A volte le nostre paure rischiano di prendere il sopravvento, limitando la quotidianità, privandoci di occasioni importanti. Questo accade quando non vengono affrontate opportunamente, ma lasciate agire magari per mesi, o anni. La mente associa una situazione a sensazioni di forte disagio, di ansia, di stress, cementando questo legame giorno dopo giorno.
Nascono così anche le fobie, forti paure del tutto irrazionali che possono condizionare pesantemente la vita di tutti i giorni.
Una scoperta recente ci aiuta a capire che non siamo in balia delle emozioni negative. Una ricerca dell’Università di Yale, pubblicata sulla rivista Nature Communications, ha individuato la rete di connessioni neurali che entrano in gioco di fronte a stimoli ansiogeni.
Il team di scienziati ha presentato a un gruppo di volontari alcune immagini disturbanti: ad esempio una toilette sporca, un volto con mutilazioni, un cane che ringhia. Mentre osservavano tali foto, i partecipanti allo studio erano sottoposti a risonanza magnetica.
Le connessioni neurali coinvolte
Gli stimoli disagevoli o spaventosi attivavano alcune connessioni che partivano dall’ippocampo, area cerebrale coinvolta nella regolazione motivazionale ed emotiva. I segnali neurali venivano inviati in tutto il cervello, ai circuiti responsabili delle reazioni fisiologiche di stress, ma non solo.
Il disagio era tanto più contenuto, quanto più forti erano le connessioni tra l’ippocampo e alcune specifiche aree, come la corteccia frontale dorso-laterale. Quest’ultima è coinvolta nella regolazione delle emozioni e nelle funzioni cognitive superiori: semplificando, potremmo dire che ci aiuta a razionalizzare, a non essere travolti dall’emotività.
Quando i partecipanti allo studio dichiaravano di sentirsi meno stressati, la risonanza magnetica riscontrava una maggiore attivazione di tale area. Secondo i ricercatori, questa reazione poteva indicare un tentativo di limitare il malessere provocato dalle immagini, ad esempio attraverso la rievocazione di ricordi piacevoli. La persona che reagiva meglio allo stress dirigeva la mente verso un pensiero positivo, contrastando il disagio.

A quanto pare, quindi, la tendenza a reagire all’ansia e alla paura limitandone l’impatto è “racchiusa” in specifiche connessioni del cervello. Questo significa che può essere allenata, come ogni facoltà cerebrale.
Allenare il controllo delle emozioni negative
Un primo, immediato “training” per potenziare tale capacità è facilmente intuibile: contrastare attivamente le sensazioni di disagio orientando i pensieri verso ricordi piacevoli, immagini mentali positive.
Possiamo però agire anche in maniera “preventiva”, senza dover affrontare un’emozione negativa. Ad esempio, diversi studi evidenziano il ruolo della meditazione, di cui avevo già parlato in un altro articolo. Sembra che meditare incrementi tra l’altro l’attività del “Task positive network” (TPN), un circuito cerebrale legato all’autocontrollo e alla concentrazione. Nel TPN rientra anche la corteccia prefrontale, parte della corteccia frontale che, nello studio americano, risultava associata a un maggior contenimento dell’ansia e dello stress. A quanto pare, quindi, meditare può preparare la mente ad affrontare meglio le emozioni spiacevoli.
Controllare consapevolmente il flusso di pensieri durante le emozioni negative, praticare la meditazione: due abitudini che possono portarci verso un approccio più sereno al quotidiano.
Studio citato:
Goldfarb EV, Rosenberg MD, Seo D, Constable RT, Sinha R. Hippocampal seed connectome-based modeling predicts the feeling of stress. Nature Communications. 2020;11(1):2650.
Ugo Cirilli è nato a Pietrasanta nel 1985, laureato in Psicologia Cognitiva Applicata all’Università di Bologna ha poi conseguito un master in Mental training, ha frequentato corsi di marketing e di gestione delle risorse umane, tecnico della progettazione e promozione turistica (Fondazione Campus, Lucca). Ha scritto su siti internet di cultura e attualità, tra questi scrivo.me portale del Gruppo Mondadori). Come scrittore ha esordito con il romanzo “Un accordo maggiore in sottofondo” (edizioni Toscana Today, 2019).