Malattia e scienza al tempo dei social

La malattia e la scienza al tempo dei social

La ricerca scientifica procede per ipotesi, sperimentazioni, verifiche, errori, confutazioni, dimostrazioni, non per certezze

Siamo appesi ad un’ininterrotta diretta su decessi e annunci di vaccini o cure miracolanti, senza comprendere che la ricerca scientifica procede per ipotesi, sperimentazioni, verifiche, errori, confutazioni, dimostrazioni, non per certezze

Oscillando tra sentimenti e comportamenti contraddittori (paura, sufficienza, insofferenza, sfida), stiamo assistendo ad una delle più appassionanti (e drammatiche) discussioni della storia della scienza, amplificata e spettacolarizzata dai mezzi di comunicazione e dai social. Abituati ad un’immediatezza folgorante, ci attacchiamo a modelli matematici, chiediamo una risposta alla scienza in  tempi rapidissimi, inseguiamo le distrazioni di massa di fake diffuse esponenzialmente dai social, ascoltiamo i dibattiti tra medici e scienziati che manifestano idee diverse, ci indigniamo per le tensioni (in alcuni casi fino allo scontro) tra scienza e politica: l’esempio più eclatante è la delirante minaccia (poi goffamente smentita) del licenziamento del consulente scientifico Anthony Fauci da parte dell’irresponsabile Donald Trump.

I numeri

All’inizio, i numeri sono stati considerati rassicuranti: i dati statistici, freddi e lontani, riferiti a Paesi remoti, poi via via sempre più vicini, fin dentro al cortile di casa, sembravano riferirsi cinicamente soli ai più deboli, alimentando l’indifferenza verso anziani e malati. Le percentuali hanno prodotto una falsa percezione di rischio contenuto, ma improvvisamente la “bomba” è esplosa colpendo tutti direttamente: perciò ci siamo sempre più appassionati alla discussione – su dati e modelli teorici da verificare – tra epidemiologi e virologi, seguendo in diretta il dibattito (talvolta aspro, ma assolutamente normale, anzi necessario) nella comunità scientifica, che ha assunto una visibilità pubblica per la rilevanza che ha per la vita di milioni (miliardi) di persone.

I modelli matematici non sono infallibili

Giorno per giorno ci siamo affidati alle curve disegnate dalle tendenze delle curve rappresentanti il numero di contagiati, guariti, morti che però non sempre coincidono perché elaborati con criteri differenti. Che i modelli matematici di per sé non siano infallibili, pur nel loro intrinseco rigore, lo dimostrano tutte le mancate previsioni delle crisi economico-finanziarie degli anni passati: di per sé, la matematica (non me ne vogliano i cultori della disciplina) descrive, ma non spiega, non dà senso all’esistenza, definisce un campo di esistenza, proietta scenari di tendenza, ma non permette di rappresentare la profonda complessità, talvolta ambigua, della realtà in perpetua mutazione. La matematica ci consente tutt’al più di capire, astrattamente e teoreticamente, la cornice e le relazioni tra enti, eppure siamo completamente soggiogati dalle descrizioni matematiche. Scienziati e matematici – che sono persone serie e responsabili, oltreché esperti – insistono nel chiarire che occorre prudenza nell’interpretare i dati, che le curve rappresentano tendenze e descrivono sommariamente la cruda esperienza, che abbiamo iniziato a comprendere veramente quando i numeri si sono materializzati nelle immagini dei ricoverati nelle corsie e delle bare trasferite con i camion dell’esercito. In fondo, la matematica “è un metodo logico” le cui proposizioni “sono equazioni” che del mondo forniscono immagini “apparenti”, ammoniva Wittgenstein nel Tractatus logicus-philosophicus.

Il metodo scientifico

Se buona parte della popolazione oscilla tra fede, superstizione e cieca fiducia nell’onnipotenza della scienza, sarebbe bene assumere un atteggiamento razionale che induca alla pazienza e a comportamenti socialmente responsabili, piuttosto che affidarsi alle rassicurazioni della fede (legittime, sul piano intimo, insopportabili nelle ostentazioni propagandistiche o televisive), oppure sprofondare nel complottismo, nella certezze assiomatiche, nella superstizione.

Innanzitutto, va compreso che ogni passo avanti arriva dopo errori corretti e teorie inadeguate, confutate, superate o integrate con nuovi paradigmi, affermati e consolidati dopo lunghe osservazioni e sperimentazioni, secondo il metodo elaborato da Galileo Galilei, quattro secoli fa.

La scienza inoltre non può fermarsi alla descrizione matematica del mondo, così come la ragione non può fondarsi esclusivamente sulla pura logica: ci serve una visione integrale del mondo, una nuova concezione in cui non domini più lo sfruttamento irresponsabile di bambini, donne, uomini, come neppure di animali e natura, che ci restituisca la responsabilità e soprattutto la speranza. Per questo, occorre tornare a leggere maestri del pensiero come Karl Marx, Hans Jonas, Walter Benjamin, Ernst Bloch.