di FRANCESCO SINATTI – Una oligarchia politica governerà in modo inspiegabile e sfuggirà al controllo democratico dei cittadini.
Gli articoli realizzati negli ultimi mesi, hanno avuto (tutti) il medesimo filo conduttore che avrebbe dovuto chiarire, per chi non avesse avuto dimestichezza, il concetto di “sovranità”. Per chi, invece, già lo aveva chiaro, puntualizzare meglio il senso d’appartenenza ad una “nazione”, cioè il “senso” con cui ognuno di noi si sente italiano piuttosto che francese, spagnolo, inglese, portoghese, polacco, tedesco etc.
Proprio questo “senso”, che da quando siamo entrati in “Europa”, sta diventando sempre più: “rarefatto”, sbiadito, incolore! Entrare “nell’Europa dei popoli” non avrebbe dovuto significare perdere “l’identità nazionale”, caso mai, avrebbe dovuto dar “senso di comunità” a seicento milioni di persone, pur nelle loro diversità culturali, linguistiche, religiose e appartenenze geografiche, facendole sentire partecipi (nazioni e cittadini) ad un “grande progetto” unitario dalle radici europee.
Quel senso “d’Unione”, che i padri fondatori avevano cercato di rappresentare nel superamento di confini, diversità, questioni identitarie, aveva “regalato” una duratura pace che stava per divenire “secolare”, prima che scoppiasse il conflitto russo ucraino! Qualcosa è andato storto, “l’Europa” dalle “radici” giudaico cristiane, si è sgonfiata come un soufflé all’apertura del forno in fase di cottura, improvvisamente, dopo nemmeno un ventennio di “apparente Unione” sotto l’egida e il comando delle “burocrazie delle brume di Bruxelles”.
La svolta sovranista degli europei
I pessimi risultati conseguiti dalle economie europee sono sotto gli occhi del mondo, dopo vent’anni di “scelte errate” dei vertici delle principali istituzioni europee: politiche economiche recessive in piena crisi economica, mancanza di orizzonti di programmazione, perdita di potere d’acquisto dei salari, inflazione, disoccupazione, sfruttamento, una banca centrale che non è “prestatore di ultima istanza”, cioè non garantisce il debito degli stati Europei, che nel frattempo è esploso sotto la spinta di una finanza sempre più globalizzata. …“Ma chi caz… ce l’ha fatto fare di entrare in Europa a queste condizioni?”
“Mortadella” (al secolo Romano Prodi) e compari, hanno negoziato un disastro evidente già dal cambio euro/lira = 1/1936,27, cioè a dire che il potere d’acquisto di un dignitoso salario di due milioni di lire, si riduceva a soli mille euro, cioè il 50 % in meno, non in dieci anni, pronti via al 1 gennaio 2002. “Devi ragionare in euro ormai..”, mi sentivo ripetere come una litania, non era forse “disinformatia” in embrione? Non solo, ma l’Italia ha continuato ad essere contributore netto in Europa, senza che da l’Europa le derivasse nessuno vero vantaggio come nazione aderente, anzi.
ITALEXIT: non domani ma ieri
“Uscire a corsa” dal delirio delle “Burocrazie delle brume di Bruxelles è il sogno di molti, se non tutti, gli elettorati europei che hanno aderito ad un progetto bislacco, governato più dalle banche d’affari, che non dai popoli che ne fanno parte, grazie a classi politiche nazionali di “rimbambiti da corsa” che continuano a raccontare, o meglio a “narrare” (come si dice oggi), le “magnifiche sorti e progressive del sol dell’avvenire” del continente, mentre miseramente il “Titanic Europa”, sventolante la bandiera blu dell’Unione, già imbarcava acqua alle prime mareggiate della globalizzazione mondiale.
