Simone Belli, Urologo e Andrologo. L'infertilità.

Infertilità maschile: quanto ne sappiamo davvero?

di Simone Belli – Urologo e Andrologo. Una difficoltà che coinvolge circa il 15% delle coppie e in almeno la metà c’è un fattore maschile.

Si sente spesso parlare del calo della natalità in Italia, ma in realtà si tratta di una tendenza ormai diffusa a livello globale. È il risultato di profondi cambiamenti economici, sociali e demografici, che stanno modificando il nostro modo di vivere, lavorare e persino di costruire una famiglia.

Quando si parla di infertilità, si fa riferimento a una difficoltà che coinvolge circa il 15% delle coppie. In almeno la metà di questi casi, è presente un fattore maschile, ma nonostante ciò, l’uomo viene ancora troppo spesso trascurato nei percorsi diagnostici e terapeutici.

È importante chiarire quando si può parlare davvero di infertilità. Molte coppie, dopo pochi mesi di tentativi non andati a buon fine, iniziano a preoccuparsi, ma per definizione l’infertilità viene considerata tale quando una coppia sessualmente attiva, senza contraccezione, non riesce a ottenere una gravidanza entro dodici mesi. Se non si è mai ottenuta una gravidanza, si parla di infertilità primaria. Se invece una gravidanza è già avvenuta in passato, con lo stesso partner o con un altro, si definisce secondaria.

Nel caso dell’uomo, le cause di infertilità possono essere molteplici. Alcune sono congenite, altre acquisite nel corso della vita. Possono derivare da patologie sistemiche come il diabete, l’obesità o l’ipertensione, oppure da infezioni urogenitali pregresse o ancora attive. Anche gli stili di vita giocano un ruolo fondamentale: fumo, alcol, uso di sostanze anabolizzanti, l’esposizione a tossine ambientali o a farmaci che danneggiano i testicoli, oltre all’età paterna avanzata, possono influenzare negativamente la fertilità.

Non bisogna dimenticare, poi, condizioni come gli squilibri ormonali o la presenza di un varicocele, che è una delle condizioni maschili più frequentemente associate a infertilità. Con varicocele si intende una dilatazione delle vene del testicolo, più frequentemente a sinistra, che può alterare la qualità dello sperma. In alcuni casi selezionati, la sua correzione chirurgica si è dimostrata efficace nel migliorare i tassi di concepimento, anche in situazioni di infertilità definita idiopatica.

Non sempre è possibile risalire a una causa chiara di infertilità: in circa il 30-40% dei casi si parla infatti di infertilità idiopatica maschile, cioè senza una causa evidente ma con uno spermiogramma alterato. In un ulteriore 20-30% dei casi, i parametri seminali sono invece normali, ma la coppia non riesce comunque a concepire: si parla allora di infertilità maschile inspiegata. In questi scenari, si ipotizzano meccanismi meno tangibili e chiari, come il danno ossidativo al DNA spermatico, alterazioni epigenetiche o l’interferenza di fattori ambientali.

La valutazione dell’uomo infertile dovrebbe sempre essere completa e mirata. È fondamentale partire da un’anamnesi accurata, che consideri la storia medica e chirurgica, eventuali infezioni pregresse, lo stile di vita e le possibili esposizioni a sostanze dannose. Durante la visita andrologica, si osservano le caratteristiche dei testicoli, la presenza di eventuali alterazioni dell’epididimo o dei dotti deferenti, si controlla l’eventuale presenza di ginecomastia e si valutano i caratteri sessuali secondari.

Lo spermiogramma è un esame richiesto per l’analisi del liquido seminale, utile a valutare parametri come concentrazione, motilità, morfologia degli spermatozoi, vitalità e volume dell’eiaculato. A completamento vengono indicati esami ormonali ed ecografia testicolare, mentre in situazioni più complesse si ricorre a indagini più approfondite, come l’analisi del danno al DNA spermatico o test genetici ( questi ultimi sulla base dello spermiogramma può essere richiesto previa una valutazione dell’ andrologo, soprattutto in caso di azoospermia).

Ogni uomo ha una propria storia clinica, uno stile di vita specifico e un equilibrio ormonale e anatomico unico. Per questo motivo, è essenziale evitare approcci standardizzati e generici. Un corretto inquadramento clinico da parte di uno specialista che tratta problematiche dell’ apparato genitale maschile quotidianamente può guidare verso la terapia più adatta, evitando esami non necessari, paure immotivate o sensi di colpa.

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