“La scuola che vogliamo” Livorno 1 ottobre

di BEATRICE BARDELLI – Alle ore 17.30 sulla Terrazza Mascagni, l’iniziativa di un gruppo di insegnanti dell’area litoranea Pisa-Livorno.

Domani, venerdì 1° Ottobre, alle ore 17.30, sulla Terrazza Mascagni. Per fare cosa? Per parlare di SCUOLA, di come sta cambiando la SCUOLA, di come dovrebbe essere la SCUOLA del 2021. L’iniziativa, partorita da un gruppo di insegnanti dell’area litoranea Pisa-Livorno intende coinvolgere nel dibattito “La SCUOLA che vogliamo”, genitori, studenti, insegnanti, presidi, direttori e tutto quel personale scolastico che “mantiene in vita” la SCUOLA ma che non viene mai ringraziato abbastanza, a cominciare dai bidelli. L’appuntamento di Livorno vuole essere un primo passo per spingere i protagonisti della “SCUOLA” a confrontarsi, per denunciare quello che non va, per suggerire quello che potrebbe andare, per analizzare INSIEME un modo nuovo di fare SCUOLA. Gli organizzatori si aspettano tante e franche testimonianze di chi la scuola la vive giorno dopo giorno, dentro e fuori le mura delle classi. L’occasione è ghiotta per affrettarsi a partecipare.

La SCUOLA al tempo del COVID

Mascherine sulla faccia, distanziamento tra banchi, timore (terrore?) di essere contagiati dal compagno del banco vicino, sempre in preda ad un’ansia che non ti lascia per tutta la mattina, ferreo rapporto a distanza con gli insegnanti, verifiche dell’apprendimento (mnemonico) a distanza tecnologica (whattsapp et alia), incubo del contagio. Tema del giorno. Di ogni giorno: vaccino o tamponi? Attività a scuola: digitalizzazione. Prenotazioni interrogazioni. Prenotazioni scritti…per non parlare dei vaccini, l’incubo delle nuove generazioni! E poi: green pass, e controlli in entrata: ogni giorno! E’ questa la SCUOLA di oggi? E’ questa la SCUOLA che vogliamo? E’ questa la SCUOLA che abbiamo sognato per i nostri FIGLI?

Una volta c’era la “scuola”

Andare a scuola, per me, nata nel primo dopoguerra, è sempre stato un GRAN PIACERE. Complice mio padre, V Elementare, operaio, ma gran divoratore di libri, attivista sindacale alla Fiat di Marina di Pisa dove fu licenziato per motivi politici (unico socialista su 300 licenziati perché comunisti) nel 1957. E complice mia madre, VI Elementare, casalinga ed ex infermiera all’Ospedale di Careggi, a Firenze, che mi insegnò a leggere sul libro di ricette dell’Artusi e che mi raccontava dell’Iliade e della Odissea che conosceva benissimo oltre al rimpianto di non poter essere diventata una scrittrice. Il suo sogno nel cassetto.

La scuola per me? Un’oasi di pace, di apprendimento, di cultura, di affetti e di relazioni umane. Un mondo che non dimenticherò mai. Come non dimenticherò mai la mia maestra, morta quando facevo la V Elementare, che ci proiettò “Roma, Città aperta”, mi premiò con un libro per la mia partecipazione ad una piccola rappresentazione teatrale e che mi iscrisse ad un concorso di disegno per bambini delle Elementari dove vinsi il primo premio: 500 lire!!!

Poi le Medie a Marina di Pisa sul lungomare e poi il Liceo Classico a Pisa dove conobbi per la prima volta cosa significa essere discriminati per censo: figlia di operai in un ambiente di medio-alto borghesi. Ma non discriminata dai professori! Benché severi, quei miei professori davano l’anima per aiutarci a sviluppare le nostre attitudini. Ci davano del “lei” e ci incutevano, almeno a me, “paura”. Ma grazie a loro, alla mitica professoressa Sorbi ho imparato a memoria la Costituzione che si è inserita nelle mie cellule e grazie alla professoressa Cecchini, che diventerà anche Sindaco di Pisa, ho imparato che anche le donne avevano fatto la Resistenza. Lei era una di quelle.

Ho avuto la fortuna di vivere il tempo di una Scuola fatta di emozioni, cultura ed accrescimento/sviluppo della propria, individuale IDENTITA’. La scuola di oggi. Un altro mondo. Raro sentire uno studente parlare di “emozioni” ricevute da un/una insegnante. Ricordo mia figlia che in seconda Liceo Scientifico, al Buonarroti di Pisa, tornò a casa e per descrivermi la sua prima lezione di Chimica mi disse: “L’ho vista come un film a colori”. Grazie a questa splendida insegnante mia figlia è diventata biologa marina. Ma la mia domanda è: oggi gli insegnanti sono cambiati? E la mia risposta è: NO. Gli insegnanti, quelle splendide figure di “lavoratori” che “curano” l’evoluzione razionale/emotiva dei nostri ragazzi sono rimasti gli stessi. Spinti dal fuoco sacro di trasmettere la CONOSCENZA ma, prima di questa, la CURIOSITA’ della conoscenza. E’ che, oggi, molti di loro si sentono “ricattati” da un sistema che non capiscono e si rintanano nei loro antri personali.

Tornare alle radici del SAPERE socratico. Analizzare, dissertare, contestare. Solo così si potranno formare i cittadini di domani: consapevoli, creativi, umani e solidali. Tutto quello che non porta acqua al mulino del SAPERE, deve essere evitato/rigettato/surclassato.

E’ tempo che gli insegnanti insieme ai genitori pretendano una formazione globale, emotivo/razionale, per i loro studenti e per i loro figli. Se non saranno gli adulti ad intervenire, come potranno farlo i ragazzi e le ragazze che stanno crescendo (non certo per colpa loro) in un mondo dominato dalla paura dell’altro, dalla diffidenza e dal concetto SUPREMO di “ineluttabilità”?