di MARIO PECCATORI – Il dovere costituzionale dei legittimi rappresentanti della Sovranità popolare di garantire lavoro e dignità.
Prima di affrontare l’argomento “lavoro” è necessario ricordare il valore fondamentale della Costituzione della Repubblica Italiana.
La nostra Costituzione è stata elaborata, approvata e promulgata al termine di un drammatico conflitto mondiale durante il quale furono distrutti tutti i principi della dignità umana, non solo per quanto accade in ogni guerra ma soprattutto per la volontà di annientare i diritti fondamentali della persona umana. La nostra Costituzione è nata, dunque, per restituire alla persona la sua dignità umana.
Così, ognuno di noi è chiamato a rispettarla, osservarla, applicarla e non interpretarla o piegarla alle esigenze politiche del momento.
Purtroppo è consuetudine contemporanea, denigrare, disconoscere, assoggettare e, in ultima analisi, stuprare la nostra Costituzione come purtroppo è stato e viene fatto proprio da chi è preposto a garantirne la sua corretta applicazione.
Ma ancor più stigmatizzabile è il fatto che anche mediaticamente si cerca di insinuare l’idea che sia necessario cambiarla con la scusa di adattarla alle nuove espressioni della società! E così facendo si crea il presupposto pretestuoso per, in realtà, adeguarla ad esigenze politiche extranazionali di specifico ed esclusivo interesse speculativo. Eppure va ricordato che tutte le più alte cariche dello Stato Italiano, Presidente della Repubblica, Presidente del Governo, i Ministri del Governo e gli appartenenti alle sue fondamentali Istituzioni come Magistrati e Militari, prestano solenne giuramento di “osservare lealmente la Costituzione”.
La Costituzione redatta in forma altamente democratica, risulta essere chiara, semplice, applicabile, moderna ed è, nella sua forma rigida, altamente personalistica salvaguardando primariamente la persona umana e la sua dignità.
Ed è per questo che la Costituzione Italiana dedica al lavoro, direttamente e/o indirettamente, ben 8 Articoli, di cui 3 fondamentali, per la realizzazione della dignità umana.
Qui faremo riferiremo all’uomo, nella sua più ampia accezione, come termine che identifica l’umanità nella sua espressione maschile e femminile. Uomo, dal latino “Homo” corradicale di “Humus”, oltre a rappresentare la provenienza “dalla Terra” ne determina la sua origine fertile in quanto l’humus distingue una terra ricca e fertile dalle altre.
L’uomo personificato in Adamo ed Eva, generato dalla terra e vitalizzato dal “soffio divino”, ha perso la sua essenza trascendente disobbedendo al Creatore, “condannato”, cosi, a dover affrontare la sua esistenza con fatica, dolore e sudore (particolare non trascurabile è che la tradizione biblica è riproposta anche nel Corano, dove la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso avviene analogamente alla Bibbia, per aver trasgredito all’ordine di Allah di non mangiare il frutto dell’Albero della conoscenza).
Dio volle così, non tanto infiggere una condanna esemplare, ma concedere all’Uomo la redenzione alla sua disobbedienza concedendogli la dignità del lavoro …attraverso la fatica ed il sudore nel lavoro, l’uomo, avrebbe recuperato la sua dignità, quella vitale essenza divina.
Dobbiamo, quindi, intendere il lavoro come indispensabile fonte di dignità umana senza la quale l’essere uomo non sarebbe altro che argilla informe.
La dignità della persona
La dignità è il diritto di una persona ad essere apprezzata e rispettata per sé stessa e ad essere trattata eticamente. Con il termine dignità ci si riferisce al valore intrinseco dell’esistenza umana che ogni uomo e ogni donna – in quanto persona – è consapevole di rappresentare nei propri principî morali, nella necessità di liberamente mantenerli per sé stesso e per gli altri e di tutelarli nei confronti di chi non li rispetta. “La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli”. (Aristotele)
Ne deriva la necessità di attribuire il suo pieno valore di dignità ad ogni e qualunque tipo di lavoro e ai lavoratori che lo esercitano.
Il testo della Costituzione Italiana
Nel testo della Legge Primaria che è la Costituzione della Repubblica Italiana, è così univocamente sancito:
art. 1. L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
art. 35.La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.
art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
art. 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
art. 38. Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera.
art. 41. L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.
Il valore del lavoro nei Padri costituenti
È evidente la particolare attenzione che i Padri Costituenti hanno dedicato al valore del lavoro per definire i principi inalienabili della persona umana.
Tutta l’architettura della Repubblica Democratica Italiana si fonda sul lavoro come fonte e principio di unità e Sovranità dell’intero suo Popolo.
Per questo, i legittimi rappresentanti della Sovranità popolare hanno il dovere costituzionale di promuovere tutte le iniziative valide a rendere disponibile il lavoro per tutti i cittadini attribuendo ad ognuno pari dignità nella forma e nella sostanza.
Il lavoro non è né può essere una forma di sudditanza verso il datore, che sia lo Stato o il privato, ma è il mezzo per elevare ogni personalità umana che, nella sua unicità e molteplicità, concorre alla dignitosa elevazione della società cui appartiene.
Mario Peccatori (Chiusi, 1947) si è laureato in Scienze Biologiche all’Università di Siena. Ufficiale di prima nomina in Artiglieria dell’Esercito Italiano, ha svolto la sua attività presso il Laboratorio di Radiopatologia e Fisiopatologia delle Radiazioni del CAMEN di S.Piero a Grado a Pisa dove ha conseguito la Specializzazione Nucleare ad indirizzo Radiopatologico, Radiotossicologico e Radioprotezionistico. Ha svolto attività di studio e ricerca presso laboratori militari ed universitari, Cultore della Materia presso il Dipartimento di Fisiologia e Biochimica dell’Università di Pisa, ha collaborato con l’Università di Bologna ai Corsi di Radiotossicologia presso la Scuola di Specializzazione in Tossicologia per Medici e Farmacisti. Brigadier Generale del Corpo Tecnico dell’Esercito nella riserva. Cavaliere al Merito della Repubblica; dello Sport; e dell’Ordine Dinastico della Cavalleria Angelica di S. Michele Arcangelo e Padre Pio. Autore di varie pubblicazioni e appassionato di poesia, attualmente è presidente dell’Associazione Culturale-Politica “MADRETERRA NOSTRA”, e dell’ASD “UNIVERSITAS” di Pisa, Maestro di Ju Jitsu e titolare della Scuola Italiana di Arte Marziale.