(VIDEO) Prosegue la tradizione nata nel 1855. Il sindaco Pierucci: “Un sindaco deve stare sempre insieme alla propria gente”
L’ultima volta nel 2017. Anche la Madonna della Neve era rimasta nel suo tabernacolo a causa della pandemia. E fino all’ultimo quest’anno pare sia rimasta in forse la sua uscita. La processione senza la Madonna non ha senso, mi dice Francesca. E non è la sola. In fondo la semplicità dell’aspettativa riporta al valore della tradizione che vuole ogni tre anni la Vergine attraversare i brevi saliscendi di Pedona, che da oltre un secolo e mezzo custodisce nella chiesa del paese per riconoscenza ad una grazia lontana nel tempo. La messa è fissata alle 18:00, e da straniero mi faccio guidare da un nuovo amico pedonese Alessio, 11 anni.
E’ bella la chiesa di Pedona. Peccato che il suo portone si apra solo la domenica mattina o in occasione delle feste comandate. Mi è capitato altre volte in giro per l’Italia minore. “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto (Mt. 7,7-8). Ho difficoltà a capire perché la Chiesa, su su fino al papa, non si renda conto che una Chiesa chiusa è una luce spenta, come nel piccolo paese di Pedona dove potete “bussare”, ma nessuno vi aprirà. Ho intenzione di scrivere una lettera a Francesco. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.” (Mt.11,28). Le chiese spente non hanno voce.
Inizia la messa. Dietro l’altare c’è don Andrea Ramacciotti, assistito da un parroco di Cinisello Balsamo che occasionalmente si trova a Camaiore. Le panche sono tutte occupate e alcuni come me e il giovane amico assistiamo in piedi. Seduto nella prima panca sulla destra di fronte all’altare c’è il sindaco di Camaiore, Marcello Pierucci, con la fascia tricolore: al momento della liturgia eucaristica mi colpisce il gesto che esprime il senso delle istituzioni dell’uomo, si toglie la fascia e si mette in fila per ricevere l’ostia consacrata, il tricolore scenderà nuovamente dalla sua spalla solo a messa finita. Il baldacchino con la Madonna della Neve viene sollevato dai Festaioli – li chiamano così – in cappa bianca, e finalmente ritorna dopo sei anni alla luce del sole nell’aria tersa di Pedona.
Il Video
La festa dopo una lunga interruzione riprese nel 1995 su iniziativa di u gruppo di ragazzi e ragazze del paese,. L’uscita triennale della Madonna della Neve in processione si ripeté nel 1998 e nel 2001, saltando poi al 2005, allora c’era don Damiano Pacini, coincidendo con il 150° anno dalla nevicata. Cinque giorni durò la festa con i fuochi pirotecnici per iniziativa di Laura Antonelli e Francesca Cecchi.
Dietro la festa, però, c’è anche tutta una storia che non si vede. Ha il nome di Marta Bergamini e di Vittoria Farnocchia, le due paesane che dettero avvio a questo rituale. Le cappe bianche dei portatori sono ancora quelle cucite da loro. Marta è salita alla Casa del Signore nel maggio scorso, Vittoria con i suoi 82 anni possiede ancora energia da vendere: anche quest’anno ha addobbato la chiesa con i fiori, stirato e sistemato i paramenti, guidato le altre donne per la merenda casalinga sulla piazza della chiesa a fine processione, con la parte fondamentale di Laura Antonelli nell’organizzazione generale della chiesa.
La storia che non si vede ha il nome di Giovanni Domenici, anche lui pedonese: senza Giovanni, mi dicono, la Madonna non sarebbe uscita in processione. E’ lui che ha montato la portantina, che l’aveva restaurata, come trent’anni fa le panche della chiesa. Ma dietro l’aria di festa che accoglie il ritorno alla luce sulla piazza della chiesa c’è pure una sfilza di Festaioli, che l’hanno preparata: i fratelli Bergamini, Fernando e Giuliano Festaioli pedonesi storici, una tradizione di famiglia tramandata, Daniele, Piero e Lisa Bergamini, Carlo Cecchi, Stefania e Onelio Lucchesi, Matteo Manfredi, Moreno e Graziano Peporini. Spero di non avere dimenticato nessuno.

