Prof. Alessandro Antonelli - Primario Verona

Intervista al prof. Alessandro Antonelli

di GIOVANNI VILLANI – Urologia e Robotica, uno tra i primari più giovani e stimati d’Italia per l’esperienza internazionale in questo campo.

Il Reparto di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, con il Polo Chirurgico Confortini di Borgo Trento – l’altro in città è la Clinica Universitaria di Borgo Roma – sta diventando un autentico modello di riferimento per la chirurgia nazionale. Lo dirige il professor Alessandro Antonelli, uno fra i primari più giovani d’Italia e maggiormente stimati per l’estesa esperienza internazionale (Germania, Belgio, Svezia) e la maturità professionale conseguita nel campo della robotica applicata all’urologia. Antonelli, con all’attivo oltre 1000 interventi chirurgici, ricopre anche la cattedra presso la struttura universitaria dell’Azienda Ospedaliera veronese come professore ordinario. È stato membro del Comitato Scientifico della Società Italiana di Urologia e presidente del Gruppo Agile per la chirurgia di laparoscopica e robotica avanzate.

Gli abbiamo chiesto da quando guida il Reparto di Urologia del Polo Confortini di Verona.

“Ho lasciato Brescia per essere chiamato a Verona nel settembre del 2019, ma ho sempre sentito un senso di appartenenza veneta. La mia formazione professionale si è infatti svolta sotto la guida del professor Sergio Cosciani Cunico che è stato uno dei maggiori esponenti della scuola urologica padovana. E’ anche significativo in tal senso che pure il professor Walter Artibani, mio predecessore alla direzione dell’urologia veronese, si sia formato a Padova. Insomma, qui a Verona mi son sentito presto a casa”.

Lei ha fortemente sviluppato a Verona la chirurgia robotica per la patologia renale. Ci vuole spiegare in cosa consiste?

“Mi sono sempre occupato in modo molto specifico della patologia del rene, sia malformativa, sia tumorale. Vantavo in tal senso una cospicua esperienza chirurgica, oltre che molteplici pubblicazioni scientifiche. A Verona ho potuto sviluppare ulteriormente l’applicazione della chirurgia robotica a questa tipologia di interventi, con l’obiettivo di portare il nostro gruppo ai livelli di professionalità fra le migliori urologie nazionali ed internazionali. La chirurgia robotica è una chirurgia che si svolge con piccole incisioni e strumenti miniaturizzati che vengono controllati da una consolle, dove il chirurgo si siede e vede l’interno dell’addome attraverso una telecamera che gli permette una percezione perfetta della tridimensionalità. Questa tecnologia ha avuto largo impiego per la cura del tumore della prostata, mentre l’applicazione nella cura del tumore renale è stata più recente. Il grande vantaggio sta nella visione migliore del campo chirurgico che si traduce in una massima garanzia di asportare completamente la malattia, ed anche nella versatilità degli strumenti, che permettono di riparare le strutture anatomiche in modo molto preciso, abbassando sensibilmente i rischi di complicazioni post-operatorie. Annualmente svolgiamo circa 150 interventi di questo tipo”.

Di quale nuova strumentazione è ora dotato il reparto che dirige?

“Devo ringraziare l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona perché ho trovato un ospedale di livello eccezionale: la struttura è di nuovissima costruzione, secondo standard moderni e con un confort alberghiero di livello per tutti i pazienti. Anche la dotazione tecnologica di cui disponiamo è aggiornatissima: abbiamo l’ultimo modello di robot chirurgico, ma anche laser per la calcolosi e per l’ipertrofia prostatica”.

Ci parli dello staff di cui dispone. Ha dovuto specializzarne i componenti?

“Il nostro staff è composto da 13 medici strutturati, e ognuno di loro ha dei campi specifici di interesse che spaziano dall’oncologia, alla calcolosi, all’uroginecologia, all’urologia funzionale e incontinenza, all’andrologia, all’ipertrofia prostatica. Vi sono poi circa 40 medici specialisti in formazione presso la nostra scuola di specializzazione, in parte nella sede, in parte dislocati in diversi ospedali regionali e all’estero per migliorarsi. Questo staff garantisce un’assistenza costante ai pazienti, 24 ore su 24”.

La robotica solo per gli interventi del rene o anche per la prostata?

“Come dicevo la prostata è stato il primo campo di impiego della robotica: oggi in tutti i centri di alto livello, ed anche nel nostro centro, tutta le prostatectomia per carcinoma prostatico vengono svolte esclusivamente per via robotica”.

Novembre: un mese dedicato alle malattie maschili. Non ne abbiamo sentito parlare dai mezzi di comunicazione, eppure l’argomento dovrebbe essere di attualità?

“Sicuramente. L’immagine del maschio, specie quella del maschio latino, è troppo spesso considerata invulnerabile e questo ha anche ripercussioni negative. Dal punto di vista della salute questo si traduce nella reticenza del maschio a sottoporsi ad accertamenti e visite mediche, e quindi spesso a ritardi di diagnosi. Per fortuna ci pensano le compagne, che sempre di più convincono i nostri pazienti a fare accertamenti e poi li portano fino in ambulatorio. Nel mese di novembre si è cercato di ricordare ai maschi come sia importante curarsi, ricordando che il tumore della prostata è il primo per incidenza nel maschio adulto e quello del testicolo il primo nel giovane: l’urologo deve essere al fianco del maschio per individuare queste patologie che quando prese per tempo si possono curare completamente”.

Futuri orizzonti con la robotica?

“La robotica è la chirurgia del presente, ma lo sarà sempre di più nel futuro. Finalmente sono arrivati sul mercato nuovi produttori di robot chirurgici e quindi anche i costi si ridurranno. Il futuro sarà avere quindi più disponibilità di chirurgia robotica in più ospedali, con migliori cure per più pazienti. Inoltre la chirurgia robotica permette di integrare tante delle tecnologie dell’era moderna, con strumenti che fino ad ora abbiamo visto solo nei film di fantascienza. Penso ad esempio le ricostruzioni tridimensionali delle immagini radiologiche, ai traccianti che consentono di individuare selettivamente le strutture da operare, alle telecamere flessibili di nuova generazione. Tutto ciò permetterà alla chirurgia di diventare sempre meno invasiva, ma anche più precisa ed efficace. Penso sarà un futuro molto positivo”.