La Biblioteca Universitaria Pisana perduta

di MARIO PECCATORI – Esisteva fino al 2017, dotata di almeno 600.000 volumi cresciuti nel tempo dal 1743, un valore inestimabile.

Si tratta di andare alla ricerca di una prestigiosa Biblioteca che, ormai da anni, ha perso la sua collocazione storica e la sua integrità e sembra doveroso impegnarsi nella speranza di ritrovarla e ricollocarla nella sua completezza.

Esisteva, fino al 2017, la Biblioteca Universitaria Pisana (BUP) dotata di almeno 600.000 (seicentomila) volumi conservati nei locali del Palazzo della Sapienza. Questo patrimonio, di alto valore economico e culturale per Pisa e della Nazione, che si è formato a cominciare dal 1743 grazie al lascito voluto dal giurista e fisico sperimentale Giuseppe Averani e da altre donazioni ed acquisizioni tra cui spicca il lascito che nel 1879 fece l’insigne penalista Francesco Carrara, è attualmente disperso in varie strutture anche fuori dal comune di Pisa.

Sicuramente all’atto della “migrazione” del patrimonio bibliotecario, il personale incaricato avrà svolto un lavoro improbo, catalogando tutto, imballaggio per imballaggio, controllando che tutto il patrimonio sia stato correttamente schedato e accompagnato da tutte le schede relative per poterlo, un giorno, restituire alla sua legittima collocazione completo ed indenne ed il tutto sotto l’attento e competente controllo di chi ha avuto il responsabile compito di conservare intatto un patrimonio culturale/economico di inestimabile valore!

La BUP era, e si spera lo resti, una delle poche in Italia ad avere il diritto di stampa in base al quale può raccogliere tutto ciò che viene pubblicato, unica titolare di un sostanzioso patrimonio determinato anche da prestigiosi lasciti testamentari.

I fondi Averani e Carrara non sono stati gli unici, ma altri eminenti professori universitari hanno lasciato alla BUP il loro patrimonio librario (Piazzini, Feroci, Franceschi, Orsini-Baroni…), come è doveroso segnalare i manoscritti Rosellini, il carteggio di Guido Grandi, il Codice Casabona, messali in pergamena e il Fondo Hortus Pisanus (catalogato egregiamente da Mauro Bernardini), senza trascurare la presenza dei preziosi e prestigiosi “Portolani”.

Il 29 maggio 2012 (ricorrenza storica di Curtatone e Montanara con gli eroici studenti pisani nel 1848), il terremoto in Emilia con le pur modeste ripercussioni anche su Pisa, determinò l’inizio della fine della BUP con il primo atto del trasferimento in toto del personale poi acquartierato in un locale assegnato in emergenza.

Nel 2017 fu decretato “l’exodus” dei volumi, poi dislocati presso l’Archivio di Lucca ed altre strutture; ma nemmeno nella collocazione emergenziale temporanea di Lucca, questo patrimonio inestimabile non ha ancora trovato pace, anche per le esigenze di spazio dell’Archivio di Stato di quella città.

Da un paio di anni e con molte difficoltà la Direzione della BUP ha trovato un’altra temporanea collocazione, ancora più lontana, in quel di Piacenza dove trovano rifugio i fondi librari “meno consultati” (definizione da interpretare) ma che la biblioteca ha il legittimo dovere/diritto di conservare.

Rimane così solo da chiedersi a questo punto quale destino subirà ancora la BUP: se Pisa potrà tornare in possesso di quel patrimonio culturale storico ed economico, se Pisa potrà riaverlo integralmente, se gli Organismi (Ministero, Comune, Dirigenti, Assessorato) preposti a conservare una eredità cosi unica, saranno sensibilmente attenti a rendere alle future generazioni una eredità di tanto valore e pregio, e soprattutto se ci sarà un attento controllo che ritorni tutto il patrimonio nella sua integrità!