Il sindaco Pierucci non dà l’idea di essere presente come “debito d’ufficio”. Infatti, mi dice “Un sindaco deve stare sempre tra la sua gente. Sono felice di partecipare a questo evento di Pedona, è ovvio che da camaiorese senta questa tradizione anche mia, e se proprio vuole riferirsi ad un dovere per la carica che ricopro, le direi allora che la presenza della fascia tricolore che indosso qui alla celebrazione della Madonna della Neve rappresenta il rispetto del Comune che rappresento, nei confronti dei miei concittadini che continuano a tenere viva l’identità sana dei nostri paesi”.

La Madonna della Neve. Sul finire del 1854 il colera scese anche in Toscana, tracimando come un fiume. Dalla Maremma alla Versilia, dal Mugello all’Amiata, a Massa e Carrara, per dieci lunghi, interminabili mesi, fino all’inizio dell’ultima decade di ottobre 1855. Il numero dei morti, superò notevolmente quello dei nati in tutto il corso dell’anno – ha scritto Giorgio Nicoletti: quando la temibile bufera si placò, furono contate le persone colpite dal morbo e quelle che non trovarono scampo: 49.413 le prime, 25.841 le seconde. Una carneficina. Una trentina di medici pagarono con la vita l’opera di soccorso e di assistenza agli ammalati negli ospedali esistenti e in quelli improvvisati un po’ dappertutto.
L’epidemia sicuramente non cessò ovunque nello stesso momento, anche nel raggio di pochi chilometri la distanza aveva allora un significato. Nella vicina Viareggio, ad esempio, le cronache riportano il 7 settembre 1854 come data nella quale il miracolo della Madonna fermò di colpo il colera sulla sponda del canale Burlamacca. A Pedona di Camaiore, invece, si narra che l’invocazione al soccorso celeste sarebbe avvenuta in agosto del 1855, il 5 del mese quando Maria ricoprì tutto il paese di neve: proprio lo stesso giorno del 352 d.C. quando, una notte, la madre di Gesù apparve in sogno a papa Liberio e al patrizio romano Giovanni, chiedendo loro di costruire una chiesa nel luogo in cui sarebbe accaduto un evento miracoloso. Il 5 agosto una nevicata imbiancò il colle Esquilino e il papa tracciò il perimetro della chiesa da edificare in suo nome. La chiesa di Santa Maria Maggiore,
La ricorrenza del 5 agosto si celebra in tutta Italia. Domenica scorsa migliaia di persone hanno seguito la processione sotto una leggera pioggia nella storica festa della Madonna della Neve di Ponticelli, quartiere nella zona orientale di Napoli. Anche a Novi Ligure, con l’immagine lignea della Madonna della Neve conservata nella Collegiata. Si dice che in Italia esistano 152 edifici tra chiese e santuari dedicati alla Madonna della Neve, in testa Piemonte Lombardia e Campania. L’episodio del 352 d.c. si intreccia, dunque, con la grazia della neve che ghiacciò il virus del colera.
E’ difficile immaginare una nevicata in pieno agosto romano, e pure il ripetersi dello stesso miracolo della neve in tante parti così lontane tra loro. Tuttavia, è invece facile cogliere un sentimento comune che accomuna gli italiani attraversando i secoli, rivolto alla Madonna: presenza salvatrice e protettrice delle sorti umane. Numerose testimonianze citano l’immancabile presenza dell’immagine della Madonna nei piccoli scafi dei pescatori toscani e nella sottocoperta dei grandi destinati alle lunghe navigazioni. La Madonna come madre.
Il popolo italiano possiede un modo tutto suo di vivere la fede, nel quale si mescolano religione e folclore. Non è blasfemo sostenere che la Madonna al di là della fede appartiene alla tradizione popolare italiana. Ripensando a fine giornata, mentre su Pedona cala la sera e le lucciole multicolore principiano a riempire la pianura che si perde nel mare oltre le Cinque Terre, l’Italia è ancora ricca del sentimento di appartenenza, di legame con la terra e le proprie tradizioni, come in questo piccolo paradiso di Pedona.

