetto più di 1.600 scienziati, ingegneri e tecnici tedeschi, come Wernher von Braun e il suo team del missile V-2, furono deportati dalla Germania nazista negli Stati Uniti, affinché fossero assunti dal governo statunitense, principalmente tra il 1945 e il 1959. Alcuni erano ex-membri del Partito nazista, altri ex leader.
Il primo scopo dell’operazione Paperclip fu di avvantaggiare l’esercito statunitense rispetto a quello sovietico nella guerra fredda e nella corsa allo spazio. L’Unione Sovietica rispose reclutando con la forza più di 2,200 specialisti tedeschi – un totale di più di 6.000 persone includendo le famiglie – attraverso l’Operazione Osoaviakhim durante la notte del 22 ottobre 1946.
In conclusione, non solo l’America Latina, ma si può ritenere che anche, il ruolo degli USA, non fu secondario nell’integrazione di soggetti che, con “l’ideologia nazista” avevano avuto a che fare, e che di questa erano brillanti interpreti, certamente in chiave tecnico scientifica, ma si portavano dietro, anche, una “storia” ed un vissuto molto personale.
Del resto, che cosa non si farebbe per avere il dominio sul mondo? Anche i patti con il diavolo.
(foto: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/1121346)
Francesco Sinatti è nato a Siena, esperto di giornalismo di inchiesta.