di MARIO PECCATORI – I rischi maggiori per la salute derivano dalla quotidianità e dagli stili di vita, rischi di cui non si ha percezione.
La percezione del rischio verso gli inquinanti ambientali, di origine naturale o di origine antropica, si manifesta nella società umana in maniera variabile e speso in maniera inversamente proporzionale al reale rischio connesso.
L’ambiente in cui vive ed insiste l’umanità è esposto a modifiche naturali e da attività umana.
Le modifiche naturali sono di natura temporale lunga e spesso non percepibili direttamente se non con il trascorrere di intere generazioni e quindi trascurabili nella valutazione della percezione diretta del rischio potenzialmente connesso. Le modifiche indotte dall’attività umana sono di modesta entità ma direttamente connesse alla spettanza di vita umana e vanno prese nella giusta considerazione per gli effetti acuti e/o cronici potenzialmente connessi.
Per definire il rischio e la relativa pericolosità di un agente inquinante, non basta la ricerca scientifica sulla loro effettiva azione, ma va connessa alla reale percezione del pericolo e quindi del rischio da parte del singolo individuo.
Nell’attività quotidiana i maggiori pericoli per la salute degli individui sono collocati nelle sostanze di natura chimica che vengono rilasciate nell’ambiente, assimilate dalle colture, integrate negli alimenti, nei farmaci, negli indumenti, in tutto ciò che fa parte della vita. Eppure, non viene connessa ad essi una percezione del rischio appropriata e se ne continua a fare uso con relativa tranquillità o ignoranza (termine inteso come non conoscenza diretta).
Ovviamente vi è anche un motivo di interesse specifico che questi prodotti, pericolosi per la salute, non producano la percezione del rischio relativo.
Non vanno esclusi dal rischio per la salute gli inquinanti fisici sottoforma di radiazioni.
Le radiazioni possiamo suddividerle in radiazioni ionizzanti e radiazioni non ionizzanti.
Le Radiazioni Non Ionizzanti o NIR sono di natura elettromagnetica e non hanno energia sufficiente per provocare ionizzazione della materia con cui interagiscono. Hanno comunque effetti rilevabili a vari livelli di frequenza ed intensità di potenza. Ma il fatto che ancora non sia stata data accurata rilevanza agli effetti biologici connessi ad una loro esposizione, la percezione del rischio nei loro confronti è pressoché irrilevante (specialmente se correlata alle comodità che ne derivano come telefonia mobile, internet, ecc.)
Le Radiazioni Ionizzanti o IR sono di natura nucleare o prodotte da generatori come le macchine radiogene per la radioscopia.
Le IR nucleari si caratterizzano per essere prodotte dal riarrangiamento energetico di Elementi radioattivi detti radioisotopi, come l’Uranio, il Radio, il Cesio, ecc., o a seguito di fissione (divisione) nucleare. Queste radiazioni si distinguono in, elettromagnetiche (raggi gamma) e particellari (radiazioni alfa e beta).
Evitando di intrometterci nella fisica nucleare, si può considerare il rischio connesso come, da esposizione per le radiazioni gamma e da contaminazione interna per quelle particellari.
La percezione del rischio, connesso a questo tipo di radiazione, è elevata se relazionato al drammatico utilizzo degli ordigni nucleari ma anche alla certezza del danno fisico e sanitario relativo alla esposizione a livelli elevati di radiazioni gamma o ad ingestione di eventuali radioisotopi emettitori di particelle alfa e/o beta.
Questa conoscenza rapportata ai drammatici fatti storici genera verso le IR una elevata percezione del rischio nei loro confronti. È corretto, però, dire che proprio questa percezione stimola l’applicazione di norme estremamente restrittive nell’uso, il controllo e il condizionamento delle fonti IR, tali che riducono i rischi connessi a valori accettabili. Una conoscenza adeguata della materia eviterebbe isterismi sociali e usi impropri della percezione del rischio.
Purtroppo, in questi contesti, si innescano fattori politici che sfruttano la predisposizione alla paura dell’essere umano a soli fini speculativi. Cosi si gioca sulla non conoscenza della comunità per esporre argomenti mal conosciuti e/o mal interpretati, al fine di ottenere ascolti mediatici.
