Il potere può cambiare le persone: il “Cookie monster study”

La figura del “capo cattivo” a lavoro è un cliché caro a buona parte della fiction letteraria, cinematografica e tv, soprattutto se comica, Fantozzi in primis.

Se di uno stereotipo sicuramente si tratta, alcuni studi ci dicono che a volte il potere di cui un individuo gode può davvero cambiarne, in peggio, atteggiamento e comportamento.

Dati interessanti arrivano dal famoso “Studio del mostro dei biscotti” (“Cookie monster study”), svolto nel 1998 ma pubblicato nel 2003. A cosa si riferisce un nome tanto bizzarro?

Un team di ricercatori americani organizzò piccoli gruppi di tre studenti dello stesso sesso, dando loro l’incarico di scrivere articoli relativi ad alcune problematiche sociali. Per farlo, dovevano prima discutere l’argomento assegnato e proporre spunti. In ogni trio di giovani, uno dei componenti aveva il compito di giudicare l’operato degli altri due, dando un punteggio di valutazione. Si trattava quindi dello studente che aveva una posizione di maggiore potere.

Durante la discussione preparatoria dell’elaborato, uno dei ricercatori portava a ogni gruppo di studenti un piatto con 5 biscotti. Non tutti i componenti, quindi, potevano mangiarne lo stesso numero.

Il “cookie monster”

Gli scienziati hanno osservato che, in genere, a mangiare più di un biscotto era l’individuo nella “posizione di potere”, ossia il valutatore. Questi, oltre a servirsi due volte senza tante esitazioni, appariva anche indifferente alla buona educazione e alla presenza dei suoi compagni. Mangiava infatti in maniera distratta e maleducata, parlando mentre masticava e sbriciolando sul tavolo. Questi comportamenti sono stati registrati da una videocamera che riprendeva la situazione.

A quanto pare lo studente che si sentiva più importante, forte del suo ruolo, mostrava meno riguardi e attenzioni rispetto ai “sottoposti”. Era lui il… “mostro dei biscotti” del titolo che ha reso famoso lo studio.

Il singolare setting sperimentale del “Cookie monster study” è stato ripreso nel 2008 da altri ricercatori. In quel caso i gruppi erano formati però da due persone. Ancora una volta, quella che aveva l’incarico di giudicare tendeva a mangiare di più.

Non solo “Cookie monster”: altri studi sullo status

I risultati che abbiamo visto formano un quadro degli effetti del potere e dello status, assieme ad altre ricerche. Ad esempio, in un esperimento è emerso che indossare un completo formale (simbolo di potere) rendeva alcuni giovani più duri e inflessibili, durante una trattativa economica simulata, rispetto a un look più spartano (ne ho parlato in un altro articolo di questa rubrica). In uno studio dell’Università di Berkley del 2012, è stato riscontrato che i conducenti di alcune automobili di alto livello risultavano più aggressivi e spregiudicati nella guida, rispetto a chi possedeva un mezzo più economico. Tendevano più facilmente a tagliare la strada ad altre auto e a non far passare le persone in attesa presso le strisce pedonali.

A quanto pare quindi alcuni fattori esterni, come i beni che possediamo o un incarico che ci conferisce potere, possono cambiare il nostro comportamento con gli altri. Non necessariamente in meglio.

La chiave è la consapevolezza: conoscendo queste dinamiche psicologiche, saremo in grado di controllarle e mantenerci umili, coltivando un rapporto sano e costruttivo con gli altri. Anche se ci ritroveremo promossi al ruolo di… megadirettore galattico.

Nel video di seguito (in inglese) uno degli autori dello studio sul “Cookie monster”, il dott. Dacher Keltner, parla dell’influenza del potere sulla psiche e del noto esperimento.

Per approfondire

Keltner, D., Gruenfeld, D. H., & Anderson, C. (2003). Power, approach, and inhibition. Psychological Review, 265–284. doi: 10.1037/0033-295x.110.2.265

Smith, P. K., Jost, J. T., & Vijay, R. (2008). Legitimacy Crisis? Behavioral Approach and Inhibition When Power Differences are Left Unexplained. Social Justice Research, 358–376. doi: 10.1007/s11211-008-0077-9