di ALDO BELLI – La senatrice Di Giorgi resta sola, Nardella si defila, Giani presidente assessore alla Cultura tace, Franceschini non sente
Ad accendere la miccia è stata la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, tanto per capirci la più votata del Partito Democratico fiorentino alle ultime elezioni politiche con 56.565 preferenze. Una signora che di cultura se ne intende.
Mentre il ministro Franceschini apriva le porte alle sovvenzioni straordinarie per la pandemia accompagnate dall’ordine di chiusura dei teatri e al ricorso alla cassa integrazione, la Di Giorgi non si è peritata di dichiarare pubblicamente ciò che pensa (e che abbiamo riportato nel nostro articolo pubblicato alcuni giorni fa). Riassumiamo: niente ricorso alla cassa integrazione per mettere a posti i bilanci risparmiando sugli stipendi ai dipendenti; destinazione delle risorse ai soggetti privati, artisti eccetera, che sono in maggiore sofferenza. Il giorno seguente, 26 ottobre, la Di Giorgi rilascia la seguente dichiarazione: “Apprendo che il Maggio si sta predisponendo ad attivare la Cassa integrazione per i lavoratori. Auspico che il sindaco intervenga immediatamente nei confronti del sovrintendente”.
Il giorno stesso, il TGR Toscana annuncia che il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino sta attivando le procedure per il ricorso alla cassa integrazione per più di 300 dipendenti, tra coro, orchestra, personale amministrativo e tecnici. Il 27 ottobre la Di Giorgi commenta a controradio: “è incredibile che, a fronte degli appelli del mondo della cultura, a Firenze si pensi di dare ristoro ai bilanci delle Fondazioni attraverso il sacrificio ulteriore degli artisti e dei lavoratori. Un atto gravissimo che spero venga fermato in tempo dal presidente della fondazione del Maggio, il nostro sindaco”.
Il “nostro sindaco”, Dario Nardella, risponde: “A brevissimo il Maggio studierà delle forme di attivazione della pianta organica che tengano conto delle agevolazioni e integrazioni previste in queste ore dal Mibact. Se necessario accederà al Fondo integrativo salariale in misura limitata per lo stretto necessario per una piena sopravvivenza dell’ente in una fase critica e comune a tutto il Paese ma ci auguriamo molto limitata nel tempo”. E cala il sipario su Palazzo Vecchio.
Ieri le organizzazioni sindacali: “Tutti abbiamo a cuore la tenuta del bilancio ma questo deve avvenire senza scaricare sui dipendenti responsabilità che non hanno. Siamo pertanto a richiedere ufficialmente con forza al Sindaco, Presidente della Fondazione, al Presidente della Regione, socio fondatore, al Consiglio d’indirizzo e al Sovrintendente la riapertura immediata dell’attività e un tavolo di discussione in cui congiuntamente alle OO.SS., sulla base dei dati di bilancio che chiediamo di poter visionare, si possano individuare le giuste misure per affrontare questo periodo drammatico”.
Il neo presidente – e assessore alla Cultura – della Regione Toscana Eugenio Giani in questo dialogo tra sordi non parla. La campagna elettorale è finita e a teatro chiuso non sono previsti rinfreschi e tagli di nastro al Maggio Musicale.
Franceschini, Di Giorgi, Giani, Nardella appartengono tutti allo stesso partito. Viene spontaneo chiedersi se esista ancora un partito al di là dell’insegna sociale. E anche si chiede senso di responsabilità ai cittadini per contenere la pandemia!
(foto: Waldo93 – licenza pixabay https://pixabay.com/it/photos/firenze-florence-italia-europa-1263165/ )