“Inciampi” il nuovo spettacolo di Marco di Stefano

di BEATRICE BARDELLI – Per ricordare un grande cantautore livornese ribelle Piero Ciampi, ha presentato a Pisa il nuovo spettacolo.

Con una profonda voce calda, modulata, Marco Di Stefano ha presentato a Pisa, nello spazio culturale del Cineclub Arsenale, il suo nuovo spettacolo, “Inciampi”, creato per ricordare un grande cantautore livornese, l’indimenticabile ribelle Piero Ciampi, a cui, quest’anno, ben 24 città italiane hanno voluto rendere omaggio. Tra queste Macerata dove Marco Di Stefano, attore e regista di cinema e teatro, ha fondato anni fa il Teatro della Comunità che, in gennaio, ha collaborato alla presentazione dell’evento “Inciampi”, organizzato da Arci Macerata con il patrocinio del Comune, che ha avuto l’onore di essere inserito nel calendario nazionale di manifestazioni dedicate al grande artista nell’ambito del Premio Piero Ciampi. Anche a Pisa lo spettacolo “Inciampi” è riuscito a coinvolgere il pubblico in un viaggio guidato alla scoperta del “fenomeno” Ciampi attraverso un’alternanza calibrata di canzoni, poesie e musiche dell’artista livornese.  

Ciampi in diretta

Andare camminare lavorare, andare a spada tratta/Banda di timidi, di incoscenti, di indebitati, di disperati/ Niente scoramenti, andiamo, andiamo a lavorare/ andare camminare lavorare, il vino contro il petrolio/, grande vittoria, grande vittoria, grandissima vittoria/ Andare camminare lavorare il meridione rugge/il Nord non ha salite, niente paura,di qua c’è la discesa/Andare camminare lavorare, rapide fughe rapide fughe rapide fughe. Andare camminare lavorare/I prepotenti tutti chiusi a chiave/I cani con i cani nei canili/Le rose sui balconi/I gatti nei cortili/Andare camminare lavorare/Andare camminare lavorare/Dai, lavorare!”.

Di Stefano ha scelto per l’incipit del suo spettacolo di circa un’ora e mezzo “Andare, camminare, lavorare”, una “canzone in movimento” come l’ha definita in quanto “dà grande ritmo all’inizio” perché “invita all’azione in maniera ironica e beffarda”. Intervallando le strofe con il suono della sua inseparabile tromba, Marco Di Stefano ha voluto creare un’atmosfera di grande eleganza e leggerezza intorno ai testi carnosi delle canzoni prescelte dal carniere ciampiano lasciando spazio all’originale contrappunto visivo della danza eterea della raffinata ballerina russa, Tanya Khabarova, suo alter ego oltre che compagna di arte (è una delle fondatrici del mitico gruppo dei Derevo, il teatro gestuale di San Pietroburgo) e di vita, ed al tocco impeccabile delle corde della chitarra acustica di Nicola Campanile.

Uno spettacolo non didascalico, “per questo ci sono gli storici” ha commentato Di Stefano, ma uno spettacolo teatrale e musicale che accompagna lo spettatore alla scoperta delle pieghe più intime di un cantautore (1934-1980) dal fascino crepuscolare e dalla perenne inquietudine poetica.  

Piero Ciampi: l’indimenticato

I suoi versi scarni, le atmosfere crepuscolari ed il pathos che sostanziavano la sua inquietudine perenne non gli aprirono le porte del successo discografico in un periodo dove trionfavano le canzonette. Riuscì a farsi conoscere dal grande pubblico solo quando iniziò a dedicarsi a composizioni più orecchiabili ed a firmare canzoni per altri interpreti.

Tra queste “Lungo treno del sud” del 1962 per Tony del Monaco, “Ballata per un amore perduto” del 1963 per Georgia Moll, “Autunno a Milano” nel 1964 per Milly e soprattutto “Ho bisogno di vederti” cantata da Gigliola Cinguetti e Connie Francis che andò in finale al Festival di Sanremo del 1965. Ma la sua personalità dirompente ed inquieta, il suo profondo talento musicale lo fece stimare da grandi interpreti di classe come Gino Paoli che da tempo interpretava le sue canzoni, Dalida che incise nel 1975 la sua canzone “La colpa è tua”, Paolo Conte ed anche Ornella Vanoni che voleva incidere un intero album con le sue canzoni ma il progetto andò in fumo per “irreperibilità” di Ciampi.

Anche la Rai gli dedicò la trasmissione “Piero Ciampi, no!” sulla Rete 2 il 3 agosto 1978 dove il cantautore cantò cinque brani introducendoli con proprie riflessioni sulla vita, la solitudine, l’amore. Alla fine degli anni Settanta Radio Capodistria lo scelse come icona musicale trasmettendo continuamente i suoi brani. Ciampi si spense all’Ospedale Umberto I il 19 gennaio 1980 all’età di 45 anni per un cancro all’esofago assistito dal suo medico, Mimmo Locasciulli, anche lui cantautore che, qualche anno dopo, volle ricordare il suo grande amico incidendo una delle più belle canzoni di Ciampi: “Tu no”. “Ciampi è stato un vero poeta. Struggente, malinconico, ironico, intelligente, profondo e appassionato” ha detto Marco Di Stefano. Nel suo spettacolo “Inciampi” Di Stefano incontra questo grande personaggio e lo offre al pubblico con passione, complicità e tenerezza, alternando le sue canzoni e le sue poesie ad aneddoti della sua vita burrascosa. Come quando, dopo aver preso dalla RCA un corposo anticipo in denaro, sparì per tre anni andando a scoprire l’Inghilterra. “Il secondo anticipo andò in un’opera di bene, secondo l’etica di Ciampi – racconta Di Stefano – infatti lo regalò ad una prostituta…per farla stare tranquilla per un po’…”. 

Le canzoni di Ciampi

Sono trenta le canzoni di Piero Ciampi che Marco Di Stefano offre al pubblico di “Inciampi” cantando e recitando. Tra queste “Io e te Maria”, “Mia moglie”, “Confiteor”, “Quando ti ho vista”, “L’amore è tutto qui”, “Il giocatore”, “40 soldati 40 sorelle”, “Ha tutte carte in regola”, “Sobborghi”, “Don Chisciotte”, “Tu no”, “Il merlo”, “Non dio decido io”, “Hai lasciato a casa il tuo sorriso”. Per chiudere il suo omaggio a Piero Ciampi, Marco Di Stefano ha scelto una canzone amara, quasi disperata, del 1963, “Non so più niente”: “Non so più niente della tua vita/Non so neppure se mi vuoi bene/Se io ti manco, se vivi sola/Se hai la pace, non so più niente/E questa vita che continua/Amara, senza di te/Continua sempre questa esistenza/Continua anche senza di te, senza di te/E questa vita che continua/Amara, senza di te/Continua sempre questa esistenza/Questo deserto pieno di voci”.