di ANDREA APPETITO – Chi ha più prudenza la usi per ricordare ogni giorno che ogni uomo è un lupo per l’altro uomo, ma potrebbe essere un dio
Il sole si spegne all’orizzonte mentre ai rami di una quercia dalle foglie accartocciate per la siccità dondolano i cadaveri di tre impiccati. Uno di loro ha una grossa lingua bluastra tra i denti e gli occhi sbarrati. Ai piedi dell’albero il gruppo di notabili è accompagnato dal prete con la barba grigia arruffata, gli occhi neri e piccoli come due mosche. Il prete infila la mano nella tasca della tonaca impolverata, tira fuori un aspersorio e sgranchisce la voce. Amen! grida un ragazzino seguito dal ceffone che la madre gli rifila per anestetizzargli la lingua.
Potrebbe cominciare così La ballata western degli impiccati e continuerebbe con il discorso del prete.
Fratelli e sorelle, siamo qui ai piedi dell’albero degli impiccati. Anche oggi ha avuto i suoi frutti. Preghiamo per le anime dei fratelli perduti. È dai tempi di Caino che l’uomo è iniquità e paura, brevi momenti di sollazzo e disperata ricerca di amore. Chi ha più prudenza la usi per ricordare ogni giorno ai fratelli che ogni uomo è un lupo per l’altro uomo, ma potrebbe essere un dio.
Sorelle e fratelli, il prete con lo sguardo obliquo vede profilarsi all’orizzonte l’ira di Dio nella forma di una tormenta di sabbia come in un film dei fratelli Coen e con uno sforzo del polso anchilosato asperge gli stivali degli impiccati.
Amen! ripetono in coro le donne pie e si affrettano spingendo i figli come chiocce verso le case di Hanging Tree.

Andrea Appetitoè nato a Roma nel 1971 e insegna Filosofia e Storia in un liceo dei Castelli Romani. Scrittore con il romanzo “Tomàs” (2017), al quale segue “Vietato calpestare le rovine” (2019). Tra le sue opere “Cluster bomb” (2002), la partecipazione all’antologia di racconti su Roma “Allupa allupa” (2006), il testo teatrale “L’eredità” tradotto in portoghese e messo in scena a Rio de Janeiro (2006); ha realizzato con Christian Carmosino alcuni cortometraggi e il film-documentario “L’ora d’amore” (in concorso al III Festival Internazionale del Film di Roma, 2008), con Gianluca Solla ha scritto il breve saggio “Senza nome” (tradotto in spagnolo e pubblicato nell’edizione collettiva “Il impasse de lo politico, 2011); con Cosimo Calamini e Carmosino è autore della sceneggiatura “Emma e Maria” (finalista del Premio Solinas, 2014); è presente nell’antologia “Sorridi: siamo a Roma” (2016).