Il futuro dell’Opera. Silvestri una riforma profonda

di GIOVANNI VILLANI – 40 milioni di euro bruciati durante la pandemia, plauso di Ariacs al governo che vuole cambiare rotta e il confronto.

Sabato 17 giugno, in occasione della seconda recita della nuova Aida, si è svolto al Palazzo della Gran Guardia di Verona, l’incontro L’Opera nel futuro. Un convegno che è durato dalle 10 alle 17,30. Praticamente senza interruzioni che per una pausa caffé, in cui hanno partecipato tutte le Fondazioni lirico sinfoniche italiane con i loro responsabili, esclusa la sola Roma. Era presente il sottosegretario Gianmarco Mazzi, il direttore dello spettacolo Antonio Parente, il presidente Anfols Fulvio Macciardi, sovrintendenti e direttori artistici, nonché una folta rappresentanza di artisti. Finalmente, dopo 50 anni di silenzio e scambi anche feroci, la musica è tornata a parlarsi e a scambiarsi spunti di riflessione e nuove idee che potranno contribuire ad innovare e sviluppare il sistema dell’opera lirica italiana e ad individuare soluzioni alle problematiche presenti nel settore. Diamo conto dell’intervento di Franco Silvestri presidente di Ariacs (Associazione dei Rappresentanti Italiani di Artisti di Concerti e Spettacoli).


di Franco Silvestri

Davanti a “Il futuro dell’opera”, mi sento di poter dire con forza che l’opera in Italia non avrà un futuro se non vi sarà una seria riforma del settore.

Nel 2017 fu fatta una legge, salutata con favore da molti addetti ai lavori, ma poi decaduta perché non si è riuscito a metterla a terra emanando un convincente decreto attuativo. Durante la pandemia si sono ulteriormente sprecate risorse con operazioni fallimentari come la creazione della piattaforma ItsArt che ha bruciato 40 milioni di euro di fondi pubblici e approvata la legge 106 che da un lato riapriva i contenuti della legge 175, ma dall’altro sembrava da subito una legge per mantenere lo status quo. Quindi destinata a cadere.

Non possiamo dunque che manifestare la nostra profonda soddisfazione e il plauso al governo che si è dato da fare per mettersi a disposizione con atti propositivi.

Mi preme anche segnalare che, nella quarantennale esistenza di Ariacs, non era mai accaduto che un Ministro in persona inviasse una corrispondenza firmata di suo pugno

Ora però, è il momento di portare a compimento il lavoro che dagli incontri fatti è poi emerso e questo per due motivi.

Il primo è che non ci sarà futuro dell’opera senza una riforma profonda del settore; il secondo è che dopo la proroga dei termini per la promulgazione dei decreti attuativi, i tempi sono assai brevi e nessuno vorrebbe che si dovesse ricorrere ad ulteriori proroghe.

Ad accelerare i tempi vi è stata la legge 49 che include nei professionisti beneficiari dell’equo compenso anche coloro che sono riconosciuti ai sensi della legge 4/2013 e nel cui testo il termine per l’attuazione è fissato al 20 luglio, quindi fra un mese. Questo ultimo testo, peraltro, si sposa con quanto affermato dalla legge 106, articolo 2, comma 5 sotto comma A, che esplicitamente parla di equo compenso declinandone le determinazioni di principio.

Ariacs e Assolirica hanno già prodotto all’autorità di governo una proposta di decreto attuativo che riguarda non solo gli artisti, ma anche le agenzie di rappresentanza, a sanare un vulnus legislativo che l’articolo 4 della legge 106 ha aperto, proprio perché declinata male rispetto ad un testo originario molto più completo, depositato come progetto di legge al Senato nella scorsa legislatura.

Riguardo a quest’ultimo aspetto il decreto attuativo si fa assai cogente, non solo per normalizzare la situazione, ma anche per definire le regole dei rapporti fra teatri e agenzie, specie dove vi siano situazioni che nonostante la legge parli chiaro, i primi a non rispettare le normative sono proprio i teatri che, in caso di divergenze, invece di premunirsi nel richiedere le necessarie delucidazioni, ssecondano il potere del più forte o risolvono la situazione appellandosi al diritto di contattare direttamente l’artista, di fatto delegittimando così figure professionali riconosciute.

I contenuti del testo presentato da Ariacs e Assolirica è da tutti voi conosciuto: serve solo discuterlo in un corretto e costruttivo confronto, per poi redigerne l’atto definitivo. Abbiamo chiesto che il tavolo apertosi possa essere in queste settimane ancora riunito per concordare insieme i tempi dell’entrata in vigore in quanto, se le disposizioni della legge 49 dovessero essere applicate nel nostro mondo dal 21 di luglio, tutti i contratti degli artisti sarebbero invalidi e i bilanci di tutti i teatri salterebbero.

Anche per questo la nostra disponibilità è quella di raccordarci presto e bene per trovare la soluzione più idonea e soddisfacente per tutti. Soprattutto per permettere al governo di provvedere con una disponibilità almeno di 40 milioni di euro sul Fus 2024, che sia vincolata all’attuazione delle disposizioni legislative e non finire a ripianare situazioni di governance reiteratesi negli anni. Sappiamo che vi sono resistenze ad una riforma profonda e radicale del settore, specialmente da parte di alcuni sovrintendenti e/o direttori di teatri di tradizione.

Una riforma profonda impone che le figure apicali delle Fondazioni e dei Teatri vivano e gestiscano le istituzioni a loro affidate con uno spirito di servizio nei confronti della comunità e non usino il ruolo dirigenziale per implementare la propria carriera artistico/professionale con la oramai consolidata pratica dello scambio che, molto spesso, avviene al ribasso. Chi fa il sovrintendente o il direttore artistico non faccia il cantante, il regista, il direttore d’orchestra, ma metta a servizio la propria esperienza maturata sui palcoscenici per il bene del teatro che gli è stato affidato e della società culturale a cui deve saper rispondere in maniera libera senza rischiare di essere fagocitato da strutture manageriali con pochi scrupoli.

Che questo governo abbia voluto fortemente questa giornata di incontro e di confronto ci fa sperare e convincere che sia finita l’epoca del “si è sempre fatto così”. Noi, signor Ministro ci siamo e ci saremo. Usateci! Usate la nostra esperienza e la nostra storia professionale per capire sempre di più e sempre meglio i mali che affliggono oggi l’opera italiana. Rivediamoci nei prossimi giorni e facciamo insieme l’ultimo giro di pista perché proprio da come affronteremo insieme e senza auto referenzialismi queste problematiche, dipenderà l’esito del titolo di questo convegno, Il Futuro dell’Opera.