Cosa accade con più tasse, meno lavoro, con più immigrati e più giovani europei che “scappano” letteralmente (la fuga dei cervelli)? Con choc petroliferi ed energetici, con un aumento dei prezzi senza precedenti delle materie prime, cioè con un aumento secco del costo della vita che ha reso miserrimi tutti gli sforzi delle classi medie e “proletarie”? Cosa accade con l’annuncio di “artificiose pandemie alle porte”, un giorno si l’altro anche, con medici o “dott. Menghele” in giro per gli ospedali? Cosa potrebbe accadere, con un OMS elevato ad unica istituzione sovrana mondiale, nell’affrontare una strategia da “guerra virale” creata a tavolino dalle c.d. “menti raffinate” che governano questa “palla di merda” che gira intorno al sole?
Può succedere una cosa sola quando i popoli “stanno male”, quando sentono di perdere la propria coesione identitaria, che cerchino una soluzione di protesta radicale votando chi meglio li rappresenta “a destra”, per ristabilire: il perduto ordine sociale, il perduto stato sociale, il perduto “lavoro”, il perduto potere d’acquisto. Vedremo quanto questa evidentissima “svolta a destra”, in tutta Europa, sarà il preludio alla ribellione di milioni di europei insoddisfatti o solo il viatico per insediare governi autoritari di occhiuto “modello cinese”, sedando il tutto nel controllo (impossibile) delle “masse”.
In un crescendo vorticoso, la Francia aveva già spostato l’asse verso la Signora Le Pen, già qualche anno fa, schifando il sistema Macron; abbiamo avuto la Brexit, poi derive “destrorse” che parlavano iberico, ma già il riconfermato Orban in Ungheria, Fico in Slovacchia, Meloni in Italia e da ultima l’Olanda, con de Wilder, un premier definito neo-nazista, alla ricerca di alleanze per una coalizione di governo stabile, mostrano a che punto siamo arrivati con l’agenda politica europea. Bravi! Bene, bis.
“L’eterno ritorno”, la deriva autoritaria
L’Europa ciclicamente ripropone un modello che, per quasi ottant’anni, i nostri nonni erano riusciti a sventare, seppur per il rotto della cuffia: la tentazione autoritaria!
Del resto, questa tentazione è nel DNA dell’Europa “profonda” (più delle radici giudaico-cristiane), la “sconfitta” del nazismo e del comunismo sovietico che si erano quasi impossessati del globo ante litteram; prima della finanza, avevano sostituito agli ancestrali credo religiosi, con visioni politiche quasi identiche, sotto il “tallone” di un potere politico messianico che proferiva adesione, a questi regimi, con un ossessionante propaganda dell’immagine del nemico alle porte. Non siamo forse “ricascati” in questa “mefistofelica trappola” sostituendo “la pandemia all’ideologia”? Nelle ultime settimane abbiamo assistito, solo i più attenti ed informati, ad una vicenda che dovrebbe farci aprire gli occhi oltre che gli orecchi prima che sia troppo tardi.
Il Super Stato sulle rovine degli Stati europei
L’ Eurodeputato polacco Sayurz Volsky in un intervista a “Remix news” mette in guardia sulla riforma dei trattati europei, sta per nascere un super stato europeo molto pericoloso: “…ci sono alcuni fanatici che vogliono costruire un super stato europeo sulle rovine degli stati nazione, dove una oligarchia politica governerà in modo inspiegabile e sfuggirà al controllo democratico dei cittadini…”, controllo che già oggi non viene esercitato (fonte “pericolo super stato – europeo – Remix news)
Una volta adottata la riforma, non ci sarà più bisogno di forzare la volontà di alcuni stati membri quando potrà essere aggirata, attraverso l’attribuzione di competenze alla comunità europea, competenze che oggi appartengono agli stati membri.
Con la riforma dei trattati portata avanti dal gruppo Verostath, sarebbe dunque l’Unione europea a decidere quali siano i poteri e la portata della sovranità degli stati, e non il contrario, pertanto, la sovranità di fatto non risiederebbe più negli stati membri, ma nell Unione stessa, quest ultimi verrebbero ridotti allo stato di “lander”, cioè regioni, con competenze residuali. Ubi maior minor cessat?

Francesco Sinatti è nato a Siena, esperto di giornalismo di inchiesta.