Uno degli argomenti, spesso utilizzati per condizionare/confondere l’opinione pubblica, è relativo alle cosiddette “scorie nucleari”, di particolare valore ambientale e biologico/sanitario, ma non correttamente inquadrate.
Cosa giusta è dunque definire univocamente cosa sono le “scorie radioattive o nucleari”.
La scoria è il prodotto finale di una lavorazione, di una combustione, di una modificazione; pertanto la scoria nucleare, radioattiva per sua natura, non è altro che il prodotto finale della reazione di fissione (divisione) dei nuclei dell’elemento fissile usato per produrre energia nelle centrali nucleari. In poche parole, quando il combustibile, in questo caso una barra di Uranio, si esaurisce lascia una certa quantità di materiale inutilizzabile sottoforma di scorie.
Queste scorie, prodotto di fissione e decadimento nucleare, sono formate da un certo numero di nuovi elementi radioattivi ad alta attività e di particolare interesse antropico.
Le barre di combustibile nucleare esauste vengono recuperate da strutture specializzate nel condizionamento, recupero e smaltimento dei prodotti formatisi.
Tutto il materiale, ad alta attività radioattiva, non recuperabile andrà a formare quelle scorie che dovranno essere confinate in adeguato luogo e modo. Questo vuol dire che, presso una centrale nucleare, non vi potranno mai essere, né essere conservate “scorie radioattive nucleari”!!! Tuttalpiù, vi potranno essere conservate temporaneamente le barre del materiale fissile ormai esausto in attesa del loro trasferimento nei centri di riprocessamento.
Altra cosa sono i “rifiuti radioattivi” che rappresentano il materiale di scarto di lavorazioni con radioisotopi a scopo clinico, terapeutico, di analisi, di studio e ricerca, di dosaggio, di pulizia di luoghi contaminati da radioisotopi.
Questi rifiuti, reperibili in qualunque ospedale, centro di ricerca, di analisi, e luoghi di lavoro adeguatamente adibiti, possono essere sia liquidi che solidi e, una volta raccolti con le dovute regole, vengono condizionati, stoccati e conservati in apposite strutture sorvegliate, ma non rappresentano un particolare pericolo per le popolazioni.
Si può quindi asserire che, le scorie radioattive nucleari, non si trovano presso i reattori nucleari ma sono confinate in luoghi specifici ben condizionati, controllati e lontani da contatto con la popolazione, mentre i depositi di rifiuti radioattivi trovano una adeguata collocazione in strutture condizionate, controllate e sorvegliate e non costituiscono un particolare rischio per la popolazione.
Si può inoltre affermare che i rischi maggiori per la salute delle persone derivano dalla quotidianità e dagli stili di vita, rischi di cui non si ha percezione, non la si divulga o la si disconosce solo per comodità o per motivi affaristici globali.
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Mario Peccatori (Chiusi, 1947) si è laureato in Scienze Biologiche all’Università di Siena. Ufficiale di prima nomina in Artiglieria dell’Esercito Italiano, ha svolto la sua attività presso il Laboratorio di Radiopatologia e Fisiopatologia delle Radiazioni del CAMEN di S.Piero a Grado a Pisa dove ha conseguito la Specializzazione Nucleare ad indirizzo Radiopatologico, Radiotossicologico e Radioprotezionistico. Ha svolto attività di studio e ricerca presso laboratori militari ed universitari, Cultore della Materia presso il Dipartimento di Fisiologia e Biochimica dell’Università di Pisa, ha collaborato con l’Università di Bologna ai Corsi di Radiotossicologia presso la Scuola di Specializzazione in Tossicologia per Medici e Farmacisti. Brigadier Generale del Corpo Tecnico dell’Esercito nella riserva. Cavaliere al Merito della Repubblica; dello Sport; e dell’Ordine Dinastico della Cavalleria Angelica di S. Michele Arcangelo e Padre Pio. Autore di varie pubblicazioni e appassionato di poesia, attualmente è presidente dell’Associazione Culturale-Politica “MADRETERRA NOSTRA”, e dell’ASD “UNIVERSITAS” di Pisa, Maestro di Ju Jitsu e titolare della Scuola Italiana di Arte Marziale.