di EDOARDO CAPPELLI – Diceva Benjamin Franklin: “Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né libertà né sicurezza”.
Da quando sono diventati di rilevanza nazionale i fatti di Palermo, quelli dello stupro di gruppo compiuto da 7 ragazzi ai danni di una ragazza, con annesso video a luci rosse registrato da uno degli aggressori con il cellulare, la politica italiana sta affrontando il tema della violenza di genere e della “rieducazione” del maschio ma sia la destra che la sinistra dimostrano di essere alquanto confuse su come affrontare il problema.
In ordine di rilevanza, hanno suscitato scandalo le parole dette dal giornalista Andrea Giambruno, compagno della Premier Giorgia Meloni, finito nell’occhio del ciclone per aver detto che “Se vai a ballare, ed eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”. Giambruno ha rilasciato una grave dichiarazione, che pare legittimare lo stupro nei confronti delle donne ubriache, tuttavia si deve tenere presente che l’alcool fa perdere lucidità alle persone, sia maschi che femmine e, quando questo accade, si tende ad essere più violenti, più vulnerabili, più confusi, meno coscienziosi e si rischia di perdere la consapevolezza della gravità delle circostanze in cui ci si potrebbe trovare.
Chiunque vada a ballare ha il diritto di ubriacarsi ma deve sempre stare attento alle conseguenze e questo indipendentemente dal sesso: nessun ubriaco che si metta alla guida di un’auto merita di morire in un incidente stradale, ma ciò non significa che si debba incentivare o sminuire la gravità della guida in stato di ebbrezza.
Questo vale anche per gli uomini, considerando che spesso anche gli stupratori possono essere sotto effetto di sostanze stupefacenti od un elevato tasso alcolemico nel sangue.
Le donne hanno il diritto di bere e nessuna quantità di alcool in corpo o di vestito corto giustificherà mai uno stupro, ma devono essere consapevoli della perdita di lucidità che l’abuso di alcool comporta. Nessun genitore suggerirebbe mai alla propria figlia o al proprio figlio di ubriacarsi fino a perdere i sensi o a star male, perché i rischi sono dietro l’angolo e questo vale in generale, non solo per le violenze sessuali.
Ciò significa che lo Stato si dovrebbe impegnare ad incentivare l’educazione riguardo i rischi connessi all’uso di alcolici e di sostanze stupefacenti, senza cadere nel “victim blamig” o “colpevolizzazione della vittima”, come è accaduto goffamente a Giambruno. Invece che fa? Alza muri di proibizionismo, non soltanto sulla marijuana ma adesso anche sulla pornografia.
Secondo la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella è necessario creare un blocco informatico per impedire ai minorenni di accedere ai siti a luci rosse perché tanto “non è censurare, ma tutelare i minori”. Benjamin Franklin diceva che “Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né libertà né sicurezza” ed infatti i fatti hanno sempre dimostrato che non solo il proibizionismo non porta mai a nulla di utile per la società, ma spesso finisce pure per peggiorare la situazione.
Una misura del genere potrebbe addirittura incentivare il mercato nero di materiale pornografico illegale o spingere i minori ad utilizzare altri metodi per visitare i siti a luci rosse.
Qualcuno però potrebbe ritenerla una misura saggia, volta appunto a “tutelare i minori” ma qui il problema è un altro: si crede veramente che l’uso di materiale pornografico abbia una qualche correlazione con l’aumento degli stupri? Perché la violenza sessuale viene compiuta sia dai minorenni che, soprattutto, dai maggiorenni e, anche ci fosse una correlazione, allora la pornografia andrebbe censurata anche agli adulti, perché la violenza è grave indipendentemente dall’età del carnefice, l’età non può essere una attenuante.
Una certa vulgata da destra, quella più affine al perbenismo, reazionaria, ultra-cattolica ed ultra-conservatrice si è detta favorevole. Ma non è totalmente contraria nemmeno l’ala estrema della sinistra, quella contraria alla “mercificazione del corpo della donna” e che vede nei rapporti sessuali di qualunque genere, anche in quelli consenzienti e coniugali, un residuo di dominio violento e patriarcale del maschio. A queste persone pare impossibile che una donna scelga volontariamente ed in totale libertà di prestare il proprio corpo per simili attività.
Da piccolo volevano proibire i videogiochi, perché credevano causassero violenza, ora si è passati alla pornografia.
Il problema è che dovrebbero essere anzitutto le famiglie ad insegnare il rispetto reciproco tra i sessi perché i figli e le figlie imitano i rapporti con gli altri in relazione a ciò che vedono nelle proprie case, dai propri genitori e dai propri parenti. La sinistra più moderata propone l’implementazione dell’educazione affettiva nelle scuole, il che potrebbe essere una buona idea, magari aggiunta all’educazione sui rischi dell’alcool e delle sostanze stupefacenti, ma si deve smettere di pensare alla scuola come ad una sorta di “Leviatano” a cui si possano demandare tutte le attività più “scomode” che i genitori non vogliono o non sono in grado di fare.
Non si può dare tutta la colpa solo alle nuove generazioni, credendo che queste ultime siano state “traviate” dal web, quando i problemi probabilmente stanno a monte e riguardano le famiglie che i giovani hanno alle spalle. Non esistono risposte facili, pare però che questo governo non la pensi così.
(foto: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/1094168)

Edoardo Cappelli è nato nel 2001, vive a Casoli frazione di Camaiore, studente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa.