di ALDO BELLI – La Democrazia prescinde dai suoi attori politici, è un bene senza il quale allora sì che in un paese tutto è perduto.
L’astensionismo dal voto politico e amministrativo è un lusso delle democrazie mature. E l’Italia non lo è. Aveva ragione Churchill quando sostenne che il popolo italiano ne avrebbe impiegato di tempo prima di acquisire una vera coscienza democratica, e più di mezzo secolo non è bastato. Nessun osservatore a Londra o a Washington si scandalizza della bassa affluenza alle urne, chi si astiene non è considerato un disertore e tantomeno un qualunquista: fondamentalmente, perché lì la democrazia non si risolve nel voto politico ogni cinque anni.
In Italia, l’ossessione elettorale deriva dall’influenza pontificio-vaticana che accompagna il popolo italiano fin dalla notte dei tempi: le elezioni odorano d’incenso come la messa della domenica, come se chi non va a messa fosse escluso a prescindere, dal dono della fede. Dunque, tutti qualunquisti verso il bene comune. Anche questo spiega perché in Italia, costantemente in un secolo e mezzo di storia nazionale, ogni appuntamento elettorale evoca il fantasma dell’ultima ora, per il quale voto incarna la spada da infliggere nell’addome nemico quasi fosse in gioco la fine del mondo.
L’Inghilterra è la patria della democrazia. Lì il Labour Party porta lo stesso nome fin dal 1900 e il Conservative Party dal 1834, eppure hanno seguito l’evolversi del tempo e sono animati al loro interno da correnti politiche di diversa origine e sfumatura. E’ un esempio di coscienza democratica. In Italia, invece, ai cambiamenti del tempo si risponde mutando il nome dei partiti, e spesso bruciando le origini come i roghi di Goebbels per purificare il presente dal passato. Nell’ultima legislatura 214 parlamentari hanno cambiato casacca, nella precedente 569 cambi di Gruppo parlamentare con 348 parlamentari coinvolti. E questo è un esempio di mancanza di coscienza democratica. Là, la democrazia convive in una monarchia, e i cittadini sono sudditi di Sua Maestà ma il diritto individuale è inviolabile. In Italia i cittadini contano come il 2 di picche quando briscola è cuori.
Negli Stati Uniti l’astensione dal voto politico rientra nella normalità, ma al tempo stesso lì si vota su tutto, dai giudici all’organismo di gestione della scuola (tipo il nostro Provveditorato agli Studi), e le lobby su qualsiasi materia hanno l’obbligo costituzionale di agire alla luce del sole. In Inghilterra e negli Stati Uniti il politico che sbaglia paga, incluso primo ministro e presidente, e scompare dalla vita pubblica: eppure l’astensionismo negli USA può arrivare anche al settanta per cento.
La differenza, dunque, è che in Inghilterra e negli Stati Uniti il diritto di voto nasce con loro (pur con eccezioni pesanti risolte nel corso della storia) e vive ininterrottamente dalla loro costituzione. Il primato del diritto individuale comprende, quindi, anche il diritto dei cittadini di non votare: ciò non inficia la coscienza democratica del paese, perché non riduce la loro possibilità a posteriori di condizionare la politica e il parlamento, perché in una democrazia matura il sistema decisionale è soggetto al rendiconto pubblico sempre ed esiste una stampa libera come cane da guardia della democrazia e del potere.
In Italia non è così: il diritto di voto non nasce con la nazione. Il suffragio universale è stato conquistato con le armi e con il sangue di 45.000 combattenti rimasti sul campo di battaglia, oltre 21.000 mutilati, 10.000 i militari della sola Divisione Acqui caduti a Cefalonia e Corfù, altri 40.000 Internati Militari Italiani morirono nei Lager nazisti, 35.000 donne partigiane combattenti e 70.000 dei Gruppi di difesa della Donna delle quali 4.653 furono arrestate e torturate, oltre 2.750 vennero deportate in Germania, 2.812 fucilate o impiccate. Nella scheda elettorale di ogni italiano è impresso in filigrana un diritto che porta la cifra di soldati americani, inglesi, canadesi, bianchi e neri, che insieme agli italiani conquistarono la nostra libertà a prezzo della vita.
Di fronte alla liquefazione dello Stato Democratico e alla sua trasformazione in una oligarchia politica (a conferma della coscienza democratica nazionale ancora incompiuta), la tentazione di disertare le urne il 25 settembre è alta. Tuttavia…
Mio nonno, Ovidio Belli, apparteneva a quella categoria di italiani che, vuoi per l’età ormai avanzata vuoi per le vicende della vita, combatté la tirannia come poté, anche senza imbracciare le armi in collina. Insieme ad un amico furono gli unici due dipendenti comunali, della città in cui visse con la famiglia, a non prendere la Tessera del Fascio salvando il posto di lavoro, aveva quattro figli, fino al 1945 solo grazie alla compassione di un amico d’infanzia influente nel Regime locale. Subì il manganello e l’olio di ricino, strattonato vicino al ponte che separa le darsene. In fondo, cosa gli mancava? Aveva il suo lavoro, la sua famiglia.
A chi dice di non andare a votare perché tanto nulla cambierà, o che tutti i partiti sono uguali, ai diciottenni che hanno ricevuto la scheda elettorale per la prima volta (e su quanto interessi all’Oligarchia il loro pensiero lo dimostra il fatto che per la prima volta anche per il Senato si vota a 18 anni anziché 25, ma nessuno si è preoccupato di dirlo e di spiegarne il valore democratico), a chi dice che non voterà per protesta, tento di osservare che la Democrazia prescinde dai suoi attori, e in una Democrazia debole come la nostra il voto assume un valore diverso: anche scarabocchiare le schede rendendole nulle è un diritto elettorale, ma un modo più efficace per dire Io Ci Sono, sono contro, ma difendo la Democrazia. Perché la Democrazia è il bene più prezioso senza il quale tutto è perduto. L’urna elettorale è l’ultimo vero strumento che ci rimane per tenere accesa una fiamma della nostra libertà politica.
Ecco perché il 25 settembre andrò a votare. Per rispetto a mio nonno, che per vent’anni fu privato del diritto di entrare in una cabina elettorale e che insieme ad altri milioni di italiani per bene il 25 luglio 1943 pianse all’annuncio della radio che Mussolini era caduto e il Regime Fascista era finito. Anche in Italia il popolo avrebbe potuto finalmente e liberamente votare.
