di ANDREA APPETITO – Le tazzine con il bordo dorato che guardavo da bambino come qualcosa di sacro destinato a una festa.
Ci sono oggetti che rimangono per anni dentro teche di vetro in attesa di un evento straordinario che non arriva. “Il Fuoco verrà”, diceva Eraclito. Ma quando? “Un giorno dopo il proprio arrivo”, secondo Kafka.
Le piccole cose orlate di speranze sono il tesoro della gente semplice. Mia madre ha conservato per decenni, in una vetrinetta, tazzine da caffè orlate d’oro. Le ammiravo da bambino con occhi diversi da come le guardo oggi mentre navigo nel mare delle cose abbandonate da mia madre e penso che il Messia non arriverà mai e anche se è una bella storia non credo nella felicità, non credo cioè che si viva per essere felici. Si vive per qualcosa di più grande.
Le tazzine con il bordo dorato le guardavo da bambino come qualcosa di sacro destinato a una festa simile alla nascita di Gesù o alla resurrezione, un giorno felice di una pienezza assoluta e celeste, una festa di gloria senza precedenti. Immaginavo che ognuno di noi fosse destinato a un giorno del genere e qualcuno lo è ma non tutti. Non passiamo tutti per la stessa strada.
A distanza di decenni posso dire che questo evento non è mai arrivato e la vita di mia madre è trascorsa dimenticando le tazzine nella teca e gli orizzonti di gloria. Ma di feste ne abbiamo avute, soprattutto tenendoci per mano sull’orlo della vita. Vorrei evitare di accumulare oggetti visibili ma irraggiungibili, per questo il mio proposito ora è richiamare le tazzine nel tempo e lasciar cadere sul pavimento la polvere di eternità che si è accumulata. Prenderò una tazzina per la gratitudine, due per l’amore, tre per l’amicizia, quattro per la compagnia e cinque per la baldoria. Dev’esserci baldoria nella vita perché il Fuoco non arriva, semmai è già presente.

Andrea Appetitoè nato a Roma nel 1971 e insegna Filosofia e Storia in un liceo dei Castelli Romani. Scrittore con il romanzo “Tomàs” (2017), al quale segue “Vietato calpestare le rovine” (2019). Tra le sue opere “Cluster bomb” (2002), la partecipazione all’antologia di racconti su Roma “Allupa allupa” (2006), il testo teatrale “L’eredità” tradotto in portoghese e messo in scena a Rio de Janeiro (2006); ha realizzato con Christian Carmosino alcuni cortometraggi e il film-documentario “L’ora d’amore” (in concorso al III Festival Internazionale del Film di Roma, 2008), con Gianluca Solla ha scritto il breve saggio “Senza nome” (tradotto in spagnolo e pubblicato nell’edizione collettiva “Il impasse de lo politico, 2011); con Cosimo Calamini e Carmosino è autore della sceneggiatura “Emma e Maria” (finalista del Premio Solinas, 2014); è presente nell’antologia “Sorridi: siamo a Roma” (2016).