Medicina_Malattia di Peyronie_dottor Simone Belli

Il lato curvo dell’amore: la Malattia di Peyronie

di Simone Belli, Urologo e Andrologo – Di solito se ne parla sottovoce, una malattia che compromette la qualità della vita.

Di solito se ne parla sottovoce, o non se ne parla affatto. Eppure colpisce moltissimi uomini, soprattutto dopo i 50 anni. È la Malattia di Peyronie, una condizione che può compromettere la qualità della vita sessuale e il benessere psicologico.

La Malattia di Peyronie prende il nome da François Gigot de la Peyronie, medico francese (medico personale di Luigi XV) che fu il primo a descrivere il disturbo nel 1743 osservando che alcuni uomini presentavano una curvatura anomala del pene durante l’erezione, spesso associata a dolore e difficoltà nei rapporti sessuali.

Secondo alcune stime, la Malattia di Peyronie potrebbe colpire fino al 20% degli uomini, anche se i casi diagnosticati con certezza sono molti meno. È più comune tra chi soffre di diabete o disfunzione erettile, e in genere si manifesta tra i 50 e i 60 anni, ma può comparire anche prima dei 40, raggiungendo una prevalenza tra l’1,5% ed il 17% circa.

Attenzione a non confondere questa malattia acquisita con il pene curvo congenito, una condizione presente fin dalla nascita dovuta a uno sviluppo irregolare dei tessuti del pene. In questo caso non ci sono placche né dolore: la curvatura è stabile nel tempo e, se non dà problemi durante i rapporti, non richiede cure. Se invece crea difficoltà alla penetrazione o disagi psichici, anche qui si può intervenire con un’operazione chirurgica.

Le cause precise della Malattia di Peyronie non sono ancora del tutto conosciute, ma la teoria più accettata è che la malattia nasca da microtraumi ripetuti al pene, spesso durante l’attività sessuale, che danneggiano la tunica albuginea (la copertura dei corpi cavernosi). In alcuni soggetti predisposti, il normale processo di guarigione si altera, e invece di rigenerarsi correttamente, il tessuto si trasforma in una placca fibrosa. Questa placca può causare la ridotta estensione di un lato del pene con una conseguente curvatura del pene (differente estensione di due lati opposti), che in casi gravi rende difficile o impossibile il rapporto sessuale con possibile dolore o fastidio riportato dal paziente stesso o dal partner.

I dati circa una possibile influenza genetica sono ancora contraddittori, e non esiste al momento un modo per prevedere chi svilupperà la malattia, né quanto sarà grave.

Tra i più comuni fattori di rischio troviamo: diabete, ipertensione, colesterolo e trigliceridi alti, malattie autoimmuni, disfunzione erettile, fumo e alcol, livelli bassi di testosterone, interventi pelvici o prostatici (es. prostatectomia radicale). Vi è una forte relazione con una patologia fibrotica nota come Malattia di Dupuytren, una patologia che colpisce la mano causando retrazione cicatriziale delle dita ed interessa tra l’8 ed il 39% dei casi di M. di Peyronie

La malattia di Peyronie si sviluppa in due fasi: una fase infiammatoria (acuta) dove compare dolore (soprattutto durante l’erezione), accompagnato da una placca palpabile ed è in questa fase che si sviluppa la curvatura del pene.

Dopo 6-12 mesi si tende a parlare di malattia stabilizzata: il dolore tende a scomparire, la placca si indurisce, può calcificarsi, e la deformazione del pene si stabilizza. In questa fase, la curvatura può migliorare spontaneamente solo nel 3–13%

Il sintomo più frequente è la curvatura peniena (dal 52% fino al 94% dei casi), seguita dal dolore (presente nel 20–70% dei pazienti nella fase iniziale), che tende però a risolversi nel primo anno nella grande maggioranza dei casi (90%).

Oltre agli effetti fisici, la malattia ha un forte impatto psicologico. Studi con questionari validati indicano che circa il 48% degli uomini con Peyronie ha avuto qualche grado di impatto psicologico legato alla patologia. L’ansia legata all’intimità, la perdita di fiducia e la sensazione di “non essere più se stessi” sono molto comuni.

La buona notizia è che esistono diversi approcci terapeutici. Nella fase acuta si lavora per stabilizzare l’ evoluzione della patologia e della curvatura, evitando retrazione peniena e si possono usare farmaci terapie mediche orali (PDE5 inibitori), iniezioni intraplacca o terapie fisiche (terapia di trazione) fino all’utilizzo di onde d’urto legate per lo più a riduzione della sintomatologia dolorosa.

Nei casi di curvatura oltre i 30° e laddove vi siano difficoltà nei rapporti sessuali alla penetrazione o disagi psichici si può ricorrere a un intervento chirurgico correttivo consigliabile però una volta stabilizzata la malattia ( evitare di intervenire in fase acuta).

Il consiglio è sempre lo stesso: non ignorare i segnali. Se noti una curvatura insolita o dolore durante l’erezione, parlane con il tuo medico o un urologo di fiducia.

La Malattia di Peyronie non è una “punizione” né una condanna. È un problema medico, con soluzioni possibili.

(foto: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/492173)