I medici cubani, la Brigada “Henry Reeve” e la foto di Fidel

QUI CUBA – Inizia una serie di articoli per fare conoscere il volto di Cuba senza pregiudizi

Per difendere il diritto di Cuba e dei cubani ad essere raccontati, in Italia, senza pregiudizi preconcetti ma soltanto sulla base di dati concreti che ne diano un quadro non alterato, con questo mio primo articolo, ho deciso di dare inizio su Toscana Today ad una serie di articoli  che si chiamerà “Qui, Cuba” dedicata alla storia ed alle eccellenze cubane.                                                                                                       

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Il concetto di Patria/mondo

A chi conosce gli Stornelli d’esilio (1895) dell’anarchico Pietro Gori, non sarà sfuggita l’assonanza tra le parole pronunciate dal dottor Carlos Ricardo Pérez Diaz ed il testo della canzone dell’attivista politico, poeta ed avvocato siciliano, laureatosi in Giurisprudenza a Pisa,  che, costretto ad un nuovo esilio nel 1898, fuggì in Argentina dove  fu tra i promotori della Federazione operaia regionale argentina, tenendo corsi di criminologia all’Università di Buenos Aires e fondando la rivista Criminologia moderna per diffondere uno studio del crimine basato sulle teorie libertarie, in contrasto con quella repressiva di stampo lombrosiano.

Il testo recita: Nostra patria è il mondo intero nostra legge è la libertà ed un pensiero ribelle in cor ci sta. Dei miseri le turbe sollevando fummo d’ogni nazione messi al bando. Nostra patria è il mondo intero nostra legge è la libertà ed un pensiero ribelle in cor ci sta”.  

E nella formazione culturale dei cubani quel verso, “Nostra patria è il mondo intero”, risuona decisamente familiare perché integrato e sostanziato dalle azioni concrete che ogni giorno accompagnano le scelte dei singoli cittadini, sia che siano semplici meccanici o contadini, sia che siano i medici della Brigada Henry Reeve presente oggi in Italia. Se la signora Maglie avesse avuto l’umiltà e la professionalità, essendo giornalista, di studiare un po’ di più la storia cubana, avrebbe capito subito perché la Brigada medica è sbarcata in Italia portando con orgoglio la gigantografia di Fidel Castro.                                                                                                         

Perché i medici con la foto di Fidel Castro

Nel nome del  líder della Revolución cubana. Fu proprio Fidel Castro, infatti, ad avere avuto l’idea di creare un contingente solidale di 1586 medici per offrire assistenza umanitaria alla popolazione di Nuova Orleans, capitale dello Stato della Louisiana, colpita dall’uragano Katrina nell’agosto del 2005. L’offerta di aiuto fu rifiutata dal presidente George W. Bush ma Fidel decise ugualmente di creare,  il 19 settembre di quell’anno, El Contingente Internacional de Médicos Especializados en Situaciones de Desastres y Graves Epidemias “Henry Reeve”. Fu facile a Fidel realizzare il suo sogno di creare un Contingente medico internazionalista perché a Cuba erano già stati formati, per una precisa scelta pianificata dal governo rivoluzionario, migliaia di medici specialisti, non solo di Medicina generale ma anche di epidemiologia, gastroenterologia, psichiatria, cardiologia, chirurgia, pediatria che andarono a sostanziare quella organizzazione che ad oggi non ha uguali in tutto il mondo. Un Contingente a cui Fidel, come atto di solidarietà umana con quel popolo statunitense sofferente di Nuova Orleans (segno della sua grande apertura mentale nonostante molti ancora oggi continuino a definirlo “dittatore sanguinario , non certo in segno di amicizia con l’allora presidente George W. Bush), aveva deciso di dare il nome di un giovane cittadino statunitense dell’800, Henry Reeve.                                                                                                                                    

Chi era Henry Reeve

Nato nel 1850 nel quartiere di Brooklyn, a New York, Henry Reeve morirà a 26 anni a Yaguaramas di Cuba nel 1876, sparandosi un colpo in canna per non essere catturato dagli spagnoli. Henry, che appena adolescente aveva partecipato alla Guerra di Secessione come tamburino dell’Esercito della Unione, alla notizia che a Cuba era iniziata una rivolta contro l’occupazione spagnola  a La Demajagua capeggiata da Carlos Manuel de Céspedes nell’ottobre del 1868, si offrì volontario per andare a combattere a fianco dei cubani in quella che la Storia chiamerà “Guerra dei Dieci Anni (1868-1878)”.

Appena sbarcato a Cuba, nel 1869, con un gruppo di combattenti a bordo del Perrit, ci fu un’imboscata da parte dell’esercito spagnolo che li colse di sorpresa mentre stavano scaricando il materiale dal battello. Catturato prigioniero, Henry fu fucilato insieme agli altri che furono lasciati abbandonati per terra perché dati per morti. Fortunatamente, Henry era rimasto soltanto ferito e, con le sue poche forze, riuscì a trascinarsi lontano. Fu trovato così, esausto dalle forze indipendentiste cubane che lo salvarono e lo presero con sé ribattezzandolo con il nome di “Enrique, el americano”. Partecipò a moltissime azioni di guerra rivelando un coraggio da leone tanto che fu nominato Generale di brigata (brigadier in spagnolo) dell’Ejército Libertador de Cuba. Per sette lunghi anni “Enrique” combatté per l’indipendenza del popolo cubano fino a quando, nell’estate del 1876, nella provincia di Matanzas, fu sopraffatto dal nemico. Per non essere catturato vivo decise eroicamente di suicidarsi.

