La Roma di Tarkovskij

IL POST di ANDREA APPETITO – Il regista, sceneggiatore, scrittore e critico cinematografico dalla fotografia di tipo spirituale e metafisico.

Ecco Roma vista da Tarkovskij. Roma millenaria, pontificia. I muraglioni e i ponti a mollo nell’acqua del biondo Tevere. Le ombre di una vegetazione parietaria strabordante. Una sponda cupa che tracima e rischia di allagare il Tevere, interrompere il suo quieto scorrere, il placido sciabordare contro gli argini di marmo bianco. Sullo sfondo celeste aereo quasi agostano c’è la cupola di San Pietro, il Vaticano, i tetti di Roma. Non ci sono abitanti, ma indulgenze. Il ponte e gli argini stanno deserti, neppure il fiume scorre. Qui è tutto eterno: non ci sono cadaveri galleggianti, né pire sulle sponde, né chiatte cariche di sabbia che risalgono il fiume. Come è vaticana questa sospensione! Oltre la sponda cupa e ombrosa sonnecchia la Roma cinica e fatiscente, ma questa polaroid non ha sonoro e il Tevere è profondo poco più di sei metri. Potremmo far risuonare i rumori di fondo di piazza Monte Citorio: le chiacchiere dei portaborse nei caffè dei dintorni, gli schiamazzi dei turisti, la voce flautata di un prete, il gocciolio delle campane.


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