di GIOVANNI VILLANI – La metà delle prime 50 imprese vinicole italiane è veneta, veneto il primato di vino prodotto, anche per l’export.
I dati ci vengono offerti dall’Area Studi di Mediobanca, da Ipsos, l’istituto di analisi ricerche di mercato e dall’Ufficio della Società di assicurazione del credito di imprese esportatrici (Sace) e ci dicono che le perdite del mercato vinicolo italiano, causate dai disastri del Covid, sono pesanti, ma tutto sommato abbastanza contenute. Il calo sarebbe di un complessivo 4%, riferito per un 6% circa al mercato interno (l’indice che giustifica sono i ristoranti e i bar rimasti chiusi per mesi) ed un 2% per il mercato estero.
L’incidenza del risultato netto sul fatturato ha comunque conseguito margini sufficienti, con una variazione passata dal – 4,2% al – 4,1%, dove i vini frizzanti hanno perso più di quelli fermi e dove le cooperative hanno contenuto le perdite del 2%. La leadership delle vendite 2020 è in Veneto, precisamente nel territorio veronese, e appartiene alle Cantine Riunite – con Giv (Gruppo Italiano Vini) che raccoglie una ventina di aziende sparse su tutto il territorio italiano, con la sede di quest’ultimo a Calmasino di Bardolino sul Lago di Garda. Il loro fatturato ha superato i 580 milioni di euro (il solo Giv ne ha realizzati 393 mni) mantenendo un largo distacco sulla seconda concorrente, la Caviro di Faenza (362 mni di euro) e sulla terza, la Casa Vinicola Botter di Fossalta di Piave (230 mni di euro).
Seguono in graduatoria altre cinque aziende che superano i 200 milioni di fatturato, a partire dalla toscana Antinori (215), la trentina Cavit (210), la piemontese Martini (208), la IWB Italian Brands (204) e la veronese Enoitalia della famiglia Pizzolo (201).
Notevole l’export di Giv attestatosi a quasi 160 mni ed in crescita del 1,6% sull’anno precedente. Enoitalia, che ha pure sede a Calmasino di Bardolino (Verona), è stata poi di recente interamente assorbita da IWB formando così un altro colosso da 400 mni di fatturato, fortemente focalizzato sulla commercializzazione e la distribuzione.
Scorrendo la classifica delle prime 50 cantine italiane, troviamo che quelle veronesi hanno i migliori piazzamenti, dove si incontrano: la Cantina di Soave (120 mni, che guadagna un più 3% sull’export), la Collis Group di Monteforte d’Alpone con 105 mni, pur perdendo quasi un 4% sul 2019 e la Contri Spumanti di Cazzano. Nell’elenco altre famose etichette veronesi, a partire dalla Masi Agricola, la Pasqua Vigneti e Cantine, la Casa Vinicola Sartori di Negrar, tra le storiche aziende veronesi, fondata nel 1898 da Pietro Sartori.
In sintesi, quasi la metà delle prime 50 imprese vinicole italiane è veneta. Ed è pure veneto il primato di vino prodotto, sia per valore che per volume, raggiungendo il 20% del totale nazionale. Il Veneto conserva il primo posto anche per l’export, pari al 36% nazionale, pure se in calo dell’oltre 3%. Ma le aspettative per una forte ripresa del comparto sono molte, soprattutto per la qualità del prodotto, ormai definitivamente affermatosi nel mondo.
(foto: immagini tratte da https://www.sartorinet.com/index.php – Nel caso siano soggette a copyright verranno subito cancellate dietro semplice comunicazione)
Giovanni Villani è nato a Verona, giornalista pubblicista dal 1990, critico musicale del quotidiano L’Arena di Verona. Dirigente amministrativo. Laureato all’Università di Bologna in Storia e all’Università di Verona in Arte.