Nel centenario della sua morte, nel 1976, il governo di Cuba guidato dal Comandante Fidel Castro gli rese omaggio dedicandogli un francobollo postale.                                                                            

Storia di una Brigata solidale, un’eccellenza cubana

Quel primo nucleo di medici pronti per portare aiuto al popolo di New Orleans colpito dall’uragano (ma mai arrivati perché fermati dal presidente Bush), inizialmente chiamato “Fuerza médica “Henry Reeve”, confluì nel settembre del 2005 nel Contingente medico internazionale, una nuova istituzione cubana che poteva contare su una lunga tradizione ed una consolidata esperienza di missioni mediche solidali.

Il Comandante Fidel Castro, come primo atto del governo rivoluzionario, insediatosi ai primi di gennaio del 1959, aveva stabilito che la salute, insieme all’educazione, dovessero essere gli obiettivi prioritari della propria responsabilità politica e sociale in quanto diritti individuali di tutti i cittadini di Cuba. Ma aveva anche stabilito che questa responsabilità sociale fosse fondata su altri due pilastri della Rivoluzione: la solidarietà umana e l’internazionalismo. Per questo, all’indomani della Rivoluzione, con un contingente di medici dimezzato (3.000 medici su 6.000 avevano deciso di espatriare), Fidel decise di creare un unico servizio nazionale di assistenza sanitaria e fornire prestazioni sanitarie gratuite ed accessibili a tutta la popolazione cubana. E quando, il 21 maggio del 1960, il Cile fu sconvolto dal terremoto, da Cuba partì subito la prima Brigada Médica portando con sé otto tonnellate di materiale, tra dispositivi medici, materie prime, alimenti e indumenti. Da allora, Cuba ha inviato più di 36 Brigadas Médicas Emergentes in oltre venti paesi del mondo, senza alcuna selezione politica, ma con la volontà e l’impegno di rispondere alle richieste di aiuto di chiunque fosse stato colpito da catastrofi, come terremoti, uragani, inondazioni, da epidemie o da eruzioni vulcaniche.

Prima della istituzione del Contingente Internazionale “Henry Reeve”, Cuba era già intervenuta in Perù, Nicaragua, Honduras, Messico, Armenia, Iran, Guatemala, Venezuela, Salvador, Argelia, Sri-Lanka, Indonesia, Guyana. Dal 2005, il Contingente medico “Henry Reeve” ha portato il proprio aiuto in oltre 20 Paesi, ha assistito oltre 3 milioni e mezzo di persone ed ha salvato più di 80.000 vite umane.  Impressionanti i dati 2005-2020 che si possono consultare al link http://www.fidelcastro.cu/es/internacionalismo/mision-henry-reeve.

L’epidemia di colera ad Haiti nel 2010, il terremoto in Chile, nel 2014 l’epidemia di Ebola in Africa…

Questi medici hanno affrontato senza paura, ma sorretti dalla consapevolezza della propria alta specializzazione e da quello spirito umanitario e solidaristico che è parte integrante della loro formazione professionale: il terremoto e l’epidemia di colera ad Haiti nel 2010, nello stesso anno il terremoto in Chile, nel 2014 l’epidemia di Ebola in Africa (Sierra Leone-Guinea-Liberia), nel 2015 il terremoto in Nepal e la tempesta tropicale Erika a Santo Domingo, nel 2016 il terremoto in Ecuador, l’uragano Mathew ad Haiti, nel 2017 le piogge torrenziali in Perù ed il terremoto del Messico, nel 2019 l’uragano in Mozambico. Nel 2017, la Brigada “Henry Reeve” ha ricevuto il Premio Excelencias per aver dedicato più di dieci anni di attività all’assistenza medica internazionalista e per essere formata da migliaia di medici e specialisti dotati di “un alto senso di umanità e di spirito solidaristico, sempre disposti ad accorrere alle richieste di aiuto dei popoli del mondo” (https://www.excelenciascuba.com/generales/historia-de-una-brigada-solidaria-infografia).

La Brigada “Henry Reeve” e il Coronavirus

Quest’anno, 2020, la Brigada “Henry Reeve” ha aiutato il governo cinese a debellare l’epidemia di Covid-19, il pandemico Coranavirus che oggi sta colpendo quasi tutti i paesi del mondo, utilizzando l’Interferone cubano Alpha 2B (commercializzato come Heberon Alfa R) grazie al quale sono state curate 1.500 persone. Proprio grazie a quella esperienza di successo sul campo, l’Italia ha deciso di chiamare  in aiuto una Brigada “Henry Reeve” che, in questi giorni, ha già iniziato ad operare a Crema. La Brigata è composta da un responsabile della logistica, 35 medici e 15 infermieri, di cui 7 interventisti. Dei 35 medici fanno parte 23 specialisti in medicina generale, 3 pneumologi, 3 specialisti in terapia intensiva, 3 infettivologi e 3 specialisti dell’emergenza. Quasi tutti i medici cubani presenti a Crema, 31 su 35, hanno partecipato ad altre missioni internazionali tra cui, la più importante, quella contro l’epidemia dell’Ebola in Liberia, Guinea, Sierra Leone, nel 2014. In questo momento altre Brigadas “Henry Reeve” stanno fronteggiando la pandemia da Coronavirus in  Venezuela, Nicaragua, Surinam, Jamaica, Granada y Belice. E in Mozambico. Per aiutare la popolazione colpita a metà marzo dal ciclone Idai.

(continua)