Il Festival della Mente ennesimo successo

di GIUSEPPE RUDISI – Anche quest’anno con le sue 26.000 presenze segna la ripresa post-Covid dell’Italia che non rinuncia a pensare.

“Il Festival della Mente per chi, a qualunque titolo, vi partecipi è curativo!” Così ha sostenuto il saggista Matteo Nucci nell’ultimo dei suoi illuminanti monologhi sul pensiero antico e moderno considerando che la magia che si respira nel centro storico sarzanese durante i tre giorni di eventi è unica e coinvolge non solo il pubblico e i relatori ma tutti i volontari e gli organizzatori di quella che è stata la 19° edizione dell’evento culturale che si è chiuso domenica scorsa.

Anche quest’anno il pubblico con le sue 26.000 presenze non ha tradito il Festival che si sta riprendendo alla grande dai due anni precedenti realizzati in piena pandemia. E ci sono quindi tutte le premesse per un ritorno ai numeri dello scorso decennio quando si raggiungevano oltre 40.000 paganti con il doppio degli eventi.

Matteo Nucci

“Arrivederci al prossimo anno!” è stato il congedo dello storico Alessandro Barbero mentre il suo pubblico, nel tendone di Piazza Matteotti gremito a dismisura, gli dedicava un’interminabile standing ovation dopo aver ascoltato intorno alla mezzanotte la storia e le gesta del poeta e Premio Nobel Iosif Brodskij. Quest’ultimo, nato a Leningrado nel 1940, oltre ad aver vissuto appena nato l’assedio nazista si era affermato come poeta scomodo negli anni staliniani subendo varie persecuzioni tra un clamoroso processo e il confino.

Alessandro Barbero

Anche le altre due lectio magistralis di Barbero hanno registrato il tutto esaurito e l’entusiasmo di chi c’era. Lo storico si presenta rigorosamente in camicia a righine bianco celesti sbottonata sul collo e pantaloni beige, sale quindi sul palco per entrare subito nel tema stabilito incantando gli ascoltatori la cui curva dell’attenzione, anche dopo più di un’ora di conferenza, non tende mai a scemare come dovrebbe accadere, anzi cresce di continuo.

Barbero come scenario delle sue lezioni ha scelto la Russia del 900 attraverso le vicende di tre letterati che, pur essendo vissuti in condizioni spaventose sono stati capaci di raggiungere vertici artistici incommensurabili; oltre a Brodskij ha narrato la vita e le opere della poetessa Anna Achmatova e di Mikhail Bulgakov che, nato a Kiev e morto a Mosca, rappresenta più di ogni altro la contraddizione di due nazioni che oggi, purtroppo, non hanno che la guerra per confrontarsi anziché quella cultura che le accomuna.

Un’altra calorosa standing ovation è stata tributata all’Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati Filippo Grandi che ha tenuto la lectio d’apertura sul “movimento degli ultimi” ovvero i cento milioni di rifugiati che oggi hanno varcato frontiere e cercato riparo in zone più sicure rispetto ai loro paesi.

Altro habitué del Festival è lo scrittore Edoardo Albinati. Predilige tenere le sue riflessioni alle 10 di mattina della domenica, l’orario insolito non ha scoraggiato i suoi lettori che si sono presentati numerosi nel tendone di Piazza Matteotti per ascoltarlo. Isolamento, solitudine e segregazione sono i temi su cui si è soffermato, gli stessi che si sono incarnati nei tre personaggi del suo recentissimo libro di novelle dal titolo: “Uscire dal mondo.”

Edoardo Albinati

Applaudita anche l’apparizione al Festival del regista cinematografico Giuseppe Piccioni, sicuramente molto più a suo agio nel dirigere film di successo meno a spiegare alla platea gremita del Cinema Moderno come nasca un film (trame, luoghi e personaggi). Ha comunque trasmesso e contagiato l’amore viscerale che lo lega alle sale cinematografiche e al suo lavoro.

Giuseppe Piccioni

Non poteva mancare anche in questa edizione la star culturale mondiale: è così intervenuto in carne e ossa David Grossman fornendo la sua interpretazione letteraria sul “movimento” che ricordiamo è stato il filo conduttore del Festival. Lo scrittore israeliano si è pazientemente concesso per il firma copie a centinaia di lettori e a fine lavori si è aggirato per il centro storico confondendosi nella folla.

A tirare le conclusioni del Festival è stata la Direttrice Benedetta Marietti: «In questi tre giorni a Sarzana si è percepita un’atmosfera di festa ricca di idee e stimoli culturali. Le relatrici e i relatori hanno proposto riflessioni illuminanti sui grandi temi della contemporaneità che ci aiuteranno a comprendere e ad affrontare con maggiore consapevolezza le sfide che ci aspettano in futuro. È stata un’emozione condividere tutto questo con il pubblico del Festival, sempre attento, partecipe e caloroso: una vera e propria comunità composta da circa 120.000 affezionati sui canali della manifestazione.»

Benedetta Marietti

E’ lei Benedetta Marietti, come sempre, l’anima del Festival sia nell’ideazione, nel reclutamento degli oratori, nella scelta del filo conduttore che muta ogni anno. Infaticabile nei tre giorni non manca mai con la sua presenza nessun evento tenendo i contatti con i relatori, le autorità, gli sponsor, i volontari e lo staff. Il prossimo anno si raggiungerà la ventesima edizione e sicuramente la Direttrice è già al lavoro per renderla indimenticabile e, come sostiene Nucci, “curativa”.