Karla Mersch. I sapori della Germania sbarcano a Pietrasanta

A Marina di Pietrasanta in via Leonardo da Vinci 17, un’esperienza autentica di sapori, birre e vini, direttamente dalla Germania.

Karla mi racconta l’ultima sua sfida con gli occhi che zampillano l’energia di un vulcano. Siamo seduti in una viuzza di paese, dove abita, davanti ad un bicchiere di vino fresco. Il sole è alto, ma l’alito silenzioso del bosco rallegra il pensiero dell’afa che appiccica il cielo.

Karla si è trasferita da un anno in Italia e il suo italiano ancora vacilla qua e là: alle volte più per il fervore delle parole che fanno a gara per stare al passo con gli occhi, che per l’incerta padronanza della grammatica. Le forme del viso acqua e sapone stridono con i tatuaggi che ricoprono la pelle, “ognuno rappresenta un momento importante della mia vita” mi spiega, non le chiedo quali, la sensazione però è che ne abbia segnati molti. L’apparenza un po’ punk, “i capelli rasta sono per non farli svolazzare in cucina”, più che nascondere sembra esprimere una storia personale difficile, e al tempo stesso di riscatto sociale e umano. Che tipo questa donna! penso via via che la conversazione si rivela praticamente un monologo. Mi parla di dio, della sua fede, della gioia di vivere che non esiste senza condividerla con il prossimo, di yoga e dell’importanza della meditazione per conciliare se stessi con il mondo senza venire sopraffatti dalla realtà che ti circonda.

L’infanzia di Karla appartiene a un piccolo paese nel distretto di Sibiu, nella regione storica della Transilvania (Romania), ma sua madre è tedesca. Si trasferisce presto a Berlino Ovest dove lavorando riesce ad aprire tre saloni di bellezza, aiuta la sorella nel ristorante dell’hotel che gestisce, “a me piace lavorare” dice, “in Romania le donne sono considerate ancora oggi esseri inferiori, forse anche per questo lavorare per me significa soprattutto essere indipendente, avere la possibilità di realizzarti con le tue mani”.

La tenacia prussiana con la quale prende forma l’idea di aprire un locale di cucina rustica tedesca a Marina di Pietrasanta si sfarina quando scopro che per una decina d’anni da ragazza ha praticato il pugilato. “Mio padre era un boxeur”. Adesso mi spiego la muscolatura tesa come una corda di violino. L’allenamento mascolino, “ancora ogni giorno corro nel bosco per un’ora e mezza e poi mi rilasso al sacco quando torno a casa”, però scivola via sulla femminilità che la rende ancora più giovane, o forse è quell’energia dirompente dal sorriso accecante che rivela la sua straordinaria forza emotiva.

Dopo questo piccolo kneipen a Marina di Pietrasanta vorrebbe aprirne altri, Katia ancora deve ultimare la messa a punto del locale e già è proiettata nel futuro, senza dimenticare che nella sua giornata c’è anche un figlio “dal quale non mi separo mai, la scuola è proprio di fronte al locale”. Il figlio maggiore è rimasto a Berlino dove studia all’università. Mi verrebbe da chiederle quanto spazio della giornata le rimane da dedicare solo a lei, in fondo Katia Mersch oltre che giovane è pure una bella donna, ma non voglio apparire indiscreto.

“A me piace lavorare” continua a ripetermi, e quando sto per incidere una piccola provocazione mi anticipa: “lavorare sì per i soldi, il denaro è indispensabile per vivere, soprattutto quando hai l’ambizione di fare tutto con le tue forze, ma per me il lavoro è una passione, un modo per condividerla come in questo locale in cui voglio che le persone si sentano felici di trascorrere qualche ora diversa dal solito, una buona compagnia, cibi autentici, “appena possibile, vorrei destinare il dieci per cento dei miei guadagni per aiutare i bambini in difficoltà, in Romania e in Italia”, Katia non ha dimenticato la sua infanzia ad Agnita Sibiu, “ma anche in Italia vedo che i bambini e le famiglie in difficoltà devono spesso affidarsi ad associazioni di volontariato”.

La kneipe di Berlino era l’antica birreria, la taverna dedicata al popolo, dove trovare tregua e birra fresca al termine del turno di lavoro o mangiare un piccolo pasto, un ambiente conviviale, una tavola genuina e una cucina tramandata di generazione, Katia Marsch l’ha ricevuta fin da piccola dalla madre, “nella nostra tradizione non esiste una ragazza che non sappia cucinare, rientra nei primi insegnamenti dell’educazione in famiglia”.

“Nel mio locale le materie prime provengono tutte dalla Germania, ad eccezione della carne che proviene da allevamenti toscani” sottolinea. “E’ evidente, quindi, che un hamburger o una salsiccia o il gulash, per chi non sia stato almeno una volta in Baviera o a Berlino finisca per essere una scoperta: la nostra cipolla, i crauti o la senape (una crema proveniente da un’antica ricetta), il formaggio di burro, il pane, hanno un altro sapore, una storia come gli arredi che ho rilevato dal Deponie Nr. 13 di Berlino dopo la sua chiusura”.

Il Deponie Nr. 13 era uno dei più popolari e noti ristoranti di cucina rustica berlinese, frequentato da studenti, politici e star del cinema internazionale. “Ho voluto ricreare un concept formato dagli stessi ingredienti, un’esperienza multisensoriale (mi traduce con difficoltà dal tedesco), tutto deve avere un’anima dal cibo all’ambiente, considero questo piccolo locale una specie di start-up, anche perché purtroppo in Italia la burocrazia rende tutto complicato”.

Karla Marsh mi ha invitato a provare la sua cucina, ho promesso di farlo. Debbo dire che aveva ragione. Birra bavarese, hamburgher e un assaggio di gulash. Un’autentica un’esperienza sensoriale, proprio così.

Particolare non secondario. Fugato al mattino il dubbio del dopocena sulla pesantezza del cibo, del resto Katia mi aveva avvertito: “tutto dipende dalla qualità della materia prima e dalla mano di chi cucina, io cucino nello stesso modo che mi ha insegnato mia madre, la quale a sua volta ha imparato da mia nonna e cosi via. In fondo anche nella vita il vero trucco del successo credo sia questo: essere genuini, così come sei, non perdere mai le proprie buone radici e considerarle un dono da condividere con gli altri”. (Aldo Belli)

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